Salute 6 Marzo 2025 09:52

Fibromialgia, il dolore cronico e invisibile che ‘ruba’ la vita delle donne

Coluzzi (Anestesiologia e Terapia del Dolore): "Non è chiaro se la prevalenza nelle donne sia dovuta a una sottodiagnosi negli uomini, poiché per anni è stata considerata una patologia esclusivamente femminile"
Fibromialgia, il dolore cronico e invisibile che ‘ruba’ la vita delle donne

Ogni dieci persone affette da fibromialgia nove sono donne ed ognuna di loro deve confrontarsi, quotidianamente, con un dolore complesso e diffuso, spesso descritto come un dolore sordo persistente, associato a rigidità muscolare. A differenza del dolore acuto, che ha una funzione protettiva e tende a risolversi, il dolore cronico della fibromialgia è continuo, senza una causa evidente, e spesso peggiora con il freddo, lo stress e la mancanza di riposo. Può manifestarsi in tutto il corpo, oppure concentrarsi su specifiche aree sensibili, chiamate “tender points”, che rispondono in modo esagerato alla digitopressione. “Il dolore cronico che caratterizza la fibromialgia compromette ogni aspetto della vita quotidiana – spiega Flaminia Coluzzi, Professore Associato di Anestesiologia e Terapia del Dolore presso l’Università Sapienza di Roma, relatore a Vienna al settimo congresso “Controversies in Fibromyalgia”  –. Non è chiaro se la prevalenza nelle donne sia dovuta a una sottodiagnosi negli uomini, poiché per anni è stata considerata una patologia esclusivamente femminile. Ciò che è certo è che chi ne soffre vive con una costante e invalidante percezione del dolore”.

Una sindrome dolorosa e diffusa

La fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica che colpisce oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo e 1,5 milioni in Italia. Il dolore persistente e debilitante che provoca impatta profondamente sulla qualità della vita, interferendo con l’attività lavorativa e le relazioni sociali. Negli ultimi anni, sono stati compiuti grandi progressi nel riconoscimento, nella diagnosi e nel trattamento della fibromialgia. Tuttavia, la diagnosi rimane complessa. “Purtroppo, non esistono test diagnostici ematici o radiologici che confermino la patologia. Questo è spesso frustrante per i pazienti, perché l’assenza di dati oggettivi porta all’erronea identificazione della fibromialgia come un disturbo puramente psicologico. È invece noto che si manifesta con sintomi fisici, spesso invalidanti, accompagnati da depressione, disturbi del sonno, affaticamento e difficoltà cognitive” sottolinea Coluzzi.

La neuroinfiammazione

Durante il congresso viennese si è parlato di un tema emergente: la neuroinfiammazione. “Il nostro sistema nervoso è costituito solo per il 20% da cellule nervose, il restante è composto da cellule di supporto che, in realtà, giocano un ruolo fondamentale. Esiste un sistema immunitario intrinseco al sistema nervoso centrale che, se iperattivato, rilascia mediatori pro-infiammatori che mantengono il processo di neuroinfiammazione, responsabile di molte condizioni patologiche croniche, incluse le sindromi dolorose” spiega l’esperta.

Una patologia dalle cause sconosciute

Ma la fibromialgia è sostenuta dalla neuroinfiammazione? “Si tratta di un’ipotesi di grande interesse sulla quale si sta studiando. La causa della sindrome fibromialgica è ancora sconosciuta, ma la neuroinfiammazione potrebbe rappresentare un meccanismo fisiopatologico comune, capace di spiegare sia il dolore cronico diffuso che le alterazioni dell’umore. Il dolore costante e diffuso, spesso associato a cefalea, disturbi gastrointestinali e stanchezza, è una delle caratteristiche più invalidanti della patologia –  chiarisce Coluzzi – Negli ultimi anni, studi radiologici hanno evidenziato una eccessiva attivazione della microglia nel cervello dei pazienti fibromialgici. Questi dati derivano da ricerche che utilizzano la tomografia a emissione di protoni (PET). Tuttavia, non è pensabile un suo utilizzo clinico a scopo diagnostico”.

I trattamenti

Dal punto di vista terapeutico, esistono strategie per modulare il processo neuroinfiammatorio e controllare il dolore cronico. “In Italia, abbiamo grande esperienza con l’uso della palmitoiletanolamide (PEA) ultra-micronizzata, che permette l’ingresso nel sistema nervoso centrale. Questa molecola è supportata da studi preclinici e clinici su diverse forme di dolore cronico. In particolare, è stata studiata in combinazione con farmaci standard, dimostrando un vantaggio clinico sia nella riduzione del dolore che nel miglioramento degli score clinici utilizzati per la fibromialgia. Naturalmente, l’esercizio fisico e il supporto psicologico restano elementi fondamentali nella gestione di questa complessa sindrome” conclude Coluzzi.

 

 

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