Di caldo si muore e a perdere la vita sono i più fragili. L’ondata di calore che ha investito l’Europa tra il 23 giugno e il 2 luglio ha provocato almeno 1.500 decessi in eccesso in 12 città europee. A dirlo è uno studio congiunto dell’Imperial College London e della London School of Hygiene & Tropical Medicine. In Italia, Milano e Roma hanno pagato il prezzo più alto: quasi 500 vittime in totale, con il capoluogo lombardo in cima alla drammatica classifica.
Lo studio, primo nel suo genere per rapidità di analisi, ha attribuito in modo diretto l’eccesso di mortalità alle temperature estreme amplificate dal cambiamento climatico antropico. Il riscaldamento globale, spiegano gli autori, ha aumentato le temperature dell’ondata di calore fino a +4°C, triplicando il numero di decessi attesi. Il confronto con un’ipotetica ondata “più fresca” in condizioni pre-industriali conferma la portata dell’impatto climatico. “Ogni frazione di grado conta – avverte Garyfallos Konstantinoudis del Grantham Institute – anche una differenza tra 1,4 e 1,6°C può determinare centinaia di vittime in più”.
Oltre a Milano e Roma (rispettivamente 326 e 164 decessi stimati), anche Barcellona (286 morti), Parigi (235), Londra (171) e Madrid (108) hanno visto crescere drammaticamente il bilancio del caldo. Atene, Budapest, Zagabria, Francoforte, Lisbona e Sassari completano l’elenco con numeri inferiori, ma comunque significativi. A Madrid, il 90% dei decessi è stato attribuito direttamente al climate change.
L’88% delle vittime apparteneva alla fascia d’età over 65, ma anche tra i 20 e i 64 anni si sono registrati 183 decessi. “Chi soffre di patologie croniche – cardiovascolari, respiratorie, neurologiche – è particolarmente vulnerabile”, spiegano i ricercatori. Eppure, i dati dimostrano che il caldo estremo è un pericolo reale anche per chi non presenta fattori di rischio evidenti. “Le ondate di calore sono diventate eventi frequenti – ammonisce Ben Clarke, Centre for Environmental Policy – e continueranno a intensificarsi se non cambieremo rotta”.
Il numero di morti registrato durante questa ondata di calore supera quello di eventi drammatici come l’alluvione di Valencia del 2024 (224 morti) o quella del Nord Europa del 2021 (243). Ma il caldo, sottolineano gli esperti, è un “killer invisibile”: non lascia immagini di devastazione, ma si insinua nella vita quotidiana, mietendo vittime fuori dall’attenzione pubblica.
I ricercatori invitano i governi a rafforzare le strategie di adattamento urbano: più spazi verdi e blu, riduzione dell’effetto “isola di calore” nelle città, creazione di centri di raffreddamento accessibili. In parallelo, servono misure urgenti per ridurre le emissioni: “Senza un’uscita rapida dai combustibili fossili – concludono gli autori – rischiamo di affrontare ondate di calore sempre più letali, con un impatto insostenibile sui sistemi sanitari pubblici”.