Mangiare snack e carni lavorate e bere bibite zuccherate può aumentare il rischio di psoriasi. E più cresce il consumo di questi prodotti, più si amplificano le possibilità di sviluppare la patologia. In particolare, per ogni aumento del 10% nel consumo, il rischio di insorgenza della psoriasi cresce del 6%. A svelare questo legame è uno studio pubblicato sulla rivista Nutrients. I cibi ultra-processati sono alimenti confezionati che hanno subito molti processi di trasformazione industriale, spesso con l’aggiunta di ingredienti e additivi. Sono caratterizzati da un elevato contenuto di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sale, e da un basso contenuto di vitamine e fibre.
“Le vendite di alimenti ultra-processati sono in rapido aumento in tutto il mondo e ci sono state segnalazioni che collegano il loro consumo a diverse malattie croniche. Tuttavia, ci sono prove prospettiche limitate che esplorano l’impatto dell’UPF sulle malattie infiammatorie della pelle”, scrivono i ricercatori nell’introduzione dello studio, spiegando le motivazioni alla base della loro analisi. Per la ricerca sono state arruolate 121.019 persone di età compresa tra i 40 e 69 anni, afferenti alla UK Biobank. In un periodo di follow-up di 12 anni, 1.043 partecipanti hanno sviluppato la psoriasi. Fattori come l’età, il sesso, l’indice di massa corporea, l’essere fumatore, il livello di attività fisica non hanno modificato significativamente questa associazione.
Che ad ogni aumento del 10% nel consumo sia associato un +6% del rischio di insorgenza della patologia non è l’unica conclusione a cui sono giunti i ricercatori. Per gli studiosi, il 30,5% dell’associazione è legato dall’indice di massa corporea mentre l’infiammazione sistemica ne spiega il 6,5%. Infine, è stato dimostrato anche il contrario: la sostituzione del 20% dei cibi processati con una proporzione equivalente di alimenti non trasformati o minimamente trasformati è stata associata a una riduzione del 18% del rischio di psoriasi.
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