Salute 12 Ottobre 2021 15:15

«Assumere i 66mila precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid». La proposta Fiaso

Migliore (Fiaso): «Assumere chi ha svolto per 12 mesi in modo continuativo servizio nelle nostre aziende oppure estendere il periodo di validità del beneficio della legge Madia fino alla fine del 2023, per consentire a coloro che sono stati assunti tra marzo e giugno 2020 di maturare i 36 mesi necessari all’assunzione a tempo indeterminato»

di Isabella Faggiano

I precari della sanità reclutati durante l’emergenza Covid hanno il diritto di essere assunti a tempo indeterminato. E i vertici istituzionali hanno il dovere di creare le condizioni affinché questo avvenga. È questa, in sintesi, la posizione espressa dalla FIASO, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, in una proposta di emendamento all’articolo 20 del Dlgs 75/201 inviata agli esponenti di Governo e Parlamento. «Sono 66mila i dipendenti (tra medici e professionisti sanitari) assunti a tempo determinato nel Sistema Sanitario Nazionale durante la pandemia da Covid-19 – spiega il presidente della Federazione, Giovanni Migliore – . Un patrimonio umano irrinunciabile, precari che è necessario assumere a tempo indeterminato per evitare che la Sanità italiana si ritrovi ad affrontare una nuova emergenza dovuta alla carenza di personale».

Le ipotesi in campo

Affinché da una proposta teorica si possa passare immediatamente ad un’azione pratica la Fiaso ha avanzato due diverse soluzioni. «Si tratta di ipotesi sovrapponibili – sottolinea Migliore -. La prima prevede l’assunzione a tempo determinato di coloro che,  assunti durante l’emergenza Covid, hanno svolto per 12 mesi in modo continuativo servizio nelle nostre aziende sanitarie. La seconda, invece, allunga al 31 dicembre 2024 i requisiti per la stabilizzazione introdotti dalla c.d. Legge Madia: possono essere assunti coloro che sono stati reclutati a tempo determinato, a decorrere dalla data di deliberazione dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri, da aziende ed enti del servizio sanitario e abbiano maturato, al 31 dicembre 2024, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno trentasei mesi di servizio».

I numeri del precariato

Sulla base dei dati trasmessi a fine aprile 2021 dalle Regioni e Province autonome al Ministero della Salute, nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021 risultano essere stati reclutati 83.180 operatori. Il personale sanitario assunto a tempo determinato nel periodo di emergenza in condizione di precariato ammonta a 66.029 professionisti. Va sottolineato come i 21.414 medici reclutati in questo periodo costituiscano il 21% della forza esistente ad inizio pandemia. Inferiore, ma sempre significativa quella degli infermieri: il 12,5%. Il restante personale (29.776 unità) è costituito da operatori socio-sanitari ed altre professionalità necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state sul 12,5 % dei medici, il 27,4 % degli infermieri, il 23,7 % delle altre figure professionali.

Altri vantaggi della proposta FIASO

Il bisogno di stabilizzazione del personale precario evidenziato dalla FIASO è reso ancora più urgente dagli obbiettivi che il SSN dovrà raggiungere attraverso la realizzazione del PNRR. «Nei prossimi cinque anni – continua Migliore – le nostre aziende dovranno impegnarsi nello sviluppo di nuove competenze, investendo efficacemente i fondi del PNRR destinati alla formazione. Inoltre – aggiunge il presidente Fiaso – si avrebbe l’innegabile vantaggio di poter procedere velocemente al reclutamento di personale necessario al SSN, risparmiando il denaro che altrimenti sarebbe necessario investire per la selezione. Ancora, secondo le nostre stime, il personale che parteciperebbe a un’eventuale concorso pubblico sarebbe lo stesso che oggi è impiegato in modo precario».

Molti vantaggi, dunque, in un’unica soluzione. «Attraverso questo emendamento potremmo risolvere immediatamente il problema della carenze di organico del SSN, causato negli anni da imbuto formativo, difficoltà di turn-over e continui tagli alla sanità pubblica, offrendo una risposta concreta anche a coloro che, dopo aver contributo al superamento dell’emergenza – conclude – si aspettano di non essere tagliati fuori dal Servizio Sanitario Nazionale».

 

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