“È una ferita profonda per la nostra società e un monito per tutti noi. Il senso di impotenza e dolore è straziante. È come se la società fosse paralizzata: se ne parla tanto, ma i femminicidi continuano. Questo dimostra che parlarne non basta più. Serve un impegno concreto, quotidiano, multidisciplinare”. Con queste parole Rossella Gaudino, presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), si unisce al dolore per la morte di Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa ad Afragola, nel Napoletano e lancia un invito all’azione. Gli adolescenti si rivolgono ai medici per problemi di salute, ma raramente denunciano situazioni di violenza o abuso. È qui che – secondo SIMA – i sanitari possono fare la differenza. “Il nostro ruolo è decisivo. Dobbiamo fare di più, ogni giorno. Intercettare un disagio può salvare una vita”. afferma Gaudino.
Per questo, la pediatra propone sei azioni concrete da attuare subito nei contesti di cura. Innanzitutto, dice, “parlare apertamente di sicurezza e relazioni personali. Durante le visite, è importante fare domande mirate, dirette ma delicate, come ad esempio ‘Ti senti ascoltato/a e rispettato/a da chi ti sta vicino’, ancora ‘Hai mai paura di qualcuno con cui hai una relazione?’. Queste domande – aggiunge Gaudino – possono aprire spazi di dialogo e rivelare situazioni nascoste”. Il secondo suggerimento è imparare a riconoscere i segnali di allarme: “Ansia, depressione, autolesionismo, infortuni inspiegabili o isolamento possono indicare che qualcosa non va. È nostro compito cogliere quei segnali che, se ignorati, possono avere esiti drammatici”, sottolinea Gaudino. Ancora, creare un ambiente di fiducia e riservatezza per “garantire all’adolescente che quanto riferito sarà trattato con rispetto e discrezione – salvo situazioni di pericolo imminente – è essenziale per costruire un rapporto di fiducia”, aggiunge la specialista. Poi, lavorare in rete con psicologi e servizi sociali: “Non possiamo e non dobbiamo agire da soli – ammonisce la presidente SIMA -. Serve tempo, serve rete. Collaborare con i servizi territoriali consente di costruire un percorso di protezione e supporto per le vittime”.
Ugualmente importante “promuovere l’educazione al rispetto: la prevenzione passa anche dalle scuole e dai gruppi giovanili. Dobbiamo portare educazione emotiva e affettiva dove i ragazzi vivono e si formano, con messaggi chiari contro la violenza”, dice Gaudino. Infine, la Presidente della Sima incita la promozione della formazione continua per i medici, sottolineando quanto sia “indispensabile aggiornarsi costantemente sulle dinamiche adolescenziali. Solo ascoltandoli davvero possiamo comprendere il loro mondo e offrire risposte efficaci. Il nostro compito non si ferma alla diagnosi o alla prescrizione – conclude Gaudino –. Ogni parola, ogni domanda giusta, può proteggere un sogno, salvare una vita. Il cambiamento parte da noi, oggi. Non possiamo permettere che altre ragazze vedano spezzata la propria vita nella solitudine e nel silenzio”.
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