Salute 9 Aprile 2024 11:09

Covid, con la giusta combinazione di antibiotici vaccinati e non guariscono allo stesso modo. Lo studio

In uno studio retrospettivo i ricercatori hanno analizzato e seguito pazienti vaccinati e non vaccinati per Covid-19, osservando che un utilizzo precoce della combinazione di due antibiotici  (amoxicillina e rifaximina) per la durata della malattia, non solo non determina differenza tra i due gruppi in termini di guarigione e mantenimento a livelli alti della saturazione del sangue, ma diminuisce anche l’incidenza del Long Covid

Covid, con la giusta combinazione di antibiotici vaccinati e non guariscono allo stesso modo. Lo studio

Se la diagnosi di Covid-19 è tempestiva e, soprattutto, corretta, la giusta combinazione di antibiotici assicurerebbe una medesima guarigione sia ai pazienti vaccinati che non. È questa la conclusione di uno studio del gruppo di ricerca coordinato dalla prof. Marina Piscopo, docente di biologa molecolare del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, pubblicato su Journal of Medical Virology. In questo studio retrospettivo i ricercatori hanno analizzato e seguito pazienti vaccinati e non vaccinati per Covid-19, osservando che un utilizzo precoce della combinazione di due antibiotici  (amoxicillina e rifaximina) per la durata della malattia, non solo non determina differenza tra i due gruppi in termini di guarigione e mantenimento a livelli alti della saturazione del sangue, ma diminuisce anche l’incidenza del Long Covid.

Tra passato, presente e futuro

La ricerca è stata inaugurata tre anni fa grazie all’iniziativa di due società italiane: il Craniomed group del dottore Carlo Brogna, che ha dato l’avvio a tutto il lavoro finora condotto, e l’ISB Ion Source del dottore Cristoni Simone, consorziate con la professoressa Marina Piscopo, docente di biologia molecolare del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, con il Dottore Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno, coordinatore del progetto EcoFoodFertility e con diversi ricercatori internazionali. Infatti, sull’intuizione poi confermata da prove sperimentali, tra cui quelle al microscopio elettronico e a fluorescenza, grazie all’utilizzo della proteomica, pubblicate negli ultimi anni, che accertano la capacità del virus Sars -CoV-2 come infettante e replicante in alcuni batteri intestinali, sono iniziati diversi studi. Quest’ultimo, in sostanza, evidenzia l’applicazione clinica e rappresenta l’ennesimo punto a favore dei ricercatori campani.

Il ruolo dei batteri: ecco perché studiarli

“Il blocco e l’azione preventiva con questa strategia terapeutica è un elemento fondamentale per l’avvio e anche il controllo della malattia dove i batteri, prima interfaccia con il mondo esterno, giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione del virus, nella sua diffusione con implicazioni immediate in termini di possibilità di trattamento”, commentano i coautori dello studio Marina Piscopo e Luigi Montano. Come già sottolineato e dimostrato negli ultimi tre anni dal dottor Brogna, per i ricercatori del team “è giunto il momento di cambiare il modo di cui ci si approccia e si fa ricerca: prima di tutto sono necessari i controlli sui batteri”, sottolineano gli autori dello studio. “La vaccinazione del dottore Sabin (autorizzato in Italia nel 1963 e reso obbligatorio nel 1966), come esempio per risolvere la poliomielite rappresenta il giusto effetto di un’analisi dell’interazione del virus con i batteri del microbiota intestinale – spiega Brogna -. Dato consolidato da un recente studio degli stessi autori sulla replicazione anche del Poliovirus nei batteri pubblicato su Journal mass Spectrometry. La vaccinazione con virus attenuato orale è la soluzione più corretta dal punto di vista del microbiota anche i batteri devono acquisire la resistenza contro il patogeno virale”.

Gli effetti sul Long Covid

Il microbiota intestinale rappresenta il punto di svolta e le tossine indotte dal virus, come già più volte spiegato dagli autori, sono la chiave per capire e risolvere i casi di Long Covid. In seguito agli studi di microscopia elettronica del Sars-Cov2 nei batteri – e con questo ulteriore studio osservazionale – viene evidenziato un importante aspetto, forse trascurato, da considerare nella ricerca scientifica: il controllo dell’infezione dei virus a RNA, tra cui il Sars-Cov2 nei batteri del microbiota intestinale. Gli autori dimostrano che l’ospite intermedio di questi virus sono in realtà i batteri intestinali e che una vaccinazione ideale non può in alcun modo basarsi su vaccini iniettivi, ma deve tenere conto di questo nuovo aspetto. In altre parole, gli studiosi avvertono e rendono noto al mondo scientifico e non, che “non è tanto la presenza di anticorpi a rendere protetti quanto la resistenza acquisita dai batteri nel microbiota intestinale”.

 

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