Salute 4 Giugno 2019 11:48

Emorroidi, con la tecnica laser “Help” disagi ridotti al minimo. Ma Ssn ancora non la riconosce

La metodica è stata portata in Italia dal professor Marco Floriani: «Così riduciamo il flusso di sangue alle emorroidi in modo che queste nei mesi successivi si riducano di volume ed abbiamo meno propensione a fuoriuscire e a sanguinare»

di Federica Bosco

Porre fine alle fastidiose emorroidi non è più un problema grazie al laser e alla tecnica che si chiama Help – aiuto – ma anche acronimo di Hemmorrhoidal Laser Procedure. Un intervento studiato in Germania e portato in Italia una decina di anni fa dal professor Marco Floriani, ma ai più ancora sconosciuto. «La tecnica è stata messa a punto da una ditta leader nel settore dei laser, seguendo una metodologia diversa, completamente diversa che ha come principio quello di ridurre il flusso di sangue alle emorroidi in modo che queste nei mesi successivi si riducano di volume ed abbiamo meno propensione a fuoriuscire e a sanguinare. L’intervento viene eseguito per via endoscopica, utilizzando un endoscopio disposeble, un doppler miniaturizzato, ovvero un rilevatore di flusso arterioso e un laser miniaturizzato. Si introduce prima la sonda doppler con la quale si rileva una prima arteriosa emorroidaria, quindi con un segnale di flusso ben chiaro e presente, a questo punto si estrae il doppler e si inserisce al suo posto un dispositivo laser che va in corrispondenza della arteriola e vengono emessi cinque impulsi e questo determina la chiusura dell’arteriolina.  Questo viene eseguito a 360 gradi in tutto il retto, identificando e chiudendo di solito una dozzina di arterioline. Dopodiché inizia la fase progressiva di riduzione delle emorroidi che al termine si rimpiccioliscono e ritornano nelle dimensioni normali».

Quali sono i vantaggi di questo tipo di intervento?

«Quello di essere ambulatoriale, indolore sia durante l’intervento che dopo: il paziente esce sulle sue gambe mezz’ora dopo l’intervento e può adempiere a tutte le normali attività lavorative e sociali».

Una tecnica dunque mininvasiva ed efficace, ma praticata solo da una decina di chirurghi vascolari in Italia e non riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale

«Questo tipo di intervento per ora, tranne rare eccezioni, almeno in Italia, viene eseguito in ambiente privato e quindi ha un costo che deve rispettare le spese e dare un minimo di guadagno. Per quantificare, possiamo parlare di un ordine di idee di quattromila, quattromila cinquecento euro».

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

XVIII Giornata europea dei diritti del malato. Contro la desertificazione sanitaria serve un’alleanza tra professionisti, cittadini e istituzioni

La carenza di servizi sul territorio, la penuria di alcune specifiche figure professionali , la distanza dai luoghi di salute in particolare nelle aree interne del Paese, periferiche e ultraperiferich...
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...