Salute 2 Marzo 2023 10:23

Alzheimer: con il test dei soldi possibile riconoscere i primi sintomi

L’esercizio permette di identificare non solo l’Alzheimer ma tutte le malattie degenerative. A Sanità Informazione Francesca Burgio (neurologa) spiega come rallentare la malattia con la teleriabilitazione. L’unicità del test ha permesso al team di riscontrare che ogni specifica tipologia di errore si riferisce ad una patologia differente

Alzheimer: con il test dei soldi possibile riconoscere i primi sintomi

Contare i soldi è una prassi quotidiana che può diventare un prezioso indice predittivo per riconoscere i segnali della malattia di Alzheimer. Un gesto, infatti, che è diventato oggetto di studio dall’Istituto San Camillo del Lido in provincia di Venezia. La dottoressa Francesca Burgio direttrice della neuropsicologia ha messo a punto un test chiamato Nedl-f (Numerical Activities of daily living financial). 

Chi ha l’Alzheimer impiega più tempo per contare il denaro

«È uno strumento altamente ecologico.  Ci dà un indice del funzionamento della persona nella vita di tutti i giorni – spiega la neurologa  -. Prevede il completamento di compiti di difficoltà crescente che vanno dal conteggio del denaro, fino a situazioni più complesse come il riconoscimento di frodi in ambito finanziario». In condizioni di normalità, per eseguire la maggior parte dei compiti di vita quotidiana si utilizzano processi automatici, veloci e relativamente semplici come calcolare quanto dare alla cassiera. Il paziente deve tenere a mente l’importo, cercare i soldi in portafoglio, calcolare la cifra necessaria da pagare e controllare il resto. «Questo, dal punto di vista neuroanatomico, comporta il reclutamento di molteplici aree cerebrali, oltre a quelle solitamente implicate nel compito specifico – evidenzia la dottoressa -. Quando anche solo una di queste aree viene meno, tutto il processo ne risente, portando quindi ad uno svolgimento difficoltoso del compito».

A chi è rivolto il test

Il test messo a punto dalla dottoressa Burgio è indicato non solo come campanello di allarme per la malattia di Alzheimer, ma anche per individuare altre patologie degenerative. «Si tratta di uno strumento applicabile non solo nelle forme di neuro degenerazione, ma anche in patologie con diversa eziologia, per esempio nelle malattie cerebrovascolari come l’ictus – sottolinea -. La difficoltà nella gestione delle finanze non deve essere infatti esclusivamente riconducibile ad un “problema” di memoria tipico nelle demenze, il paziente non sbaglia solo perché non ricorda, ma può farlo in molteplici modi, ad esempio, a causa di una compromissione dell’attenzione o delle capacità di inibizione e pianificazione, tipiche dell’ictus. In generale, essendo quello delle abilità finanziarie un concetto multi-dominio, può essere compromesso non solo nei pazienti anziani, ma anche in altri casi di disturbi neurologici».

Come si esegue

Il test di rapida e facile somministrazione può essere fatto in ambulatorio o in ospedale, prevede lo svolgimento da parte del paziente di prove di difficoltà crescente, che riguardano l’utilizzo dei soldi in contesti di vita quotidiana. Vengono fornite delle banconote e delle monete di cui il paziente deve riconoscere il valore.  «In pratica si simula l’acquisto di alcuni prodotti di cui il paziente deve calcolare l’importo e controllare il resto ricevuto – sottolinea l’ideatrice del test -. Durante la prova sono richieste poi definizioni relative a concetti di natura finanziaria semplici o  poco più complessi (es. IBAN, tasse, ecc.)». Si descrivono anche situazioni di vita quotidiana, tra cui possono celarsi tentativi di truffa che il paziente deve riconoscere ed evitare. «Il test ci consente dunque, non solo di individuare una difficoltà generale nella gestione dei soldi, ma anche di individuare esattamente a che livello specifico tale difficoltà si colloca».

Non solo Alzheimer: ogni errore una patologia differente

L’unicità del test ha permesso al team della dottoressa Burgio di riscontrare che ogni specifica tipologia di errore si riferisce ad una patologia differente. «Questo ci consente di rilevare una difficoltà generale nella gestione dei soldi, ma anche di individuare esattamente a che livello specifico tale difficoltà si colloca – evidenzia  Burgio -. Facendo riferimento a conteggio, lettura dei numeri, spesa, percentuali, conoscenza di concetti finanziari, gestione delle bollette, giudizi finanziari, ogni performance correla con difficoltà cognitive specifiche (memoria, attenzione, linguaggio, etc). La natura dell’errore quindi ci dà indicazioni preziose sul tipo di riabilitazione di cui il paziente necessita».

Gli altri campanelli di allarme da non sottovalutare

Durante l’invecchiamento fisiologico e ancor più durante l’invecchiamento patologico alcune funzioni cognitive iniziano a deteriorarsi e possono tradursi in difficoltà nell’esecuzione di compiti quotidiani, come appunto la capacità di gestire il denaro. Ma non solo. Altri campanelli d’allarme possono essere le dimenticanze (es. dimenticarsi gli appuntamenti o i prodotti da acquistare), come anche il disorientamento spaziale e temporale (non riconoscere luoghi o percorsi familiari, non ricordare le date); difficoltà di linguaggio (es. avere le parole sulla punta della lingua, diventa complesso seguire una conversazione lunga o non si riesce a proseguire in un discorso), difficoltà di pianificazione (es. diventa difficile seguire i passaggi di una ricetta anche se ben conosciuta), ma possono verificarsi anche alterazioni della personalità (es. irritabilità o apatia). «Quanto più le difficoltà interferiscono con il funzionamento della persona nella sua vita quotidiana, tanto più queste possono indicare la presenza di una patologia», fa notare la neurologa.

Come rallentare il decorso della malattia di Alzheimer

Il test messo a punto presso l’Istituto San Camillo del Lido permette quindi di intercettare tempestivamente una difficoltà in una sfera funzionale per l’autonomia del paziente, la cui compromissione è indice di patologia. Occorre poi intervenire per cercare di rallentare la progressione della malattia. Da questo punto di vista sono diversi gli strumenti riabilitativi che possono essere impiegati.  «Non sempre è possibile restituire al paziente la piena padronanza delle funzioni compromesse, e in questi casi più che di riabilitazione è più corretto parlare di stimolazione cognitiva», sottolinea la direttrice della neuropsicologia

Il programma di tele riabilitazione FINAGE

Grazie al finanziamento del Ministero della Salute abbiamo sviluppato il primo programma di tele riabilitazione delle abilità finanziarie, FINAGE. In questo pacchetto le abilità finanziarie vengono trattate in relazione alle principali funzioni cognitive attraverso un’organizzazione modulare degli esercizi. È presente un modulo di screening che consente al paziente di familiarizzare con la tecnologia e al terapista di acquisire misure utili al fine di calibrare il livello di difficoltà degli esercizi dei successivi 8 moduli riabilitativi in cui le abilità finanziare vengono trattate tramite esercizi specifici. Al paziente, dopo la visita in presenza, viene consegnato un tablet tramite il quale potrà completare di giorno in giorno il suo programma di riabilitazione da casa, seguito a distanza dal terapista tramite una piattaforma presente in ospedale. Si tratta di un pacchetto altamente personalizzabile e centrato sulle difficoltà specifiche del singolo paziente».

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