Salute 21 Maggio 2025 14:42

Diabete di tipo 2, ogni ora in più o in meno di sonno ne aumenta il rischio fino al 50% 

Studi scientifici dimostrano che esiste una stretta correlazione tra la durata del sonno e l'incidenza del diabete di tipo 2: un terzo dei pazienti ha anche una qualche alterazione del sonno, rispetto all’8,2% delle persone senza la malattia
Diabete di tipo 2, ogni ora in più o in meno di sonno ne aumenta il rischio fino al 50% 

Se dormiamo poco e male durante la notte, il giorno dopo faremo più fatica a tenere il passo con i ritmi della routine, tra vita professionale e familiare. Ma se il riposo notturno è compromesso ripetutamente, se non addirittura tutte le notti, è la nostra salute fisica e mentale a risentirne. Le conseguenze sono ancora peggiori per coloro che soffrono di diabete di tipo 2. Studi scientifici dimostrano, infatti, che esiste una stretta correlazione tra la durata del sonno e l’incidenza del diabete di tipo 2. Partendo dal presupposto che sette ore di sonno durante la notte è la cifra a cui tutti dovremmo aspirare, un sonno breve (ovvero meno di sei ore) o troppo lungo (più di nove ore) determina un aumento fino al 50% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2, compresa la progressione dal prediabete (lo studio). In particolare, ogni aumento o diminuzione di un’ora di sonno si associa ad un eccesso di rischio di diabete di tipo 2 del 9-14%.

Disturbi del sonno diffusi tra chi soffre di diabete

Diversi studi hanno calcolato che fino ad un terzo delle persone con diabete abbia una qualche alterazione del sonno, rispetto all’8,2% delle persone senza la malattia. Alterazioni che possono riguardare la durata o la qualità del sonno e che generano sonnolenza diurna, problemi di memoria e cognitivi. I disturbi del sonno possono essere anche precedenti alla diagnosi: si è visto infatti che la frammentazione del sonno è correlata a insulino-resistenza nelle persone affette da obesità senza diabete. “Il sonno è regolato da una cascata di eventi molto complessa – spiega il Prof. Gian Paolo Fadini, Consigliere Nazionale SID, nel corso di ‘Panorama Diabete’, il congresso nazionale della SID  – insonnia, scarsa durata del sonno, risvegli frequenti, sonno frammentato, e risvegli precoci determinano una ridotta sensibilità all’insulina e innescano un circolo vizioso. Si tratta di effetti concreti sul metabolismo, come riduzione della tolleranza al glucosio, aumento dell’insulino resistenza e disfunzione delle cellule beta. La carenza di sonno, se cronica, si associa anche ad un peggiore comportamento alimentare, con assunzione di cibi più ricchi di grassi e zuccheri. Le persone con obesità e diabete presentano spesso apnee ostruttive che provocano risvegli notturni e sonnolenza diurna. Inoltre, le persone con diabete e neuropatia periferica lamentano spesso intorpidimento, formicolii e dolore agli arti inferiori. La sindrome delle gambe senza riposo, infatti, interessa una persona con diabete su cinque”.

Anche il ‘cronotipo’ collegato al diabete di tipo 2

Il sonno è un elemento dei ritmi circadiani ed è regolato anche da vari neurotrasmettitori: insonnia e diabete potrebbero avere una matrice comune nel GABA (acido gamma amino butirrico) che è prodotto anche a livello del pancreas. Anche l’oressina, un neurotrasmettitore coinvolto sia nel ritmo sonno-veglia, sia nel metabolismo del glucosio potrebbe essere coinvolto perché  suoi livelli diminuiscono in presenza di apnee ostruttive, obesità e depressione. La breve durata del sonno e la privazione del sonno sono anche associati a livelli elevati di cortisolo e citochine pro-infiammatorie, cambiamenti nelle adipochine secrete dal tessuto adiposo, aumento della lipolisi e aumento della fame e dell’appetito, in gran parte determinati da diminuzione dei livelli di leptina e aumento di quelli di grelina. Anche il ‘cronotipo’ è stato collegato al diabete di tipo 2: coloro che hanno una preferenza ‘serale’ cioè, andare a letto tardi e alzarsi tardi, avevano una probabilità aumentata di 2,5 volte di avere diabete di tipo 2 rispetto ai cronotipi mattutini (cioè coloro che prediligono andare a letto presto ed alzarsi presto). “In un’ottica di presa in carico multidisciplinare, anche il sonno è un elemento che dovrebbe essere indagato di routine – sottolinea la Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente SID  – tra diabete e sonno, infatti, si instaura una ‘relazione tossica’ che non solo determina l’aumento dei livelli di glucosio e insulina a digiuno ma anche dell’emoglobina glicata, ad indicare e un peggiore controllo metabolico. L’ultima Consensus ADA/EASD ha posto il sonno come una delle componenti centrali nella gestione del diabete di tipo 2, dandogli pari dignità a fattori di stile di vita come dieta e l’esercizio fisico”.

 

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