Salute 16 Settembre 2024 11:24

Tumore della vescica, ecco i vantaggi dell’immunoterapia prima e dopo la chirurgia

I risultati dello studio: “I pazienti trattati con il regime perioperatorio con durvalumab mostrano una riduzione del 32% del rischio di progressione di malattia e di recidiva”

Tumore della vescica, ecco i vantaggi dell’immunoterapia prima e dopo la chirurgia

Il cancro della vescica è un tumore piuttosto aggressivo che prevede, come trattamento standard, sia la chemioterapia pre-operatoria che l’intervento chirurgico. Solo nel 2023 sono stati 29.700 i nuovi casi diagnosticati in Italia. Ora, grazie ai progressi ottenuti con la ricerca scientifica per questi pazienti, per coloro che hanno appena ricevuto una diagnosi o che la riceveranno, si aprono nuove prospettive terapeutiche. Un nuovo studio, presentato al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), infatti, ha dimostrato che la terapia basata sulla somministrazione dell’immunoterapico durvalumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, offre numerosi vantaggi. Nel tumore della vescica muscolo-invasivo questo regime di trattamento (immunoterapia prima e dopo la chirurgia), definito perioperatorio, ha infatti ridotto del 32%  il rischio di recidiva e del 25% il rischio di morte rispetto alla sola chemioterapia. A dimostrarlo lo studio di fase III Niagara su 1.063 pazienti, pubblicato su The New England sul Journal of Medicine.

Lo studio Niagara

I pazienti sono stati trattati con durvalumab in combinazione con la chemioterapia neoadiuvante prima della cistectomia radicale (chirurgia per la rimozione della vescica) e poi con durvalumab come monoterapia dopo l’intervento. I pazienti trattati con il regime perioperatorio con durvalumab mostrano una riduzione del 32% del rischio di progressione di malattia, di recidiva, di non completare la chirurgia prevista o di morte rispetto al braccio di confronto. Si stima, inoltre, che il 67,8%  dei pazienti trattati con il regime durvalumab fosse libero da eventi a due anni, rispetto al 59,8% del braccio di confronto e l’82,2% è vivo a due anni rispetto al 75,2% del braccio di confronto. Lo studio Niagara “dimostra che l’aggiunta dell’immunoterapia con durvalumab, prima e dopo la chirurgia, può rappresentare una strategia innovativa, in grado di cambiare la pratica clinica per i pazienti con tumore uroteliale della vescica infiltrante operabile – afferma Lorenzo Antonuzzo, direttore della Struttura Complessa di Oncologia Clinica all’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze -. È il primo studio registrativo in cui un regime immunoterapico, prima  e dopo l’intervento chirurgico, prolunga la sopravvivenza in  questa patologia”.

Un una neoplasia subdola

“Il trattamento standard, per circa 20 anni, è stato costituito dalla chemioterapia neoadiuvante seguita dalla chirurgia, ma la metà dei pazienti va incontro a recidiva o progressione di malattia, per cui resta un bisogno clinico ancora insoddisfatto – sottolinea Massimo Di Maio, presidente eletto  Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Va anche sottolineato che il nuovo regime chemio-immunoterapico è ben tollerato e sicuro”. Il tumore della vescica è uno dei più frequenti. È una neoplasia “subdola – spiega Di Maio – perché  nelle fasi iniziali può essere del tutto asintomatica. I primi  segni d’allarme sono sintomi urinari, ad esempio difficoltà a urinare e minzioni frequenti, e la presenza di ematuria, cioè sangue nelle urine. Il principale fattore di rischio è il fumo di sigaretta, a cui si aggiunge l’esposizione professionale a determinate sostanze cancerogene, come ammine aromatiche e nitrosamine”. Fondamentale, concludono gli oncologi, “è anche,  dunque, puntare sulla prevenzione e incentivare le campagne antifumo. Ciò anche a fronte di un numero crescente di donne fumatrici per cui, nei prossimi anni, ci attediamo un possibile aumento di questa neoplasia nella popolazione femminile”.

 

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