Il caldo estremo mette a rischio anche l’efficacia e la sicurezza dei farmaci. A mettere in guardia è Mauro Minelli, immunologo clinico e docente di Nutrizione umana all’Università Lum, che invita a prestare la massima attenzione alla gestione delle terapie farmacologiche nei periodi di afa. “Alcuni medicinali – spiega – possono provocare reazioni avverse se assunti quando fa molto caldo. E non è sempre facile riconoscere i segnali di allarme”. I sintomi da tenere d’occhio? “Disturbi nuovi, in precedenza non percepiti: nausea, stanchezza insolita, difficoltà di concentrazione, mal di testa”. Campanelli d’allarme che non andrebbero mai sottovalutati, soprattutto se si assumono farmaci che, per composizione e meccanismo d’azione, possono risultare particolarmente sensibili alle alte temperature.
Tra questi, spiega Minelli, rientrano alcuni ipoglicemizzanti orali come le glifozine, utilizzate nel trattamento del diabete. Ma non sono gli unici: anche i farmaci per il controllo del colesterolo, in particolare le statine, meritano attenzione. Lo stesso vale per gli antidolorifici contenenti caffeina, per molti antinfiammatori non steroidei – tra cui diclofenac, naprossene e ibuprofene – e per gli immunosoppressori come l’apremilast, spesso prescritto nei pazienti con psoriasi. A questi si aggiungono alcuni antibiotici, in particolare le tetracicline, ma anche farmaci come il litio, utilizzato nel disturbo bipolare, o antipsicotici come l’aloperidolo, che possono interferire con i segnali fisiologici del surriscaldamento corporeo.
Non vanno trascurati, inoltre, gli antistaminici, capaci di interferire con i meccanismi di termoregolazione e ridurre la sudorazione, e i lassativi, che – se assunti in modo non controllato – possono alterare l’equilibrio idro-elettrolitico. E ancora, i diuretici, che amplificano l’effetto della sudorazione aumentando il rischio di disidratazione e ipotensione, così come i betabloccanti e i decongestionanti, che riducono il flusso di sangue verso la superficie della pelle, ostacolando la dispersione del calore. Anche i contraccettivi orali, conclude Minelli, possono risultare più problematici del solito in presenza di temperature elevate.
“Una delle motivazioni più frequenti per cui questi farmaci possono essere mal tollerati con il caldo – sottolinea l’immunologo – è proprio il loro effetto disidratante, spesso molto più potente di quanto si pensi”. Da qui l’importanza di una corretta idratazione, da mantenere costante per tutta la giornata, associando acqua a sali minerali e alimenti ricchi di liquidi, come frutta e verdura fresca. “Idratarsi adeguatamente è il primo e più efficace strumento per prevenire il colpo di calore e sostenere l’organismo nel suo equilibrio”. Ma c’è un altro rischio, spesso sottovalutato: quello della fotosensibilizzazione. “Antistaminici, benzodiazepine, antidepressivi, antinfiammatori non steroidei, ma anche alcuni antibiotici – come i sulfamidici, i chinolonici e le tetracicline – aumentano sensibilmente la reattività della pelle alla luce solare – avverte Minelli -. Il risultato è l’insorgenza, anche rapida, di eritemi violenti, arrossamenti, bruciori e gonfiori cutanei, spesso molto dolorosi”.ù
Ascoltare il proprio corpo e segnalare al medico qualsiasi disturbo insolito è la regola principale da tenere sempre bene a mente: “Non si devono mai sospendere le terapie senza il parere dello specialista – conclude Minelli – . Ma è essenziale imparare a convivere con il caldo anche sotto terapia, adattando abitudini e stili di vita a tutela della propria salute”.