Formazione 3 Aprile 2020 08:24

«Come mamma e come medico dico no al test di ammissione a Medicina. Ecco perché». La lettera al ministro Speranza

«Ministro, prepariamo la nostra Italia, prepariamo i nostri ragazzi. Le squadre si organizzano per tempo e forse, se così fosse stato fatto, non avremmo avuto le difficoltà che abbiamo oggi in questa emergenza, che a mio parere e per mille motivi non sarà unica e isolata»

L’epidemia da coronavirus e la carenza di medici e infermieri hanno sollevato nuovamente questioni che da anni infiammano il dibattito politico. Una di queste riguarda sicuramente il meccanismo che regola l’accesso programmato alla Facoltà di Medicine e Chirurgia.

La dottoressa Maria Luisa Calabrese, radiologa a Lecce, ha voluto scrivere una lettera al ministro Speranza, invitandolo a rivedere il sistema del numero chiuso a Medicina riportando la sua esperienza non solo come professionista ma anche come mamma di una ragazza aspirante medico che non è riuscita a superare il test.

Ecco il testo integrale della lettera:

«Gentile Ministro Speranza, so benissimo che questo non è un periodo ottimale per poter prendere decisioni, ma sicuramente è un momento in cui tutti noi stiamo riflettendo nel vedere il disastro che stiamo vivendo.

La mia mail è per evidenziare, come già sottolineato da molti, in particolare in questi giorni, la carenza di medici. Mi piacerebbe sapere i vostri futuri progetti per i ragazzi che si iscriveranno alla Facoltà di medicina e chirurgia. Sono medico radiologo a Lecce, la medicina è la passione della mia famiglia da tre generazioni, posso dire che la radiologia è nata con mio nonno che è stato uno dei primi radiologi italiani, ma non voglio annoiarla con la mia storia.

Mi chiamo Maria Luisa Calabrese, mia figlia, come i figli di tanti, ha sostenuto i test di accesso a medicina, test sempre meno razionali e sempre meno utili, anzi frustranti e ideati per selezionare – in che maniera? Io come molti, non lo abbiamo ancora capito. Riproverà quest’anno, insieme a tantissimi ragazzi, e nessuno di loro potrà fare programmi sul come e dove cercare per tempo una sistemazione, ma questo è uno dei numerosi problemi che verranno.

Mi pongo tante domande e non sono la sola. Perché, per esempio, invece di mandare i nostri figli all’estero spendendo tanto denaro per le università europee non realizziamo in Italia posti universitari in auto sovvenzione cosicché i nostri soldi rimarrebbero in patria (ne abbiamo tanto bisogno!). Non dobbiamo certo togliere la possibilità di iscriversi ad una facoltà a chi non ha le possibilità economiche, perché sarebbe ingiusto ed anticostituzionale, ma è giusto e costituzionale essere in qualche modo costretti a studiare in Albania oppure in Romania o in Polonia o in Cecoslovacchia? Frequentare due anni di università per poi tentare di rientrare in Italia, se e quando ti fanno rientrare, e poi chissà. Ministro Speranza, giorni fa mi hanno telefonato dalla Romania (perché chiaramente siamo in contatto con tutti i call center possibili che fanno capo alle università straniere) dicendomi che ci sono posti per la facoltà di medicina in lingua rumena. Un idioma non intuitivo, né semplice. Immaginiamoci i primi concetti di chimica e biochimica: inimmaginabile per un ragazzo che intende approcciarsi a materie così complesse. Signor ministro, si rende conto? Studiare medicina in una lingua così difficile, capirne i concetti, sviscerarli, farli tuoi.

Non risponda dicendo che è l’Europa, che dobbiamo adattarci, perché o siamo conformi in tutto e per tutto alle regole europee oppure dissociamoci, rendiamo libere le nostre intelligenze. Noi abbiamo le migliori università, abbiamo i docenti più preparati. Perché non poter scegliere dove studiare? Con quale professore conseguire la laurea o la specializzazione? Perché colleghi più giovani di me, che avrebbero voluto specializzarsi, per esempio, in urologia sono poi, per ripiego, finiti a fare gli ortopedici o a conseguire diplomi in altre discipline? Sicuramente affascinanti materie, ma il punto è che non hanno potuto scegliere, perché non c’era posto o per mille altre, a mio parere, risolvibili ragioni. Abbiamo svilito una nobile professione, stiamo sopprimendo la passione di molti giovani ed anche la nostra di medici ‘più maturi’ costretti, peraltro, a non immaginare più un futuro certo per i nostri figli. Lo sa meglio di me che la vita seleziona e il numero chiuso è solo una manovra speculativa, una maniera per raccogliere denaro da noi genitori, dalle famiglie, in affanno oggi ancor più di ieri per via di questa inaspettata e drammatica emergenza. Mi riferisco alla preparazione dei test, ai libri necessari, ai corsi a pagamento e a mille altre cose di cui siamo inondati con le pubblicità che sicuramente Lei conoscerà. Mi riferisco alla preparazione ‘miracolosa’ da parte di alcune società che chiedono fior di quattrini per entrare a medicina all’estero, basta guardare su internet, basta recarsi per un ‘colloquio conoscitivo’.

Caro Ministro, la vita è una selezione naturale e non è sicuramente il numero chiuso o i quiz a fare di un ragazzo un buon medico, anzi: per esperienza posso dire che proprio il pensiero logico non deve essere applicato al singolo caso clinico, perché ne verrebbero delle diagnosi sbagliate e forvianti. Ai miei tempi, era il 1984, all’università di Perugia, eravamo iscritti al primo anno in 250. Siamo arrivati in 3 alla laurea nei 6 anni precisi richiesti, pressoché tutti persi per strada, per le mille problematiche che si possono incontrare. Perché non si annullano queste domande quiz, scoraggianti e poco idonee, peraltro elaborate con il sistema della domanda intrusa o quella sbagliata, ma che senso ha? Un ‘non senso’ tanto che molti hanno passato l’esame con una bella dosa di fortuna, è bastato mettere una crocetta a caso.

Lo sa che per riuscire ad entrare alla facoltà di medicina è necessaria una preparazione scientifica corrispondente al primo e secondo anno completi, in pratica devi conoscere un quarto delle materie in maniera impeccabile e poi ‘superarle’ con i trabocchetti? Non tutti poi hanno conseguito la maturità scientifica, ci sono ragazzi che hanno la maturità linguistica o classica e mio caro Ministro non in tutte le scuole i programmi vengono svolti con l’intento di preparare i nostri figli ad entrare a medicina, che è ben altra cosa. Poi, onestamente, non sempre si decide di voler diventare medico due anni prima della maturità (tempo minimo necessario per prepararsi ai quiz). Come può un ragazzo, a soli 16 anni, capire con certezza cosa dovrà fare da grande? C’è chi potrebbe pensarci l’estate stessa della fine del liceo. Allora perché non organizzare invece un colloquio motivazionale? Perché non far esaminare i nostri figli da medici che lavorano in prima linea, per capire sino a che punto questi vogliono veramente intraprendere il percorso di studio?

Ministro, essere medici non è solo pagine e pagine di libri da studiare! Intanto è recente la notizia che in questa emergenza siano arrivati in Italia medici dalla Russia e dalla Cina, sarà difficilissima la comunicazione tra medico e paziente, ma questo forse è l’aspetto meno importante per molti ed in questo momento. Per me medico e conoscitore dell’animo umano e di coloro che soffrono, invece è determinante (‘il tempo della comunicazione è tempo di cura’).

Ministro prepariamo la nostra Italia, prepariamo i nostri ragazzi. Le squadre si organizzano per tempo e forse, se così fosse stato fatto, non avremmo avuto le difficoltà che abbiamo oggi in questa emergenza, che a mio parere e per mille motivi non sarà unica e isolata, ma questo è altro discorso. La prego di non lasciare la mia mail ‘carta al vento’. Questa richiesta, che è di tanti genitori e famiglie e soprattutto di molti giovani, non deve rimanere una semplice riflessione».

 

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