Salute 6 Aprile 2020 09:00

La gravidanza ai tempi del Coronavirus. Viora (Aogoi): «Nessuna donna rinunci al suo desiderio di maternità»

La presidente Aogoi: «Le donne in gravidanza non sembrano manifestare una sensibilità maggiore all’infezione rispetto al resto della popolazione. Il virus sembra non essere trasmesso al neonato, né durante la gestazione, né durante il parto. La neomamma potrà prendersi cura del proprio bambino e allattarlo al seno»

di Isabella Faggiano
La gravidanza ai tempi del Coronavirus. Viora (Aogoi): «Nessuna donna rinunci al suo desiderio di maternità»

«Nessuna donna rinunci al suo desiderio di maternità». Elsa Viora, presidente dell’Associazione degli ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), invita chiunque abbia il desiderio di diventare madre a realizzarlo, a non rinunciarvi nemmeno in questo particolare momento storico. «Fatta eccezione – specifica – per coloro che soffrono di particolari patologie (come ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari, ndr) che aumentano il rischio di complicanze in caso di infezione da Coronavirus».

Ma una persona in buona salute non ha nulla da temere: «Il rischio di una donna in gravidanza di contrarre il Coronavirus o di avere un peggioramento della malattia non è maggiore di quello a cui è esposto il resto della popolazione. Inoltre sottolinea Viora – il Covid-19 sembra non si trasmetta al feto».

In un’intervista a Sanità Informazione la dottoressa Elsa Viora chiarisce quali sono i reali rischi del Coronavirus in gravidanza, sia per la donna che per il suo bambino, offrendo consigli e suggerimenti a tutte coloro che vorrebbero un figlio, ma temono che questo non sia il momento ideale.

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Presidente, una donna incinta ha un potenziale di contagio più alto rispetto al resto della popolazione?

«No, le donne gravide, al contrario di quanto osservato per l’influenza H1N1 e per la SARS, non sembrano manifestare una sensibilità maggiore all’infezione rispetto al resto della popolazione, né a sviluppare particolari complicanze.  Lo dimostrano gli studi effettuati in Cina e le esperienze dirette maturate in Europa».

E in Italia, qual è la situazione?

«Anche i casi del nostro Paese ci hanno dimostrato che la gravidanza non crea ulteriori complicanze da Covid-19, come invece accade quando si contraggono altre tipologie di influenze.  Nonostante ciò, ancora non sappiamo quante donne affette da Coronavirus abbiano partorito durante questi giorni di emergenza. L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato uno studio prospettico nazionale e, probabilmente, ne conosceremo i risultati alla fine di questo momento critico. Va sottolineato, ovviamente, che questi dati ci indicheranno soltanto le gravide sintomatiche, poiché quelle asintomatiche, come accade per il resto della popolazione che non mostra sintomi riconducibili al Covid-19, non sono solitamente sottoposte a tampone».

Se una donna in gravidanza ha sintomi riconducibili al Coronavirus cosa deve fare?

«È sempre meglio rivolgersi subito al proprio ginecologo di fiducia che, conoscendo il tipo di gravidanza in corso (ad alto o basso rischio) potrà guidare la donna verso il percorso più idoneo a sé ed al proprio bambino».

Quindi la donna sarà indirizzata anche nella scelta del luogo del parto?

«Certo, sarà seguita passo dopo passo. Sarà senz’altro più indicato partorire in un ospedale che dispone di un reparto di terapia intensiva. Tuttavia, i percorsi e le procedure per una gravida affetta da Coronavirus sono diversi da regione a regione e variano anche a seconda delle specifiche condizioni epidemiologiche di un determinato luogo in un preciso momento».

La donna sarà guidata verso un parto naturale o verso un cesareo?

«Non c’è nessuna indicazione al parto cesareo. La scelta verrà effettuata in base alle condizioni della donna e del suo bambino, come in qualsiasi altra gravida non affetta da Coronavirus».

Il parto può causare un peggioramento della patologia?

«Non ci sono casi che abbiano mostrato un aggravamento della malattia dopo la nascita del bambino».

Il neonato può infettarsi durante il parto o il feto durante la gestazione?

«I dati che abbiamo a disposizione dimostrano che nessun bambino nato da madre con Coronavirus abbia contratto il virus».

Dopo il lieto evento mamma e figlio dovranno essere separati?

«Assolutamente no. La madre potrà prendersi cura del suo bambino utilizzando le apposite precauzioni come indossare una mascherina, lavarsi accuratamente le mani e disinfettare tutte le superfici di contatto. Ovviamente saranno da evitare le coccole fino alla totale guarigione».

Il piccolo dovrà rinunciare al latte materno?

«Anche in questo caso la risposta è no: la madre può allattare al seno, ovviamente se le condizioni cliniche della donna lo permettono. È documentato che il virus non può essere trasmesso attraverso il latte materno».

Presidente, se una gravida affetta da Coronavirus può dormire sonni tranquilli, allora tutte le donne in dolce attesa possono godersi in serenità questo momento speciale della loro vita, senza  farsi prendere dal panico?

«Certo. Tutte le donne in gravidanza non solo possono, ma devono stare tranquille per il proprio benessere e per quello del bambino che portano in grembo. In particolare, coloro che non hanno contratto il virus non devono mai rinunciare alla cura di sé. Non devono avere paura di andare in ospedale, seguendo tutte le indicazioni, per effettuare i controlli previsti durante la gestazione: il personale medico e sanitario garantisce il rispetto di tutte le precauzioni necessarie e previste dai protocolli affinché le possibilità di contrarre il virus siano ridotte ai minimi termini. Rinunciando ad un’ecografia, ad un prelievo ematico o, addirittura, al parto in ospedale, si potrebbe mettere a rischio la propria salute e quella del proprio figlio molto di più di quanto lo si farebbe uscendo di casa per sottoporsi a quelle visite ed esami che gli specialisti riterranno di volta in volta necessari, a seconda del periodo di gestazione, mentre sarà posticipato ciò che è possibile rimandare».

 

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