Voci della Sanità 29 Giugno 2022 15:25

Visite negate nelle RSA, continua la mobilitazione dei parenti. La CONPAL: «Garantire basilari diritti umani, nuove mobilitazioni nei prossimi giorni»

«Non possiamo stare vicini ai nostri cari che stanno soffrendo o addirittura morendo. Il Governo ci ha abbandonato e costretto anche a rinunciare alla Legge 104. Noi non possiamo più accompagnare i nostri cari a svolgere delle attività terapeutiche e ludiche importanti per loro perché dovrebbero essere le strutture ad assicurarle ed invece non lo […]

«Non possiamo stare vicini ai nostri cari che stanno soffrendo o addirittura morendo. Il Governo ci ha abbandonato e costretto anche a rinunciare alla Legge 104. Noi non possiamo più accompagnare i nostri cari a svolgere delle attività terapeutiche e ludiche importanti per loro perché dovrebbero essere le strutture ad assicurarle ed invece non lo fanno». Lo denuncia il CONPAL (Coordinamento Nazionale Parenti, Associazioni e Lavoratrici/ori RSA RSD RSP).

«Non abbiamo le condizioni per poter offrire condizioni dignitose di cura. A volte non riusciamo neanche ad imboccare tutti, figuriamoci il resto», continuano a denunciare le lavoratrici.

La Legge 44, del 1° aprile 2021, non permette a centinaia di migliaia di persone (dai 7 anni in su) di andare a trovare un proprio caro. Le persone che non hanno il Green Pass o che lo hanno scaduto non possono entrare neanche fornendo un tampone negativo. Per tanti altri le visite sono ostacolate dal prezzo dei tamponi che dovrebbero, in un contesto del genere, in un paese civile, essere gratuiti, atto dovuto di salute pubblica.

«Le persone all’interno delle strutture (giovani disabili, anziani malati e persone morenti) sono costrette a vivere in isolamento – continua la nota -. L’amore, l’affetto, le relazioni invece di essere considerati parte integrante e fondamentale della cura, vengono osteggiati. I parenti, gli amici, i volontari sono tenuti lontani con la conseguenza scontata della perdita del senso stesso della vita che innesca regressioni rapide, morti e malattie anche tra i parenti dilaniati da tale situazione. Le difficoltà di visita nelle strutture si verificano proprio in un momento in cui le operatrici denunciano di non poter prestare le cure necessarie ai pazienti a causa delle condizioni disumane di lavoro; il minutaggio impone loro quanti minuti devono dedicare ad ogni persona, senza considerare le infinite varianti umane, come se fossero dei pezzi di macchina in una catena di montaggio(la Regione Lombardia su questo fa tristemente scuola!); in molte strutture inoltre si sta verificando un ultra-razionamento di cibo(2 litri di latte per 20 persone)».

«Ecco come siamo messi! L’Italia dedica ingenti risorse per le spese militari e abbandona le radici e le fragilità del suo paese. Siamo allo sbando» continuano i parenti.

Anche il Garante Nazionale Mauro Palma, il 20 giugno 2022, nella sua relazione annuale, ha chiesto al Governo di affrontare il problema di queste strutture che hanno delle difficoltà a rispettare la dignità delle persone che vi si trovano. Anche lui ha parlato di perdita del senso stesso della vita.

«Come CONPAL abbiamo incontrato il Governo l’8 giugno. Dall’incontro con la dott.ssa Tiziana Coccoluto, Capo Gabinetto del Ministro e il dott. Andrea Urbani, Direttore Generale della Programmazione Sanitaria, ne è venuta fuori solo l’ ennesima circolare (10 giugno) che chiede alle Regioni di controllare se effettivamente sussistono o no le motivazioni sanitarie per il restringimento delle visite ai parenti e per le modalità disumane in cui spesso avvengono (“non possiamo entrare nelle loro stanze, non possiamo prenderci cura dei loro effetti personali; in alcune strutture siamo ancora piantonati come in carcere; gli orari sono proibitivi per chi lavora, in molte strutture non sono ancora consentite visite nel fine settimana e nei festivi. Nella maggior parte dei casi le visite siamo costretti ad effettuarle negli orari più caldi della giornata, addirittura per strada, nel mezzo di un bel niente, perché le strutture sono spesso ubicate in luoghi lontani e isolati” denunciano i parenti). Sul contenuto della circolare abbiamo già avuto modo di constatare che il meccanismo non funziona, le ASL/ASP non controllano, non intervengono o, peggio ancora, si accontentano di motivazioni sanitarie inconsistenti, dal momento che l’unica motivazione valida dovrebbe essere l’effettiva presenza di un focolaio non gestibile. Gli unici casi in cui si muovono è sotto forte sollecitazione dei parenti che, per questo, hanno subito addirittura ripercussioni da parte delle strutture».

«La circolare del 10 giugno che da un lato cerca di arginare la discrezionalità lasciata ai direttori delle singole strutture, dall’altra afferma con forza il rispetto della legge 44 del 1 aprile 2021 che di fatto calpesta i diritti umani e di cura di migliaia di persone. Abbiamo chiesto al Governo di modificare la legge, ci è stato risposto che è troppo complicato. Non ci sembra una risposta adeguata».

Sembra che il Governo non abbia la volontà di rimettere mano ad una legge ingiusta che sembra non rispettare i principi di adeguatezza e proporzionalità, come iniziano ad affermare anche alcuni giudici. La sofferenza generalizzata e ingiustificata creata dalla Legge in questione sembrerebbe non destare interesse. Abbiamo chiesto una relazione nazionale, trasparente e comprensibile da tutta la cittadinanza, sui criteri di accreditamento regionali e su come sono stati spesi i soldi pubblici negli ultimi anni dalle varie Regioni in materia. Sembra che il problema di fondo sia che molte Regioni non abbiano mai presentato relazioni e rendicontazioni allo Stato; l’autonomia regionale in materia di sanità ha generato disparità e disuguaglianze e sembrerebbe che lo Stato e i cittadini non ne abbiano più alcun controllo. Abbiamo denunciato che in molte strutture i criteri di accreditamento non vengono rispettati e che le Carte dei Servizi fornite ai cittadini sono completamente disattese, vere e proprie favolette rispetto alla triste e crudele realtà. Per fare solo un esempio per moltissimi ricoverati la fisioterapia si riduce a 30 o 45 minuti nell’arco di 2 settimane».

«Abbiamo con forza ribadito che il numero e le condizioni del personale sono assolutamente collegate alla qualità di cura dei pazienti. Il personale non è inquadrato nei Contratti Nazionali della Sanità Pubblica, fatto che alimenta l’assoluta frammentazione contrattuale e la sfrenata precarizzazione di tutte le figure professionali. Chiediamo a gran voce delle linee guida nazionali, dei criteri minimi di accreditamento nazionali che riguardino anche l’assistenza, sotto i quali le Regioni non dovrebbero poter scendere. Urge una riforma strutturale e noi cittadini/e vogliamo avere voce in capitolo. È il pubblico che deve tornare ad occuparsi direttamente delle fragilità e lo deve fare in maniera dignitosa. Ci sarà mai un Governo che avrà il coraggio di sfidare il grande “Business del Fine Vita”, “l’Economia d’Argento” che oramai ci tiene tutti sotto ricatto? C’è bisogno di porre un freno ai grandi interessi economici che sulle fragilità hanno trovato una fonte sicura e in crescita di profitto. Sui nostri corpi malati si fa profitto e l’incuria sembra essere il futuro di tutti noi».

La CONFAL chiede che in tempi brevi siano almeno assicurati i basilari diritti umani e di cura, ossia:

– che venga modificato il comma 1 bis della legge 44 per permettere a tutti e tutte di entrare fin nelle stanze dei propri cari in orari possibili anche per chi lavora;
-tamponi gratuiti in tutte le regioni per chi va a fare visita;
-abolizione e divieto del sistema “a minutaggio”;
-criteri minimi di accreditamento nazionali anche sull’assistenza, basati sul rapporto numerico operatori/pazienti;
-resoconto mensile pubblico obbligatorio da parte di ogni struttura del LUL(Libro Unico del Lavoro) dove poter controllare il rapporto operatore/paziente su ogni turno di lavoro, autenticato dalle firme delle lavoratrici/ori.

«Non vogliamo più pagare, ne con i nostri soldi ne con la nostra sofferenza, per strutture che non curano
e che non rispettano i diritti umani»,

L’11 luglio alle 15 nuovo incontro con il Governo che si è preso il tempo di pensare a delle proposte per affrontare la situazione.

Intanto non si ferma la mobilitazione con nuove iniziative:

• 30 Giugno, Perugia ore 10, Piazza Italia (Palazzo Donnini, Regione) -Presidio
• 4 Luglio, Firenze ore 17.30, P.zza Duomo,1 (Giunta Regionale) -Presidio
• 5 Luglio ,Venezia ore 13.45, Palazzo Ferro Fini, p.zza San Marco (Consiglio Regionale) – Banchetto informativo.
• 5 Luglio, Milano ore 10.30, Corso Italia -Volantinaggio Ats
• 11 Luglio, Torino ore 15, P.zza Castello – Volantinaggio

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