Se dal 2011 sono aumentati i medici specializzati in emergenza-urgenza che lavorano in ogni singola unità di assistenza (da 3,8 a 6,9 medici, quasi un raddoppio), nell’arco di 12 anni sono invece diminuiti i di 115 unità i pronto soccorso, passando da 808 del 2011 a 693 del 2023, con un calo di circa il 14%. Contemporaneamente sono calati anche gli accessi in pronto soccorso, con un tasso per mille abitanti che è passato da 363 a 311. Questi sono alcuni dei dati emersi dallo studio presentato al Graduation Day Altems Facoltà di Economia Cattolica Roma, la cerimonia di consegna dei diplomi per i Master dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari (Altems).
Secondo l’analisi basata su dati della Ragioneria Generale di Stato e dell’Annuario Statistico del Servizio sanitario nazionale, i medici Emergenza Urgenza sono passati da 3.033 nel 2011 a 5.217 nel 2018, per poi scendere e arrivare a 4.748 nel 2023 con un “evidente impatto del Covid-19 tra il 2020 e il 2022″. Quanto alla loro percentuale di medici di Emergenza-Urgenza rispetto al totale dei medici della sanità pubblica, nel 2023 varia tra lo 1% dell’Umbria al 7% di Abruzzo, Calabria e Toscana. Calano nello stesso arco di tempo gli accessi in Pronto soccorso, il tasso per mille abitanti è passato da 363 nel 2011 a 311 nel 2023. Mentre il numero di accessi (per 1.000 abitanti) al pronto soccorso per medico di Emergenza-Urgenza è passato da una media di 18 del 2011 ad una media nazionale di 7 nel 2023. E ancora, la percentuale dei pazienti ricoverati dopo un accesso al pronto soccorso è passata da 15% a 13%.
Lo studio, commentano i ricercatori, “restituisce uno scenario che sembra contro-intuitivo rispetto ad una situazione di lunghe attese e pronto soccorso affollati. I dati parlano di infrastrutture ‘razionalizzate’ più che depauperate e di personale medico specializzato crescente a fronte di una riduzione degli accessi dei pazienti nei Pronto soccorso per 1.000 abitanti”. In sintesi, “la disponibilità di più medici per meno ingressi in pronto soccorso”. Infine, i ricercatori hanno sottolineato che le politiche regionali restano frammentate e riflettono percorsi storici molto diversi, rendendo evidente la necessità di un coordinamento nazionale per garantire equità territoriale e sostenibilità del sistema d’emergenza.
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