Voci della Sanità 16 Marzo 2022 11:03

Le FAB13 dell’industria farmaceutica italiana a confronto. Giorgetti: «Al lavoro per creare poli nazionali per lo sviluppo di nuovi farmaci»

Il settore farmaceutico è un asset strategico per l’economia italiana: il Governo Draghi ha inserito tra i suoi obiettivi l’incremento degli investimenti nel settore, ma seguito da azioni politiche contraddittorie che se confermate porterebbero ad una compressione dell’industria farmaceutica nazionale, che creerebbe una ulteriore dipendenza italiana dall’estero. Riduzione del Patent Box; indebolimento della privativa industriale con il DDL sulla Concorrenza, che se […]

Il settore farmaceutico è un asset strategico per l’economia italiana: il Governo Draghi ha inserito tra i suoi obiettivi l’incremento degli investimenti nel settore, ma seguito da azioni politiche contraddittorie che se confermate porterebbero ad una compressione dell’industria farmaceutica nazionale, che creerebbe una ulteriore dipendenza italiana dall’estero. Riduzione del Patent Box; indebolimento della privativa industriale con il DDL sulla Concorrenza, che se approvato permetterà il rimborso di specialità equivalenti prima della scadenza brevettuale; la revisione del prontuario con il criterio della sovrapponibilità terapeutica; alterazione dei canali distributivi regionali a scapito in particolare delle imprese nazionali. L’incremento dei costi delle materie prime ed i rincari dell’energia che determinano onerosità produttive fuori controllo, a differenza di altri settori industriali, non possono essere ribaltate sui prezzi finali dei farmaci, che sono imposti e regolati.

All’interno del settore farmaceutico italiano che produce 34 miliardi annui di farmaci da esportare, le FAB13 si distinguono per sedi e stabilimenti produttivi in Italia: 1,2 miliardi di investimenti annui in Italiapagamento delle imposte nel Paese sebbene il 70% delle vendite siano estere. Con la loro occupazione le FAB13 si confermano traino per l’economia nazionale grazie a una filiera integrata che si è sviluppata in decenni e la crisi pandemica ci ha fatto capire l’importanza di avere le produzioni in Italia.

Le 13 aziende farmaceutiche a capitale italiano sono: Abiogen Pharma (Pisa); Alfasigma (Bologna); Angelini Pharma (Ancona); Chiesi Farmaceutici (Parma); Dompé Farmaceutici (Milano); I.B.N. Savio (Pomezia RM); Italfarmaco (Milano); Kedrion (Lucca); Menarini (Firenze); Molteni (Firenze); Mediolanum Farmaceutici (Milano); Recordati (Milano); Zambon (Milano). Le FAB13, che nel 2020 hanno fatturato circa 12,5 miliardi di euro, sono aziende a prevalente controllo familiare, con sedi e produzioni in Italia.

Il mercato estero rappresenta il 70% delle vendite, laddove la media dell’industria farmaceutica si ferma al 40% circa. Nel 2020 l’occupazione complessiva è stata di oltre 44.500 unità, cresciuta a livello globale di quasi 1.000 unità (+2,2%) nonostante la crisi. In termini occupazionali, l’impatto complessivo sul sistema economico è di oltre 60mila addetti.

Nel periodo 2010-2020 sono stati investiti 8,5 miliardi di euronel 2020 la cifra complessivamente stanziata dalle FAB13 è oltre 1,2 miliardi di euro di investimenti in ricerca e sviluppo. Le Fab13 hanno progetti di investimento nei prossimi 36 mesi per quasi 3 miliardi di euro.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico: «Il settore farmaceutico contribuisce alla crescita dell’Italia, dando al nostro Paese un ruolo di primo piano a livello europeo. Un successo reso possibile anche dalle 13 industrie farmaceutiche medio-grandi a capitale italiano, le FAB13, aderenti a Farmindustria. Il Governo Draghi ha inserito tra i suoi obiettivi l’incremento degli investimenti nel settore farmaceutico biomedicale, per la realizzazione di poli nazionali per lo sviluppo di nuovi farmaci. Il Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre, ha creato la Fondazione “Enea Tech e Biomedical”, per favorire la capacità produttiva e gli investimenti del fondo per il trasferimento tecnologico».

Secondo Andrea Costa, Sottosegretario al Ministero della Salute: «La politica deve prendere atto che ci sono situazioni che devono essere assolutamente migliorate. Ringrazio un settore che ha investito in ricerca e salute anche in assenza del sostegno delle istituzioni. Davanti a noi abbiamo una grande sfida, che sapremo cogliere solo uscendo dall’approccio ideologico che vede una contrapposizione tra pubblico e privato. Sono contrario, in tal senso, alla liberalizzazione del brevetto perché significherebbe non garantire più la ricerca».

Per Federico Freni, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze: «Nell’ultimo anno i provvedimenti del Ministero dello Sviluppo Economico hanno dimostrato una visione strategica che occorre coltivare. Abbiamo la responsabilità di mettere a disposizione di questo comparto industriale un quadro normativo stabile e razionale. Se pensiamo di non alimentare la concorrenza nella ricerca il settore non potrà crescere. L’insegnamento della pandemia è stato quello di valorizzare la ricerca. L’incertezza regolatoria, in tal senso, è un problema che un Paese civile non può accettare».

Lucia Aleotti, azionista e membro del Board di Menarini ha affermato che: «Quando si parla di aziende farmaceutiche non si pone molta attenzione sulle tematiche industriali e questo rappresenta un errore strategico. È fondamentale, in tal senso, avere una produzione nazionale in Italia. Chi avrebbe mai pensato, due anni fa, che ci saremmo trovati una sfida come quella della pandemia in cui gli stessi Paesi europei hanno bloccato l’esportazione di beni essenziali. Il Dl Concorrenza rischia di ledere la protezione del brevetto industriale, con un danno enorme per il settore. Vogliamo rimanere in Italia, ma abbiamo bisogno di un supporto per sostenere l’incremento dei costi che stiamo affrontando».

Spiega Alberto Chiesi, Presidente Chiesi Farmaceutici SpA: «La pandemia e la situazione di conflitto attuale stanno avendo effetti importanti sul sistema industriale. L’attuazione del Pnrr rappresenta una sfida fondamentale per ridurre i divari sociali e favorire l’innovazione. In tale quadro è encomiabile la volontà manifestata dal Presidente Draghi di realizzare dei poli nazionali per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, attraverso investimenti nel comparto farmaceutico a sostegno della filiera produttiva. Tuttavia, esistono alcune azioni politiche contraddittorie. Chiediamo, pertanto, alle istituzioni di assicurare la reciprocità del confronto e la gradualità delle misure normative, al fine di attuare un dialogo costruttivo per il bene del sistema Paese».

Per Sergio Dompé, Executive President Dompè Farmaceutici SpA: «Manca una visione strategica nel nostro Paese. Facciamo in maniera incompleta dei provvedimenti smontando scelte che sono state fatte molti anni fa. Bisogna cercare di guardare al futuro. In tal senso, serve un rapporto franco e chiaro con il Governo». 

Giovanni Tria, Presidente Fondazione Enea Tech e Biomedical: «Serve un coordinamento fra le politiche e anche una coerenza di fondo. Durante la pandemia è stato fatto uno scostamento di bilancio da 150 miliardi di euro, ma il settore farmaceutico non ha visto che poche decine di milioni di euro. Manca, sotto questo profilo, un approccio complessivo. Sostenere l’industria farmaceutica significa salvaguardare la sicurezza nazionale, attraendo così investimenti in tutti i settori».

Per Andrea Mandelli, Vicepresidente della Camera dei Deputati e Presidente FOFI: «Occorre fare un ragionamento nuovo. La pandemia ha portato una consapevolezza maggiore rispetto al ruolo della ricerca e degli investimenti nella sanità. Le aziende farmaceutiche sono state percepite in maniera più forte dai cittadini. È fondamentale, dunque, archiviare la stagione del passato basata sui tagli alla sanità e valorizzare lo straordinario ‘know how’ delle aziende farmaceutiche».

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di I.F.