Salute 22 Luglio 2025 13:43

Le alterazioni polmonari post-Covid quasi sempre regrediscono

Stilato un consensus statement internazionale per i radiologi per armonizzare la gestione dei pazienti post-Covid. Autrice principale una radiologa dell’Università Cattolica, campus di Roma, Anna Rita Larici
Le alterazioni polmonari post-Covid quasi sempre regrediscono

Visibili alla tomografia computerizzata, le alterazioni polmonari residue post Covid-19, che riguardano fino al 50% dei pazienti che hanno avuto un’infezione che ha richiesto il ricovero, possono essere associate a sintomi respiratori persistenti o progressivi e sono spesso correlate ad alterazioni dei test di funzionalità respiratoria. Ma a differenza di anomalie di altra natura non infettiva, tendono a stabilizzarsi o regredire nel tempo, indicando che sono non progressive e solo post infettive. Questa è la conclusione di una dichiarazione di consenso multisocietario, sviluppata da 21 radiologi toracici appartenenti alla Società Europea di Imaging Toracico (ESTI), alla Società di Radiologia Toracica (STR) e alla Società Asiatica di Radiologia Toracica (ASTR), validato da pneumologi esperti internazionali. Il documento è stato pubblicato sulla rivista Radiology.

Il 50% dei pazienti ricoverati per Covid presentano alterazioni alla TC

Il consensus è stato raggiunto con un processo di indagine in due fasi, che mira a standardizzare le indicazioni, l’acquisizione e la refertazione delle TC del torace nei pazienti con alterazioni polmonari residue post-Covid-19. L’infezione può causare sintomi persistenti o in peggioramento, descritti come disturbo post-Covid o “Long Covid”, e si stima che circa il 6% delle persone che hanno avuto il Covid-19 soffra di questa condizione. Tra i pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19 acuto, in media il 50% presenta alterazioni alla TC del torace e il 25% presenta anomalie funzionali polmonari restrittive a quattro mesi dall’infezione. I radiologi devono affrontare diverse sfide importanti per la gestione di questa popolazione di pazienti.

Distinguere le alterazioni polmonari ha implicazioni cliniche

“Queste sfide includono la differenziazione tra alterazioni polmonari residue persistenti da Covid-19 – come il vetro smerigliato – ed eventuali alterazioni fibrotiche, nonché la valutazione dell’evoluzione temporale di questi reperti”, spiega Anna Rita Larici, associata in Diagnostica per Immagini e Radioterapia alla Facoltà di Medicina e chirurgia e responsabile della UOS di Diagnostica Toracica afferente alla UOC di Radiologia Toracica e Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario “A.Gemelli” IRCCS. “È fondamentale distinguere le alterazioni polmonari residue post-Covid-19 dalle anomalie polmonari interstiziali (ILA) e dalle interstiziopatie polmonari (ILD), in particolare quelle fibrotiche, poiché hanno implicazioni cliniche molto diverse: i cambiamenti post-Covid-19 in genere si stabilizzano nel tempo, mentre le ILA e le ILD possono progredire e avere una prognosi sfavorevole”, precisa Larici.

Armonizzazione della pratica radiologica e della ricerca

Le raccomandazioni chiave emerse da questo consensus includono l’uso della TC torace per i pazienti con sintomi respiratori persistenti o progressivi 3 mesi dopo l’infezione, l’uso di TC a basso dosaggio per gli esami di follow-up, l’uso del glossario dei termini della Fleischner Society per descrivere le alterazioni polmonari post-Covid-19 correttamente ed evitare il termine anomalia polmonare interstiziale. “Chiamarle nel modo giusto è fondamentale – spiega Larici – per indirizzare il paziente in un percorso di follow up adeguato ed evitare di interpretare erroneamente le alterazioni post-Covid-19 come una manifestazione precoce di malattia polmonare interstiziale, va quindi sempre utilizzato il termine alterazione polmonare residua post-Covid-19 in questi pazienti e va sempre evitato di parlare di fibrosi polmonare, malattia ben diversa e soprattutto progressiva”. Questa dichiarazione di consenso contribuirà ad armonizzare la pratica radiologica e la ricerca per il numero considerevole di pazienti colpiti.

Favorire un approccio uniforme alla diagnosi

“La nostra è una indicazione di best practice, un consensus statement che nasce – continua Larici – per favorire un approccio uniforme alla diagnosi delle alterazioni polmonari nelle TC di pazienti con sintomi persistenti da Long Covid: orienta il radiologo su quando fare la TC del torace (solo nel caso di cui ci siano sintomi persistenti e riscontro di alterazioni funzionali), su come fare la TC e quando ripeterla, evitando un management improprio del paziente, che inizierebbe un percorso di diagnosi per la fibrosi polmonare con numerosi controlli TC e altri test non necessari per il paziente Long Covid; infatti solo una percentuale molto minima di pazienti presenta fibrosi permanente post-Covid-19. Anche se non possiamo dare stime definitive, si ritiene si tratti di casi estremamente rari”.

 

 

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