L’Iss ha pubblicato il resoconto in vista della Giornata mondiale di lotta contro l’Aids: “Tra coloro che chiamano lo stigma correlato all’Hiv è ancora forte e molto temuto nelle relazioni interpersonali”
Nel 2024 “sono state quasi 7mila le telefonate arrivate al Telefono verde Aids e infezioni sessualmente trasmesse (Ist) (800.861.061) dell’Istituto superiore di sanità, in prevalenza da giovani tra 20 e 39 anni”. L’Iss ha pubblicato il resoconto oggi, in vista della Giornata mondiale di lotta contro l’Aids, che sarà celebrata il primo dicembre. “Tra coloro che chiamano – sottolinea al’Iss – lo stigma correlato all’Hiv è ancora forte e molto temuto nelle relazioni interpersonali”. Il Telefono verde, anonimo e gratuito, è attivo dal lunedì al venerdì ed effettuerà un’apertura straordinaria proprio domenica primo dicembre dalle 13 alle 18. Sempre domenica la facciata dell’edificio dell’Iss si illuminerà di rosso, a testimonianza dell’impegno dell’istituto per la sensibilizzazione su questo tema.
Quest’anno, oltre al resoconto annuale sulle chiamate, gli esperti del Telefono verde hanno svolto la ‘Survey accesso ai test’ per le Ist e l’Hiv, con l’obiettivo di rilevare i fattori facilitanti e gli eventuali fattori ostacolanti l’accesso alle strutture impegnate nella diagnosi dell’Hiv e delle altre infezioni sessualmente trasmesse. “Dall’1 gennaio al 25 novembre 2024 sono pervenute al Telefono verde Aids e Ist 6.747 telefonate, effettuate per il 85,05% da uomini. Hanno telefonato nella quasi totalità italiani. L’età delle persone utenti si colloca prioritariamente nella fascia compresa tra i 20 e i 39 anni (62,22%). Le aree geografiche di provenienza delle telefonate sono nell’ordine: Nord (47,6%), Centro (28,8%), Sud (16,9%) e Isole (6,5%) – riporta l’Iss -. Nel 57,9% delle telefonate le persone utenti hanno riportato di aver avuto rapporti eterosessuali, mentre nel 26,6% non emerge alcun fattore di rischio per Hiv e per le altre Ist. Nelle telefonate pervenute da gennaio a novembre 2024 è stato rilevato che il test Hiv è stato effettuato almeno una volta nel 26,7% dei casi e più volte nel 32,4%. In un terzo degli interventi di counselling il tema centrale rimangono le modalità di accesso ai centri diagnostico-clinici per l’esecuzione del test Hiv”.
La ‘Survey accesso ai test’ è stata somministrata a 240 persone, utenti afferenti per la prima volta al servizio, con un breve questionario anonimo, nell’88,8% dei casi di sesso maschile. “L’età mediana è di 34 anni – rileva la survey -. Una percentuale di rispondenti pari all’82,2% ha eseguito almeno una volta il test dell’Hiv, in centri pubblici per il 51,5% dei casi e in strutture private per il 37,9%, mentre rimane residuale la proporzione di coloro i quali hanno avuto accesso al test acquistandolo in farmacia, accedendo ad un Checkpoint community-based o in occasioni di iniziative di promozione in piazza”. Alla domanda se una diagnosi di Hiv determini difficoltà nelle relazioni sociali e affettive, “una netta maggioranza di utenti ha risposto in senso affermativo (86%) – rileva l’Iss – evidenziando come lo stigma Hiv correlato sia ancora forte e molto temuto nelle relazioni interpersonali. Vi è, inoltre, la diffusa convinzione da parte degli intervistati che le persone che vivono con l’Hiv siano discriminate dalla società in misura nettamente maggiore (66,5%) rispetto a chi abbia contratto altre infezioni sessualmente trasmesse (1,6%). Anche la possibilità di parlare, sia in ambito familiare, sia in ambito amicale, di un’eventuale infezione da Hiv rappresenta fonte di sensibile disagio (69,0%)”.
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