L’ictus non è un pericolo solo per gli anziani. Può colpire, ed accade sempre più spesso, anche nel pieno della vita: studenti universitari, giovani professionisti, genitori appena trentenni. E quando accade, lo fa con una violenza che spiazza. Perché nessuno se lo aspetta, e soprattutto nessuno è preparato. A lanciare l’allarme è A.L.I.Ce. Italia Odv, l’associazione per la lotta all’ictus cerebrale, che mette nero su bianco un dato inquietante: oggi fino al 15% degli ictus colpisce adulti tra i 18 e i 50 anni. Per questo, avverte la professoressa Marina Diomedi, neurologa e membro del comitato scientifico di A.L.I.Ce “sottovalutare i sintomi è un errore fatale. Il problema non è solo che i giovani non si controllano. È che nessuno glielo chiede. Non è previsto uno screening sistematico della pressione arteriosa o dei livelli di colesterolo in età precoce. Come se la prevenzione fosse una cosa da adulti, ma l’ictus no”. Se colpisce i giovani, infatti, può essere ancora più letale che tra gli anziani, o creare un’invalidità peggiore. Questo perché, avendo davanti a sé una lunga aspettativa di vita, le conseguenze motorie, cognitive, emotive, accompagneranno il giovane colpito da ictus per tutto il resto della vita. Il tutto, non senza conseguenze sulla famiglia e su chi se ne prenderà cura.
I numeri parlano chiaro. Aumentano ipertensione, obesità, dislipidemie. Cresce il diabete giovanile, specie quello di tipo 2 legato a stili di vita errati. E poi ci sono i fumatori precoci: c’è chi già a vent’anni fuma un pacchetto al giorno. Senza considerare i danni del binge drinking, l’ubriacatura del sabato sera, sempre più diffuso anche tra i giovanissimi. I dati raccolti da A.L.I.Ce. Italia mostrano, infatti, che l’abuso di alcol aumenta fino a quattro volte il rischio di ictus, e l’uso di droghe come cocaina e anfetamine può scatenare un’emergenza neurologica nel giro di pochi minuti. Come se non bastasse, per le giovani donne l’emicrania con aura – specie se associata a fumo e contraccettivi orali – è un fattore di rischio moltiplicato.
“Abbiamo bisogno di un approccio nuovo, che parli ai giovani con il loro linguaggio e nei loro luoghi – spiega Andrea Vianello, presidente dell’associazione -. Per questo nei prossimi mesi attiveremo screening dedicati agli under 55 e campagne informative pensate per le scuole, le università, gli spazi sociali”. Prevenire l’ictus a 25 anni significa anche evitare una disabilità permanente, significa poter continuare a studiare, lavorare, amare, progettare. Ancora, significa non chiedere alla propria famiglia di trasformarsi in caregiver.
Il sistema sanitario è attrezzato per intervenire sull’ictus in fase acuta. Le Stroke Unit funzionano, se si arriva in tempo. Ma manca una strategia preventiva mirata agli under 55. Il problema è anche culturale: “Finché continueremo a raccontare l’ictus solo come un male da terza età, i giovani continueranno a ignorarlo – conclude Diomedi -. E noi continueremo a rincorrere le emergenze, invece di prevenirle”. Intanto A.L.I.Ce. Italia rilancia la sua campagna, con uno slogan semplice quanto necessario: “L’ictus può colpire anche te. Smetti di sottovalutarlo”. È ora che anche la salute dei giovani diventi una priorità.
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