Salute 15 Luglio 2025 11:48

Gli infarti non sono come nei film, rischio ritardi in diagnosi e cure

Le rappresentazioni che nei film si danno dell'infarto sono fuorvianti e dovrebbero essere evitate. A dirlo è Ann Eckhardt, professoressa di infermieristica e ricercatrice presso l’Università del Texas ad Arlington
Gli infarti non sono come nei film, rischio ritardi in diagnosi e cure

Hollywood ha plasmato il modo in cui le persone immaginano un infarto: qualcuno che si stringe il petto e crolla drammaticamente. Ma queste rappresentazioni sono fuorvianti e dovrebbero essere evitate. A dirlo è Ann Eckhardt, professoressa di infermieristica e ricercatrice presso l’Università del Texas ad Arlington. “Ci siamo fatti un torto negli anni ’80 e ’90 con quello che è noto come ‘l’infarto di Hollywood’”, spiega. “Purtroppo non è la vita reale. Non è sempre intenso. A volte – continua – è solo un fastidio che non ci fa sentire bene, quindi le persone tendono ad aspettare prima di consultare un medico. Più si aspetta, più è probabile che si abbiano conseguenze negative dopo l’infarto”.

I miti più comuni sull’infarto

Eckhardt e i suoi colleghi stanno lavorando per fare chiarezza, iniziando a capire come il pubblico percepisce il dolore toracico. In un recente articolo pubblicato sulla rivista Heart & Lung, esplorano i luoghi comuni più diffusi sui sintomi dell’infarto. Un mito diffuso, osservano i ricercatori, è che l’infarto abbia un aspetto drasticamente diverso negli uomini rispetto alle donne. “Un tempo si diceva che gli uomini avessero sintomi tipici e le donne atipici”, dice Eckhardt. “Ora stiamo cercando con tutte le nostre forze di abbandonare questo linguaggio. Il sintomo più comune – prosegue – per uomini e donne è a carico del torace. Abbiamo creato confusione dicendo che le donne sono in qualche modo completamente diverse”.

Il 75% delle persone ricava informazioni dalla tv e dai film

Cambiare la percezione pubblica non è facile, ma è una missione che guida Eckhardt e i suoi colleghi. Tre anni fa, ha contribuito a sviluppare il “Chest Pain Conception Questionnaire” per aiutare a determinare come le persone comuni percepiscono gli attacchi di cuore. Lo studio ha rivelato che circa il 75% degli intervistati aveva ricevuto informazioni sull’infarto da fonti quali TV o film, evidenziando la necessità di materiali informativi più chiari e accurati sul dolore toracico e sui sintomi correlati. “Spesso diciamo alle persone che il dolore al petto è un sintomo di infarto, ma quello che non diciamo è cosa potrebbero realmente provare”, dice Eckhardt. “Per molte persone, non è dolore nel senso tradizionale del termine. È più un fastidio, una pressione, una costrizione. Semplicemente non si sentono bene, ma non riescono a capire esattamente cosa”, aggiunge.

Ritardi nella richiesta di assistenza medica

Questa incertezza spesso spinge le persone a rimandare la ricerca di assistenza medica. “Più si aspetta, più è probabile che si subiscano danni cardiaci irreversibili”, spiega Eckhardt. “Quindi, se riusciamo a determinare come le persone immaginano un infarto, forse possiamo aiutare la comunità medica a gestire meglio il triage e a porre domande. Non si tratta solo di ‘Hai dolore al petto?’; ma anche di ‘Hai fastidio, pressione, costrizione, costrizione?’”, aggiunge. Eckhardt è determinata a fornire un messaggio chiaro e preciso sull’argomento. È un obiettivo che l’ha guidata per tutta la sua carriera: ricorda di essere stata alle medie quando suo nonno fu portato d’urgenza in ospedale dopo un infarto. Fortunatamente, subì un intervento di bypass coronarico e visse per altri 20 anni. “Quell’esperienza ha suscitato il mio interesse fin da subito”, conclude Eckhardt.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

 

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Prevenzione

“Focus ipotiroidismo”, al via la campagna di screening promossa da Fondazione Consulcesi

Screening gratuito e sensibilizzazione per far emergere il sommerso delle malattie tiroidee. In prima linea la Regione Lazio, FIMMG Roma, SIE, AME e Merck per promuovere la diagnosi precoce e la salut...
Advocacy e Associazioni

Legge 104 e caregiver: tutte le novità tra permessi, congedi e smart working

Le novità introdotte per i caregiver dalla legge 104 rappresentano un passo avanti importante, ma secondo l’avvocato Alessia Maria Gatto non sono ancora sufficienti per rispondere piename...
Sanità

Intelligenza artificiale, approvata la legge quadro. Per i medici resta un supporto, non un surrogato

La soddisfazione della Fnomceo: “È un buon giorno per medici e cittadini, l’atto medico resta prerogativa dei professionisti”
Nutri e Previeni

La dieta mediterranea bio è meglio, effetti su microbiota in sole 4 settimane

Uno studio guidato dall’Università di Roma Tor Vergata ha scoperto che quattro settimane di dieta mediterranea biologica sono sufficienti per modificare in modo misurabile la composizione...