Lavoro e Professioni 8 Marzo 2019 19:00

Numero chiuso, annuncio M5S: «Stop a test e primo anno aperto a tutti». Tuzi: «Più 20% posti a Medicina»

Il Movimento Cinque Stelle annuncia la messa a punto di una norma che «garantisce il primo anno di corso aperto a tutti attraverso un tronco sanitario comune costituito da alcune di quelle facoltà sanitarie e scientifiche»

«Finalmente grazie al proficuo lavoro in commissione Cultura, siamo vicinissimi alla revisione del sistema di accesso alle facoltà a numero chiuso. Con la norma che abbiamo messo a punto ci auguriamo di superare la normativa attuale garantendo il primo anno di corso aperto a tutti attraverso un tronco sanitario comune costituito da alcune di quelle facoltà sanitarie e scientifiche dove oggi rimangono parcheggiati gli studenti in attesa di riprovare il test di medicina – si procederà quindi senza test di accesso –, e con un ampliamento del 20% dei posti per le facoltà di Medicina e Chirurgia». Lo spiega Manuel Tuzi, relatore della proposta di legge a prima firma D’Uva sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi universitari.

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«A questo – prosegue Tuzi – si aggiunge un ampliamento dei posti in tutte le facoltà scientifiche e non scientifiche, in cui sono presenti tirocini propedeutici o laboratori (ad esempio scienze della formazione o professioni sanitarie), ma con test nazionale».

«L’articolo 34 della Costituzione parla chiaro – riprendono i deputati Manuel Tuzi e il Presidente di Commissione Cultura Luigi Gallo –: ogni cittadino capace e meritevole ha il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. In Italia questo non accade da vent’anni, perché non tutti possono accedere al corso di formazione prescelto, in quanto i posti disponibili sono limitati da un test che raramente premia davvero il merito. Riteniamo che questo sia un controsenso, considerando che il nostro Paese è penultimo in Europa per numero di laureati. Solo il 18% della popolazione ha infatti una laurea, a fronte di un numero altissimo di giovani che desiderano la laurea ma che non hanno la fortuna di ‘entrare’ nelle nostre università», concludono i deputati del MoVimento 5 Stelle.

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