Contributi e Opinioni 23 Agosto 2022 11:02

Sempre più frequenti gli atti di violenza rivolti ai Medici in corso di pubblico servizio

di Emilio Piccione, Prof. Emerito Ginecologia e Ostetricia Tor Vergata e Università Cattolica Tirana

di Emilio Piccione, Prof. Emerito Ginecologia e Ostetricia Tor Vergata e Università Cattolica Tirana
Sempre più frequenti gli atti di violenza rivolti ai Medici in corso di pubblico servizio

Il “bastone” di asclepio, il suo spiccato culto nella medicina mitologica e le vere e proprie “bastonate” al giorno d’oggi dirette alla classe medica.

È di pochi giorni fa la notizia, diffusa dalla stampa nazionale, che una donna che si era rivolta al Pronto Soccorso di un Ospedale Pubblico italiano per chiedere di essere ricoverata nel reparto di Psichiatria, vistasi respinta tale sua richiesta, ha fatto ricorso ad un bastone che portava con sé per colpire violentemente e aggredire il medico di turno perché questi aveva ostacolato il suo ricovero in ospedale.

La notizia ha fatto subito scalpore non solo perché ancora una volta la classe medica è stata violentemente aggredita in corso di pubblico servizio, ma anche e soprattutto perché il corpo contundente cui si è fatto ricorso per colpire più volte il Medico è stato un bastone che la donna portava con sé, sì proprio quel “bastone” che, invece, nella Medicina mitologica tutti ricordiamo essere portato da Asclepio medico, e che aveva il potere di curare ogni tipo di malattia. Ragioni per le quali ne facevano, tra la gente, oggetto di particolare adorazione.

Nella mitologia greco-romana i Medici che erano in grado di curare grazie alla loro meravigliosa perizia erano collocati nel mondo degli Dei e a loro venivano dedicati templi quali luoghi di culto.

In effetti, questi Medici erano osannati dalla popolazione perché erano guaritori, ridavano quel bene prezioso che è la salute ed erano in grado di garantire una dolce morte.

Così, non deve stupirci come la venerazione per Asclepio, con il serpente che avvolge il suo “bastone” e che è il simbolo universale del soccorso medico, si estendesse su un vastissimo territorio compreso, nell’antica Grecia, tra Epidauro che era il centro principale fino a Pergamo che, tra tutti gli altri, era il centro più importante.; e questo perché si riteneva che Egli praticasse, in particolare, la Medicina cosiddetta eroica. Tant’è che perfino dopo la sua morte Asclepio e il suo serpente furono posti in cielo, raffigurati nella costellazione di Ofinco o del Serpente. D’altra parte, quale figlio d’arte, essendo stato generato da Apollo, il Medico cui veniva attribuita la scienza della guarigione, Asclepio, non poteva, di certo, non rappresentare un diverso ruolo e non avere una più che meritata consacrazione.

Né dobbiamo meravigliarci come particolarmente forte fosse assolutamente cieca la fiducia anche per Podalirio, figlio di Asclepio che, per la sua singolare perizia medica, fu fatto, poi, Signore di Chersoneso e ascritto tra gli Dei.

Da quanto stiamo raccontando, rifacendoci a quella che era la figura medica nella mitologia greca e al di là, comunque, di ogni considerazione sulla tipologia di culto che la popolazione riservava a chi esercitava in modo superiore l’arte medica, una cosa è sicuramente certa: e cioè, come l’operato messo in atto da chi sapeva  guarire le sofferenze e le malattie di quanti ne chiedevano le cure, fosse visto non solo  essere un’opportunità per chi ne poteva godere i principi terapeutici, ma anche, e soprattutto , rappresentare una preziosa risorsa di benessere da giudicare come un  magico rimedio di origine divina.

Certo, anche nella realtà medica mitologica, si narra come i Medici che erano audaci per le loro virtù terapeutiche superiori, potessero essere visti, a volte, dagli Dei con grande preoccupazione al punto tale da essere eliminati. Come nel caso di Zeus che, geloso della presenza di un proprio figlio, stimatissimo Medico che esercitava anch’egli la Medicina eroica resuscitando i morti tra gli esseri viventi, un bel giorno decise di uccidere il suo stesso figlio con un fulmine scaturito da quel cielo dove il figlio generato voleva poter sedere. Ma sono eventi, questi ultimi, tuttavia, da immaginare così rari nel loro verificarsi, tali da non giungere a scalfire quei valori veri di cui allora era costituita la figura dell’esercente l’arte della Medicina. Che per la dignità e il rispetto che godeva veniva, appunto, venerato e soggetto al culto, tanto da potere assicurarsi un posto tra gli Dei.

Sin dall’epoca di Asclepio, la classe medica ha avuto nel suo “bastone” avvolto da un serpente l’emblema simbolo della professione. Questo bastone altro non è che una verga che nel mito ha il potere di guarire ogni tipo di malattia. Mentre il serpente, che con il cambiamento della sua pelle rappresenta il significato della fertilità e, quindi, del rinnovamento, in ogni caso rimane l’espressione della conoscenza.

Aggredire, pertanto, fisicamente e verbalmente la classe medica nell’esercizio della sua professione come si sta sempre più verificando al giorno d’oggi, da parte di un’utenza che vuole così manifestare pubblicamente la sua insoddisfazione e la propria rabbia per l’organizzazione dell’assistenza prestata nei luoghi di pronto soccorso o di degenza ospedaliera, altro  non è che un modo  fortemente offensivo nei confronti di chi ha giurato di esercitare la professione medica con senso di lealtà, onestà intellettuale e di responsabilità. E che lo ha fatto sul nome di chi ha creato e ha insegnato l’arte della Medicina.

Se poi l’aggressione nei confronti della classe medica avviene con delle vere “bastonate”, sì proprio quelle inferte con un bastone in modo così violento tale da comportare fratture ossee a carico di Medici in corso di pubblico servizio, come si è verificato alcuni giorni addietro nel nostro paese, allora il significato di questo inaccettabile, gratuito gesto di violenza assume un valore ben diverso. Non solo perché pericoloso per la vita delle persone, ma anche e soprattutto perchè come corpo contundente sia stato preso in prestito proprio il simbolo della professione medica, vale a dire quel “bastone” con cui è rappresentato Asclepio Medico e che assurge ad espressione di un potere che, per eccellenza, guarisce ogni tipo di malattia.

Aver toccato questa volta proprio il “bastone” di Asclepio per colpire la classe medica, è stato un atto molto grave, inaccettabile, quasi provocatorio, teso a volere indebolire la categoria in generale sui principi che, invece, la rendono quanto mai compatta e strettamente unita tutta,  grazie ai valori che sono virtualmente scritti in quel “ bastone” avvolto dal serpente, inneggianti rispettivamente alla tutela della salute e alla conoscenza.

Ecco perché è da rigettare duramente ogni azione di violenza che viene rivolta verso l’intera classe medica, ancor di più se si scomoda, in modo vorremmo dire quasi apocrifo, quello che è il simbolo per eccellenza della professione medica.

Che siano decisamente attente e ben ferme tutte le istituzioni competenti nel condannare con tutti i mezzi possibili, ogni tipo di aggressione diretta ai camici bianchi, in particolare se in corso di pubblico servizio, tutelandone non solo i rischi fisici cui possono andare incontro, ma anche e soprattutto proteggendone quell’immagine di categoria che fin dalla Medicina mitologica si è sempre contraddistinta per la piena e costante disponibilità verso quanti soffrono e chiedono un aiuto terapeutico.

Ricordando che nel mito la figura medica, proprio perché guariva dalle malattie, godeva di un ruolo quasi sacro.

Un ruolo, che faceva sì che si sviluppasse quel particolare culto che portava, poi, a vedere la celebrità di questa figura medica sicuramente ascritta tra il mondo degli Dei.

 

 

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