Includere le persone con disabilità nella ricostruzione dell’Ucraina non è solo un atto di giustizia, ma una strategia concreta per costruire un Paese più forte e resiliente. È questo il messaggio al cuore della quarta edizione della Ukraine Recovery Conference, in corso a Roma, dove per la prima volta i diritti delle persone con disabilità hanno trovato spazio nei lavori ufficiali. A rendere possibile questo importante passo avanti è stata un’azione di advocacy congiunta condotta da numerose realtà del movimento italiano e internazionale della disabilità: European Disability Forum (EDF), CBM Italia, Forum Italiano Disabilità (FID) e le organizzazioni ucraine NAPD (National Association of Persons with Disabilities) e LoS (League of the Strong).
Prima dell’inizio del conflitto, in Ucraina si contavano circa 2,7 milioni di persone con disabilità. Oggi, a questi numeri si aggiungono almeno 300mila persone che hanno acquisito una disabilità a causa delle ferite di guerra. E secondo EDF, la cifra continua a salire. In tutte le emergenze umanitarie, le persone con disabilità risultano quattro volte più a rischio di morire: spesso non possono raggiungere i rifugi per barriere architettoniche, non ricevono informazioni accessibili, non hanno le risorse o i mezzi per lasciare le loro case. Una vulnerabilità strutturale, troppo spesso dimenticata.
“La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata sia dall’Ucraina sia dall’Unione europea, sancisce con l’articolo 11 la protezione delle persone con disabilità in situazioni di conflitto e emergenze umanitarie”, ricorda Massimo Maggio, direttore di CBM Italia. Negli ultimi tre anni, grazie al sostegno della cooperazione tedesca e di donatori italiani, CBM ha lavorato fianco a fianco con le organizzazioni locali, raggiungendo 98mila persone in Ucraina e nei Paesi limitrofi. L’assistenza ha riguardato cure mediche, supporto psicosociale, riabilitazione, aiuti economici diretti e attività di empowerment delle associazioni locali. “Il nostro approccio è quello del disability mainstreaming – spiega Maggio –: la disabilità non è un settore a parte, ma un’ottica da integrare in ogni fase della ripresa. È così che ogni progetto diventa anche uno strumento di inclusione”.
“L’Ucraina ha ora un’occasione unica: non solo ricostruire ciò che è andato distrutto, ma progettare qualcosa di più giusto e sostenibile fin dall’inizio”, commenta Gunta Anča, vicepresidente dell’European Disability Forum e donna con disabilità. Secondo Anča, un’Ucraina accessibile non è solo un beneficio per chi vive con una disabilità, ma un vantaggio per l’intera società. “Strade accessibili sono utili anche per chi spinge un passeggino, per gli anziani, per i soldati feriti. Una comunicazione chiara e accessibile serve a tutti. L’inclusione – concludeo – non riguarda solo le persone con disabilità: riguarda tutti noi”.
La presenza della disabilità nei lavori ufficiali della Conferenza è stata sostenuta anche da un evento collaterale promosso dalla ministra italiana per le Disabilità, Alessandra Locatelli, in collaborazione con EDF, e da un panel interamente dedicato al tema. Nei due giorni di lavori, i diritti delle persone con disabilità e la loro centralità per lo sviluppo del capitale umano ucraino sono stati citati in più interventi, a partire dal discorso inaugurale della first lady ucraina Olena Zelenska, che ha parlato di accessibilità, salute mentale, educazione, pari opportunità e riabilitazione come pilastri di una ricostruzione non solo fisica, ma anche sociale.
Ospedali, scuole, case, infrastrutture, lavoro, welfare: sono tanti gli ambiti in cui la presenza attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni potrà fare la differenza. Ma per passare dalle parole ai fatti, servirà l’impegno concreto anche del settore privato, delle imprese e dei donatori internazionali. Solo attraverso la collaborazione tra istituzioni, cittadini, società civile e mondo produttivo sarà possibile garantire una ricostruzione che non lasci indietro nessuno, e che faccia dell’inclusione una risorsa per l’intero Paese.
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