Il consumo di cannabis potrebbe raddoppiare il rischio di morte per malattie cardiovascolari e aumentare significativamente quello di infarto e ictus. Lo afferma un’analisi globale pubblicata sulla rivista Heart, condotta dal team dell’Università di Tolosa-Inserm, che ha passato in rassegna 24 studi osservazionali real-world, coinvolgendo circa 200 milioni di persone tra i 19 e i 59 anni. “I risultati delineati da questa meta-analisi dovrebbero migliorare la consapevolezza generale del potenziale della cannabis di causare danni cardiovascolari”, osservano i ricercatori
Nell’ultimo decennio l’uso di cannabis e cannabinoidi è aumentato vertiginosamente, sospinto dalla legalizzazione in diversi Paesi e dall’espansione del consumo a fini medici. Tuttavia, il quadro dei rischi cardiovascolari associati è rimasto finora poco definito. “Si tratta di un divario importante – sottolineano gli autori dello studio – alla luce dei grandi cambiamenti nei consumi”. Per colmare questo vuoto, il team ha selezionato studi pubblicati tra il 2016 e il 2023, includendo nella revisione meta-analitica dati su mortalità cardiovascolare, sindrome coronarica acuta (infarto e angina instabile) e ictus.
I risultati ottenuti sono piuttosto allarmanti: chi consuma cannabis ha un rischio aumentato del 29% di sviluppare sindrome coronarica acuta, del 20% di avere un ictus e corre il doppio del rischio di morire per malattie cardiovascolari. Tuttavia, sono gli autori a riconoscere alcuni limiti dello studio, tra cui l’imprecisione nell’esposizione alla cannabis e, in alcuni casi, l’assenza di dati completi. La maggior parte degli studi era osservazionale e in alcuni casi si basava sugli stessi dataset. Nonostante ciò, definiscono la revisione “esaustiva” e sottolineano il valore dell’analisi aggregata di dati reali.
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