Entro il 2050 i superbatteri potrebbero causare la morte di milioni di persone in tutto il mondo e costare all’economia globale poco meno di 2.000 miliardi di dollari all’anno. A fare questa stima è una ricerca condotta dal think tank Center for Global Development. I risultati mostrano che, senza un’azione concertata, l’aumento dei tassi di resistenza antimicrobica potrebbero comportare perdite annuali di PIL globale pari a 1,7 trilioni di dollari nel prossimo quarto secolo. Le economie più colpite sarebbero quelle di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, inasprendo le polemiche circa i recenti tagli drastici agli aiuti.
La scorsa settimana il governo del Regno Unito ha annunciato la sospensione dei finanziamenti per il Fleming Fund, che combatte la resistenza antimicrobica nei Paesi a basso e medio reddito, nell’ambito di una più ampia riduzione degli aiuti. L’amministrazione Trump ha confermato tagli di 9 miliardi di dollari al bilancio per gli aiuti esteri, mentre diversi Paesi europei hanno ridotto la spesa destinata allo stesso scopo. “Quando abbiamo condotto la nostra ricerca sugli impatti economici della resistenza antimicrobica, ci aspettavamo che i tassi di resistenza avrebbero continuato a seguire i trend storici”, dichiara Anthony McDonnell, autore principale della ricerca e ricercatore presso il Center for Global Development. Tuttavia, i tagli potrebbero far aumentare i tassi di resistenza in linea con lo scenario più pessimistico della ricerca.
Anche i paesi che sono riusciti a tenere sotto controllo i tassi di resistenza antimicrobica non possono permettersi di abbassare la guardia. Secondo i ricercatori, se i programmi di contrasto all’antimicrobico resistenza non saranno protetti, i tassi di resistenza in tutto il mondo aumenteranno probabilmente a un ritmo in linea con quello dei paesi più colpiti. “Ciò si tradurrebbe in milioni di morti in più in tutto il mondo, compresi i paesi del G7”, dice McDonnell. “Investire ora nel trattamento delle infezioni batteriche salverà vite umane e genererà miliardi di profitti economici a lungo termine”, aggiunge
La ricerca ha calcolato l’impatto economico e sanitario della resistenza agli antibiotici su 122 paesi e ha previsto che, nello scenario più pessimistico, entro il 2050 le perdite di PIL in Cina potrebbero raggiungere poco meno di 722 miliardi di dollari all’anno, negli Stati Uniti 295,7 miliardi di dollari, nell’UE 187 miliardi di dollari, in Giappone 65,7 miliardi di dollari e nel Regno Unito 58,6 miliardi di dollari. Secondo l’ Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), si prevede che i decessi dovuti alla resistenza antimicrobica aumenteranno del 60% entro il 2050: si prevede che 1,34 milioni di persone negli Stati Uniti e 184.000 nel Regno Unito moriranno ogni anno a causa di batteri resistenti agli antibiotici, mentre si prevede un aumento anche del numero di persone che si ammalano gravemente a causa di batteri resistenti ai farmaci.
I superbatteri aumentano il numero di ricoveri ospedalieri e comportano degenze più lunghe e intensive, trattamenti di seconda linea più costosi e cure più complesse, il che significa che le infezioni resistenti sono circa il doppio più costose da curare rispetto a quelle per cui sono efficaci gli antibiotici. Lo studio stima che i costi sanitari globali per il trattamento della resistenza antimicrobica potrebbero aumentare di poco meno di 176 miliardi di dollari all’anno, mentre nel Regno Unito passerebbero da 900 milioni di dollari a 3,7 miliardi di dollari e negli Stati Uniti da 15,5 miliardi di dollari a poco meno di 57 miliardi di dollari. Secondo lo studio, tassi più elevati di batteri resistenti comporterebbero anche una riduzione della forza lavoro nel Regno Unito, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti rispettivamente dello 0,8%, dello 0,6% e dello 0,4%.
Ma se i paesi investono di più nella lotta ai superbatteri, aumentando l’accesso a nuovi antibiotici e a trattamenti di alta qualità per queste infezioni, l’economia degli Stati Uniti crescerà di 156,2 miliardi di dollari all’anno e quella del Regno Unito di 12 miliardi di dollari (9,3 miliardi di sterline) entro il 2050. “Oggi la minaccia della resistenza antimicrobica – spiega Mohsen Naghavi, professore presso l’IHME – è in aumento e, senza un’azione immediata da parte di tutte le parti interessate, i medicinali a cui abbiamo accesso ora potrebbero smettere di essere efficaci, trasformando potenzialmente una semplice infezione in qualcosa di mortale”. Questo comporterebbe cambiamenti politici da parte dei governi degli Stati Uniti, dell’Europa e del Regno Unito, lo sviluppo di nuovi farmaci e la garanzia che tutti capiscano che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus.
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