Ampliare le aree di verde pubblico è l’antidoto alle temperature torride che, soprattutto nelle grandi città, sono causa di malori, talvolta letali. La ‘ricetta’ è stata messa nero su bianco dai ricercatori della Monash University di Melbourne, in un articolo pubblicato su Lancet Planetary Health. In particolare, gli studiosi hanno dimostrato che se tra il 2000 e il 2019 le grandi città del mondo avessero avuto il 30% di verde in più rispetto alla loro conformazione attuale si sarebbero potuti evitare circa 1,16 milioni di decessi legati al caldo.
Il caldo eccessivo è una minaccia per la salute e il suo impatto sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici. “Tra il 2000 e il 2019 – si legge nello studio – si sono verificati circa 500mila decessi l’anno a causa delle temperature troppo alte, pari allo 0,91% della mortalità globale. La presenza di vegetazione può contribuire ad abbassare le temperature e rende l’ambiente più salubre“, assicurano i ricercatori. Lo studio ha utilizzato modelli matematici per valutare quali sarebbero stati gli effetti di una maggiore presenza di verde urbano nei primi 20 anni del millennio.
Gli scienziati hanno elaborato tre scenari che prevedevano rispettivamente un incremento del verde urbano del 10%, del 20% e del 30% rispetto alla situazione reale. Nel primo caso si sarebbe osservata una riduzione dei decessi del 27,16%, nel secondo del 32,22%, nel terzo del 36,66% rispetto a quella realmente accaduto. Ciò equivale a un potenziale calo dei decessi di 860 mila nel primo caso, di 1,02 milioni nel secondo e di 1,16 milioni nel terzo. “Questi risultati indicano che preservare ed espandere il verde potrebbero essere potenziali strategie per abbassare la temperatura e mitigare gli impatti sulla salute dell’esposizione al calore”, spiega il coordinatore della ricerca Yuming Guo. Secondo le stime dei ricercatori, l’Asia è l’area del pianeta che più beneficerebbe di un incremento del verde urbano: qui si sarebbe concentrata quasi la metà della riduzione dei decessi globali (527.898 nello scenario più estremo). Segue l’Europa con 396.955 decessi evitati, poi l’America Latina (123.085) e il Nord America (69.306).
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