La cura dei pazienti con tumori del sangue non può prescindere dal benessere emotivo e psicologico. Per questo, per porre al centro del percorso terapeutico di ognuno anche il sostegno psicologico, l’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail) ha organizzato il primo Convegno nazionale di psiconcologia “La cura che ascolta. Il ruolo della psico-oncologia per il benessere dei pazienti ematologici. L’esperienza di Ail e l’impegno delle Istituzioni nelle politiche sanitarie”. Ad introdurre i lavori, il presidente nazionale Ail, Giuseppe Toro, tracciando il profilo di un modello di cura integrata in cui il supporto psicologico non è solo un elemento accessorio, ma una componente strutturale dell’assistenza. ‘La cura che ascolta’ è un invito concreto a ripensare la sanità a partire dai bisogni delle persone: ogni paziente, familiare o caregiver deve potersi sentire compreso, accompagnato e sostenuto lungo tutto il percorso di malattia.
“Il primo Convegno nazionale Ail di psiconcologia rappresenta un momento fondamentale per approfondire l’importanza del supporto psicologico nell’assistenza oncologica – afferma Toro – . In Ail crediamo che la cura non debba limitarsi alla sfera fisica, ma debba abbracciare anche le esigenze emotive e psicologiche del malato. L’ascolto attento e la comunicazione empatica sono essenziali per costruire una relazione di fiducia con il paziente e migliorare la qualità della sua vita durante tutto il percorso terapeutico. Questo convegno è stato un’opportunità per riflettere insieme su come rendere l’approccio psicosociale parte integrante del trattamento, promuovendo una visione di cura che rispetti la persona nella sua totalità. Ail, da oltre 55 anni, è impegnata nel sostegno psicologico dei pazienti ematologici, con oltre 60 psicologi formati per offrire un supporto qualificato a chi affronta le sfide della malattia”.
“Le parole sono pietre e spesso i medici le lanciano come piume – sottolinea Giuseppe Antonelli, professore di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia, citando il commento di un paziente a una delle voci del ‘Dizionario Emozionale – Atlante delle Parole chiave in oncologia’ -. Il potere delle parole nasce dal fatto che “arrivano direttamente al nostro cervello, influenzano i nostri pensieri, condizionano le nostre emozioni – spiega Antonelli – Di qui il pericolo di usare le parole sbagliate o di caricare di valenze esageratamente negative certe parole. Occorre, dunque, imparare a ripensare tutto il linguaggio alla base della relazione tra medico e paziente. Intervenire su certi termini oscuri e inquietanti, correggerne le ambiguità, rivederne il corredo di immagini metaforiche in direzione di una forte e salda alleanza terapeutica con la graduale costruzione di un nuovo equilibrio: fisico, psicologico, emotivo. La cura delle parole, le parole della cura”.
Nel dialogo con i rappresentanti istituzionali, si è rimarcata la necessità di inserire stabilmente la figura dello psiconcologo nei team multidisciplinari ospedalieri, riconoscendo a livello normativo e contrattuale il suo ruolo fondamentale nei percorsi di diagnosi e terapia. Alcune Regioni, è stato ricordato, hanno già avviato iniziative legislative in questa direzione. Come evidenziano i risultati del censimento Ail 2024 sui servizi di psicologia attivati sul territorio nazionale attraverso l’opera delle Sezioni Ail, presentati nel corso del convegno, attualmente risultano presenti 61 psicologi e sono 41 le Sezioni dell’associazione che offrono servizi di supporto psicologico. I principali servizi attivati includono: supporto psicologico individuale (57 sezioni); psicoterapia (32 sezioni); interventi di riabilitazione (12 sezioni); formazione per i volontari Ail (36 sezioni). Nel 2024, sono stati 5.192 i pazienti che hanno beneficiato del servizio di psicologia Ail, con interventi rivolti in modo specifico a: adulti (58 servizi); pazienti pediatrici (4 servizi); familiari e caregiver (55 servizi) e operatori sanitari (25 servizi).
In occasione del convegno, al quale hanno partecipato Elvira Tulimieri, psicologa e presidente Ail Salerno, e Ilenia Trifirò, psicologa di Ail Palermo-Trapani, sono stati distribuiti i ‘Quaderni di psico-oncologia Ail’ contenenti le buone prassi per la formazione dei volontari e le buone prassi del servizio di psiconcologia Ail in ematologia. “Studi recenti – osserva Anna Costantini, past president e consigliere nazionale Sipo (Società italiana di psico-oncologia) – confermano quanto sia cruciale una comunicazione efficace in oncologia che non solo migliora l’accuratezza nella raccolta dei dati sui sintomi e sugli effetti collaterali, ma influisce anche sul benessere emozionale del paziente e sulla soddisfazione complessiva di pazienti e medici. Tuttavia, nonostante i benefici dimostrabili, una parte significativa dei medici non ha ancora acquisito le competenze necessarie per affrontare tematiche così delicate. La comunicazione di cattive notizie, infatti, è un’abilità che va appresa e perfezionata, non un talento innato, e per questo è essenziale introdurre programmi formativi mirati a tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza oncologica”.
Il convegno si è concluso con un appello chiaro: rendere il supporto psiconcologico un diritto riconosciuto per ogni paziente onco-ematologico. L’auspicio di Ail è che l’evento rappresenti l’inizio di un percorso condiviso tra associazioni, professionisti e istituzioni per promuovere una cura sempre più centrata sulla persona. “Nel campo delle cure palliative e oncologiche, la capacità di comunicare notizie difficili è fondamentale – dice Claudio Cartoni, responsabile Unità Cure palliative e domiciliari, Uoc Ematologia Umberto I di Roma – Studi hanno dimostrato che una comunicazione adeguata non solo favorisce la compliance e la soddisfazione del paziente, ma riduce anche il rischio di contenziosi legali e il burnout dei medici. La comunicazione in oncologia non è più un aspetto secondario; è una competenza che deve essere formata e perfezionata. La nostra esperienza conferma che interventi educativi sui professionisti sanitari, capaci di insegnare le giuste modalità di comunicazione, sono essenziali per garantire un’assistenza che rispetti la dignità e il benessere del paziente in tutte le fasi della malattia”.
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