Salute 22 Luglio 2025 15:36

Diabete di tipo 1, ecco perché in Africa molti bambini e adolescenti sopravvivono anche senza insulina

Un maxi-studio condotto su 900 giovani provenienti da Camerun, Uganda e Sudafrica dimostra che due giovani su tre diagnosticati con diabete di tipo 1 hanno in realtà una forma non autoimmune
Diabete di tipo 1, ecco perché in Africa molti bambini e adolescenti sopravvivono anche senza insulina

In alcune regioni dell’Africa subsahariana, da anni, i medici osservavano un fenomeno difficile da spiegare: bambini e adolescenti diagnosticati con diabete di tipo 1 riuscivano a sopravvivere anche senza iniezioni quotidiane di insulina. Una circostanza considerata anomala per una patologia che, nella sua forma autoimmune classica, impone una terapia insulinica a vita. Ora, un vasto studio internazionale appena pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology svela il perché: in due casi su tre si tratta di una nuova forma di diabete, diversa dal tipo 1.

Uno studio senza precedenti

Il lavoro è il più ampio mai condotto sul diabete giovanile in Africa. Ha coinvolto quasi 900 giovani sotto i 30 anni provenienti da Camerun, Uganda e Sudafrica, tutti inizialmente diagnosticati con diabete di tipo 1. La ricerca, finanziata dal National Institute for Health and Care Research britannico, è stata condotta da ricercatori dell’Università di Yaoundé (Camerun), dell’MRC/Uganda Virus Research Institute della London School of Hygiene and Tropical Medicine, dell’Università del Witwatersrand (Sudafrica) e dell’Università di Exeter (Regno Unito).

Risultati che sorprendono

I risultati ottenuti hanno sorpreso gli stessi ricercatori: “Circa il 65% dei giovani arruolati per lo studio non aveva gli anticorpi tipici del diabete autoimmune, né presentava predisposizione genetica al diabete di tipo 1”, spiegano. Non solo: i pazienti “non mostravano nemmeno caratteristiche compatibili con altre forme note di diabete, come il tipo 2 o quello correlato alla malnutrizione”. Tutto lascia pensare a un nuovo sottotipo di diabete non autoimmune, non classificato finora a livello globale.

Ecco perché sopravvivono senza insulina

“Ci siamo sempre chiesti perché molti giovani a cui era stato diagnosticato il diabete di tipo 1 riuscissero a sopravvivere senza insulina, almeno per un certo periodo. Ora, questi nuovi risultati confermano il nostro sospetto di lunga data – afferma Jean Claude Katte, ricercatore dell’Università di Exeter e dell’Exeter NIHR Biomedical Research Centre -. Nel diabete autoimmune classico, questa situazione è estremamente rara”. La scoperta è stata ribattezzata progetto YODA (Young-Onset Diabetes in Sub-Saharan Africa). E potrebbe cambiare il modo in cui si diagnostica e si tratta il diabete in milioni di persone.

Un’eccezione africana?

Per verificare se questo nuovo tipo di diabete esista anche fuori dall’Africa, gli scienziati hanno analizzato i dati di oltre 3mila bambini inclusi nello studio statunitense SEARCH for Diabetes in Youth. Il sottotipo è emerso “in un piccolo numero di bambini afroamericani, ma era assente nei partecipanti bianchi”, osservano. Il che suggerisce, secondo i ricercatori, una possibile origine legata a fattori ambientali o ancestrali, e non a una predisposizione genetica generalizzata. “La scoperta evidenzia una lacuna importante nella ricerca globale sul diabete”, commentano gli autori dello studio. “Finora, la maggior parte degli studi si è concentrata sulle popolazioni occidentali bianche, trascurando la diversità genetica e ambientale nei diversi contesti regionali”. Il prossimo passo sarà cercare di capire le cause di questa nuova forma: “Potrebbero essere infezioni, fattori nutrizionali o tossine ambientali. Se riusciremo a identificarle, potremmo prevenire nuovi casi e sviluppare trattamenti più mirati”, sottolinea Katte.

Un campanello d’allarme per la comunità scientifica

Per Moffat Nyirenda, direttore dell’MRC/Uganda Virus Research Institute e referente della London School of Hygiene and Tropical Medicine, “questi risultati sono un campanello d’allarme. Sfidano le nostre convinzioni sul diabete di tipo 1 e dimostrano che la malattia può manifestarsi in modo diverso nei bambini e adolescenti africani. Dobbiamo approfondire le nostre ricerche sui fattori biologici e ambientali, e assicurarci che diagnosi e trattamenti siano adeguati al contesto locale”. Un concetto ribadito con forza anche da Eugene Sobngwi, direttore della Health Care Organisation and Technology presso il ministero della Salute del Camerun e ricercatore senior sul diabete: “È urgente – conclude – investire in una ricerca che tenga conto delle specificità regionali. Altrimenti rischiamo di diagnosticare e trattare in modo errato milioni di persone”.

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Tumori, Lilt: “La prevenzione non va in vacanza”

Visite ambulatoriali attive in tutta Italia anche durante l’estate per non perdere tempo prezioso nella diagnosi precoce dei tumori
di I.F.
Advocacy e Associazioni

Nasce la Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA): come orientarsi tra tempi, priorità e (domani) strutture sanitarie

E' online la prima versione della Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA) che permette a cittadini e associazioni di conoscere i tempi di attesa per visite ed esami, prestazioni urgenti in...
Lavoro e Professioni

Medici ex specializzandi, approvata la Legge di Delegazione Europea. Ora tavolo tecnico ricognitivo interministeriale su sentenza CGUE

In studio gli effetti della storica sentenza della CGUE che ha accolto il ricorso promosso da Consulcesi: “Confermata la battaglia per il diritto”
Salute

Diabete, Glifozine arriva in farmacia e senza piano terapeutico

Le reazioni delle istituzioni e delle associazioni dei pazienti alla decisione dell'Aifa: “Una semplificazione concreta per milioni di pazienti”
di I.F.