Salute 6 Marzo 2019 11:24

Accordo Romania – Policlinico San Donato per la cura dei bambini cardiopatici, il presidente Paolo Rotelli: «Presto ci allargheremo ad altre specialità»

I medici romeni verranno a Milano per la formazione. I casi più gravi saranno dirottati in Italia. Per il futuro si guarda alla Blockchain: «È centrale per rendere l’informazione sanitaria sicura e per migliorare lo scambio di informazioni tra i professionisti della salute»
di Federica Bosco

In vista del secondo rinnovo dell’accordo di cooperazione tra l’IRCCS Policlinico San Donato e il Ministero della Salute della Romania, sabato 2 marzo la Ministra della salute romena, Sorina Pintea, ha fatto visita all’ospedale milanese che da più di vent’anni cura i bambini romeni affetti da cardiopatie congenite complesse. Il Ministro è stato accolto da Paolo Rotelli, presidente del Gruppo San Donato e Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia. Obiettivo dell’accordo è la formazione in Romania e in Italia, presso il Policlinico San Donato, di équipe di cardiochirurghi e cardiologi pediatrici per rendere i centri romeni più autonomi nella diagnosi, gestione e trattamento delle cardiopatie congenite.

«Abbiamo un accordo importante oggi con la Romania per la cura dei bambini cardiopatici: pertanto abbiamo formato cardiochirurghi in Romania, mentre i casi più gravi vengono dirottati in Italia – spiega Paolo Rotelli – l’accordo è in fase di rinnovo ed ampliamento con l’estensione dell’accordo ad altre specialità ed eccellenze come al San Raffaele. Ma non è tutto: abbiamo firmato anche un accordo con Dubai con cui collaboriamo per la formazione di medici in loco per i quali riceviamo mensilmente pazienti pagati direttamente dal loro sistema sanitario nazionale».

Accordi internazionali che pongono l’IRCCS San Donato – 18 strutture con circa 16 mila dipendenti – tra le eccellenze italiane nel mondo per la ricerca e l’innovazione. E se per la somministrazione delle terapie si guarda al carrello intelligente in grado anche di migliorare la gestione delle scorte in termine di riduzione degli sprechi, per la sicurezza il futuro è nella blockchain. «Oggi siamo ancora in una fase di transizione, dalla carta stiamo passando ad un sistema informatico unico, per questo stiamo lavorando da tre anni. Ora che abbiamo definito il sistema, stiamo riflettendo su come evolverà e da questo punto di vista la blockchain è centrale per rendere l’informazione sanitaria sicura e per migliorare lo scambio di informazioni tra i professionisti della salute».

 

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