Ambiente 10 Gennaio 2023 16:05

Plastica ovunque, anche nelle urine. Lo studio italiano

Lo studio ha analizzato campioni di urine di sei donatori sani, uomini e donne tra i 16 e i 35 anni trovando microparticelle di plastiche

Plastica ovunque, anche nelle urine. Lo studio italiano

Trovate per la prima volta microplastiche nelle urine umane. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Toxics. L’indagine è stata condotta nell’ambito del progetto EcoFoodFertility, prima ricerca al mondo multicentrica di biomonitoraggio umano che sta ricercando in diverse aree ad alto rischio ambientale la presenza di diversi contaminanti ambientali ed i loro effetti sulla salute umana a partire da quella riproduttiva.

Analizzati campioni di urine di sei donatori sani tra i 16 e i 35 anni

Lo studio è nato dalla collaborazione tra il gruppo di ricerca coordinato dalla Prof.ssa Oriana Motta del Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno, il coordinatore del progetto EcoFoodFertility, dott. Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL Salerno, nonché Presidente della Società Italiana della Riproduzione umana e il gruppo di ricerca coordinato dalla Prof.ssa Elisabetta Giorgini del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente  dell’Università Politecnica delle Marche. Ha analizzato campioni di urine di sei donatori sani, uomini e donne tra i 16 e i 35 anni, con indici antropometrici nella media provenienti da aree diverse del salernitano e dell’area Nord di Napoli.

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Trovate microparticelle di plastiche nelle urine

È stato sviluppato un rigido protocollo plastic-free, presso il Dipartimento di Medicina di Salerno dalle Dottoresse Concetta Pironti e Maria Ricciardi, che ha eliminato ogni possibile contaminazione esterna a partire dalla raccolta dei campioni in speciali contenitori di vetro fino alle procedure tecniche in laboratorio. La Dott.ssa Valentina Notarstefano ha riconosciuto e caratterizzato tramite la Microspettroscopia Raman, in dotazione al Dipartimento di Scienze della vita e dell’Ambiente del Politecnico delle Marche, le microparticelle di plastiche nelle urine. Già in precedenza questa sofisticata strumentazione aveva permesso di individuare per la prima volta microplastiche nella placenta umana e nel latte materno. Sono stati identificati 7 frammenti di materiale polimerico, di cui due in campioni femminili e gli altri in campioni maschili. Le particelle hanno dimensioni tra i 4 e i 15 millesimi di millimetro (micron), cioè grandi come un batterio o un granellino di pulviscolo.

Polipropilene, polietilene, polivinil cloruro e polivinil acetato

Tutti i frammenti sono stati identificati chimicamente come polipropilene, polietilene, polivinil cloruro e polivinil acetato, che sono i materiali polimerici più comunemente utilizzati. «L’origine di questi frammenti potrebbe essere varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il viso e il corpo, adesivi, bevande, cibi o anche particelle aerodisperse nell’ambiente, per cui l’ingresso nell’organismo umano può avvenire attraverso l’alimentazione per via gastrointestinale, l’apparato respiratorio, ma anche attraverso la via cutanea» spiegano Oriana Motta ed Elisabetta Giorgini.

L’emergenza da contaminazione della plastica

«L’escrezione nelle urine invece, più che dipendere dal passaggio per via glomerulare, troppo selettiva per queste dimensioni, potrebbe avvenire per via peritubulare renale attraverso meccanismi cosiddetti di endocitosi ed esocitosi, sistemi che utilizzano le cellule per inglobare grosse particelle e trasportarle da una parte all’altra» spiega il dottor Montano. «Ovviamente – commentano gli autori – si stanno indagando altre matrici umane insospettabili che, se confermate negli esperimenti in corso, rappresenterebbero una conferma di quanto la contaminazione della plastica, che oramai sembra una costante in particolare nel sistema gastrointestinale di specie aquatiche, sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato». Diversi, infatti, «sono gli studi che indicano come il nostro organismo reagisca alla presenza di corpi esterni e di come la plastica alteri alcuni processi metabolici. D’altronde, le stesse microplastiche fanno da vettori per altri tipi di contaminanti ambientali che legandosi ad esse procurano ulteriori danni all’interno del nostro organismo a partire proprio dagli organi riproduttivi, particolarmente sensibili agli inquinanti chimici» conclude Montano.

 

 

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