Salute 30 Gennaio 2023 20:51

Insonnia: scoperta una nuova molecola per limitare le “notti bianche”

Balestrieri (SINPF): «La stessa molecola è in grado anche di migliorare le performance diurne che, nei soggetti che soffrono di insonnia, possono essere peggiorare sia dal poco sonno notturno, che dall’assunzione di psicofarmaci ad effetto rilassante»

Insonnia: scoperta una nuova molecola per limitare le “notti bianche”

Chi soffre d’insonnia potrà dire addio non solo alle lunghe “notti bianche”, ma anche alla sonnolenza diurna. Grazie ad un nuovo farmaco, la cui efficacia è stata confermata da due studi pubblicati di recente su Lancet e su Sleep Journal, sarà possibile governare l’orexina, uno dei principali neurotrasmettitori in grado di agire sul sonno. «L’orexina è una sostanza prodotta fisiologicamente dall’organismo umano ed ha una funzione attivante – spiega Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente della SINPF, la Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia -. Questa nuova molecola, daridorexant, inibisce la sua azione eccitante».

Daridorexant VS vecchi farmaci: stesso effetto, meccanismo contrario

Ed è proprio il suo meccanismo, contrario a quello degli altri farmaci, normalmente utilizzati per trattare l’insonnia a fare la differenza. La stessa molecola, infatti, è in grado pure di migliorare le performance diurne che, nei soggetti che soffrono di insonnia, possono essere peggiorare sia dal poco sonno notturno, che dall’assunzione di psicofarmaci ad effetto rilassante.  «Assunto di sera esaurisce il suo effetto nel corso della notte, senza lasciare strascichi durante le ore diurne», continua Balestrieri.

Che cos’è la daridorexant

La daridorexant appartiene alla classe dei DORA (Dual Orexin Receptor Antagonists) e la sua azione può essere paragonata a quella di un direttore d’orchestra, capace tenere il ritmo sonno-veglia ai livelli ottimali. Daridorexant agisce con un bersaglio diverso da quello dei farmaci tradizionali. Le benzodiazepine e i farmaci Z, ad esempio, impattano sul sistema del GABA. Altri, “sedano” il paziente attraverso il sistema dell’istamina o agiscono sulla melatonina. Daridorexant regola l’intero ciclo sonno-veglia, normalmente alterato in chi soffre di disturbi del sonno, aumentando anche la performance delle funzioni diurne, spesso offuscate dagli effetti dell’insonnia.

Aumenta l’efficacia, diminuiscono gli affetti avversi

Un ulteriore punto a favore della daridorexant è la riduzione degli effetti avversi. «Finora non sono stati osservati particolari effetti avversi – dice il co-presidente della SINPF -. Tuttavia, si tratta di un farmaco nuovo ed eventuali reazioni andranno osservate e monitorate nel tempo. Un grande pregio di questa molecola è che, a differenza di molti altri farmaci contro l’insonnia, non crea dipendenza e può, di conseguenza, essere sospeso con estrema facilità».

I  numeri dell’insonnia

Questa nuova molecola potrebbe migliorare la vita di non poche persone: l’insonnia e i disturbi del sonno affliggono il 20% della popolazione italiana ed oltre un terzo di quella mondiale. Spesso si presenta in forma cronica: nell’80% dei casi con sintomi persistenti dopo 1 anno dalla diagnosi e in 6 casi su 10 a distanza di 5. «Si definisce insonne chi non ha un sonno di buona qualità e non riesce a dormire un numero soddisfacente di ore per almeno 3 mesi – spiega Balestrieri -. C’è chi si risveglia di frequente e non riesce a riaddormentarsi, chi prende sonno tardi e chi apre gli occhi troppo presto al mattino».

Insonnia: farmaci si o no?

Le notti bianche possono essere ulteriormente aggravate dalla copresenza di possibili disturbi psichiatrici o psico-emotivi, in prevalenza depressione e ansia. «Che sia una conseguenza di un’altra patologia o un disturbo a se stante, l’insonnia può essere trattata farmacologicamente – aggiunge il co-presidente della SINPF-. L’ideale sarebbe assumere i farmaci per un tempo circoscritto. Ristabilita la regolarità del sonno, il trattamento andrebbe sospeso». L’utilizzo della daridorexant potrebbe non limitarsi all’insonnia. Sono in corso nuovi studi condotti su animali da esperimento. «Anche se ancora in fase embrionale, lasciano ipotizzare – conclude Balestrieri- che questa molecola potrà, in futuro, essere utilizzata anche per regolare l’appetito».

 

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