Salute 15 Aprile 2024 15:22

Asma grave, con la terapia biologica è possibile tenerla sotto controllo

Matucci (immunologo): “Siamo di fronte ad una patologia a volte molto invalidante, spesso aggravata da altre comorbidità come la rinosinusite cronica con poliposi nasale, binomio questo che ancora oggi vede, purtroppo, l’uso frequente dei corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, che non consentono di raggiungere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti, a differenza di quanto dimostrato con una terapia biologica come mepolizumab”

Asma grave, con la terapia biologica è possibile tenerla sotto controllo

In Italia, ne soffrono circa 300mila persone e i suoi sintomi possono essere vari e invalidanti: si va dalle difficoltà respiratorie, alla tosse continua, fino alla sensazione di costrizione o oppressione toracica e al respiro sibilante. È l’asma grave, la forma più acuta di asma che, considerando tutte le sue forme, colpisce circa 3 milioni di italiani. La gestione dell’asma grave può essere complessa sia perché i pazienti tendono a sottovalutare la loro condizione, andando da uno specialista solo all’aggravarsi dei sintomi, sia perché nelle fasi più avanzate può compromettere la qualità della vita. Anche individuare la terapia giusta non è sempre semplice: sottoporsi a cicli di corticosteroidi può offrire un beneficio rapido, ma non permette di controllare i sintomi a lungo termine. Ma ora, grazie ad un nuovo studio, condotto da gruppo di immunologi e otorini dell’Ospedale Careggi di Firenze e pubblicato sulla rivista Allergy, si aprono nuove speranze e prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da asma grave.

I benefici della terapia biologica

I ricercatori dell’ospedale fiorentino, infatti, sostengono che la patologia possa essere controllata attraverso la somministrazione di una terapia biologica a base di mepolizumab, un anticorpo monoclonale, evitando così l’uso frequente di cortisone per via orale, anche a elevati dosaggi. “Siamo di fronte ad una patologia a volte molto invalidante – spiega Andrea Matucci, primario di immunoallergologia al Careggi -, spesso aggravata da altre comorbidità come la rinosinusite cronica con poliposi nasale, binomio questo che ancora oggi vede, purtroppo, l’uso frequente dei corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, che non consentono di raggiungere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti, a differenza di quanto dimostrato con una terapia biologica come mepolizumab”. E Matucci concorda sul fatto che, come emerge dallo studio, “mepolizumab bloccando la funzione dell’Interleuchina-5 (molecola responsabile della crescita e della differenziazione degli eosinofili), è  in grado non soltanto di migliorare lo stato del paziente, ma anche di riequilibrare il rapporto tra eosinofili infiammatori e residenti, riportandolo alla condizione osservata su soggetti sani”.

I risultati dello studio fiorentino

Lo studio, dunque, fornisce nuove evidenze in un ambito di ricerca che aveva permesso già nel 2022 di pubblicare un articolo estremamente innovativo che dimostrava la presenza nell’asma di due tipi di globuli bianchi, gli ‘eosinofili’, uno dei quali con particolari caratteristiche infiammatorie e che può essere in quantità più elevata nel sangue quando c’è un’infiammazione in corso. Nel recente articolo su Allergy, gli autori hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica totale di 74 pazienti di cui circa l’85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale, dimostrando che la quantità  di eosinofili infiammatori (iEos) è collegata con la gravità della malattia. E dimostrando anche come mepolizumab sia in grado non solo di contrastare questi eosinofili infiammatori, ma anche di ristabilire un equilibrio con gli eosinofili non infiammatori (rEos) simile a quello delle persone sane.

 

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