Il virus Mpox, conosciuto fino a poco tempo fa come vaiolo delle scimmie, torna alla ribalta delle cronache. In Italia, per un nuovo caso confermato nei giorni scorsi a Terni in Umbria, e nel mondo, per le nuove linee guida internazionali per la gestione clinica, la prevenzione e il controllo dell’infezione emanate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). E non solo. Proprio oggi, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo la quarta riunione del Comitato di emergenza che si è riunito il 5 giugno scorso, ha annunciato che “Mpox rimane un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic)”.
“Le continue difficoltà operative nella risposta” a Mpox, “anche in termini di sorveglianza e diagnosi, nonché la mancanza di finanziamenti – si legge nel comunicato del Comitato di emergenza – rendono difficile stabilire le priorità degli interventi di risposta e richiedono un continuo supporto internazionale”. Il Dg Tedros ha concordato con il parere del comitato. Il numero uno dell’Oms ha inoltre condiviso e pubblicato le raccomandazioni temporanee aggiornate del comitato agli Stati membri che hanno sperimentato epidemie di Mpox. Il report completo della quarta riunione del panel di esperti sarà pubblicato la prossima settimana.
“L’impennata di Mpox nella Repubblica Democratica del Congo e la sua diffusione nei Paesi limitrofi – ricorda l’Oms – sono state classificate come emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale il 14 agosto 2024. Da allora il Comitato di emergenza si è riunito in altre tre occasioni, ogni volta informando il Dg che l’evento continua a costituire un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”. Mpox è stato dichiarato Pheic per due volte in due anni. La prima nel luglio 2022, quando epicentro dell’epidemia erano stati diversi Paesi europei. Quell’emergenza è stata poi chiusa a maggio 2023.
La notizia del caso italiano, invece, è stata diffusa pochi giorni fa dall’Usl Umbria 2, che ha rassicurato sulle buone condizioni generali di salute del giovane che ha contratto il virus. Intano, la sanità pubblica regionale ha immediatamente attivato tutte le misure previste dai protocolli nazionali, avviando un’indagine epidemiologica che ha permesso di individuare un solo contatto definito “a rischio”, già sottoposto alla sorveglianza sanitaria di 21 giorni. Il caso è stato registrato anche nella piattaforma nazionale Premal, strumento di monitoraggio e sorveglianza delle malattie infettive.
In questi stessi giorni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida internazionali per la gestione clinica, la prevenzione e il controllo dell’infezione che rivedono e ampliano le indicazioni provvisorie diffuse nel 2022, alla luce di un virus che ha cambiato volto e comportamento. Se prima del 2022 l’Mpox era una malattia segnalata principalmente in Africa centrale e occidentale, l’epidemia del clade virale IIb ha portato alla sua diffusione globale, culminata nella dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria internazionale. E oggi, con l’aumento dei casi in Africa e il rilevamento del clade Ib anche al di fuori del continente, l’OMS è tornata a riunire il proprio Comitato di emergenza per valutare la conferma dello stato di emergenza.
Nel frattempo, cambiano anche le strategie di assistenza. Se il paziente presenta una forma lieve e non è a rischio di complicanze, può essere gestito a domicilio. Non è obbligatorio l’isolamento, purché le lesioni cutanee siano coperte e venga indossata una mascherina ben aderente in presenza di altre persone. In caso contrario, l’isolamento resta la misura più indicata. È sempre raccomandata, inoltre, la riduzione del rischio ambientale attraverso una corretta sanificazione degli spazi. I pazienti con sintomi più gravi, invece, devono essere trattati in ambiente ospedaliero, con protezioni adeguate per il personale sanitario. In caso di procedure che generano aerosol o ambienti con scarsa ventilazione, è richiesto l’uso di respiratori.
L’OMS introduce anche nuove raccomandazioni rivolte a situazioni cliniche delicate. Le madri affette da Mpox, ad esempio, possono continuare ad allattare, evitando però il contatto diretto con il neonato. Una volta guarite e risolte le lesioni, l’allattamento e il contatto fisico possono riprendere. Particolare attenzione è dedicata ai pazienti coinfetti da Mpox e HIV: per loro, l’inizio tempestivo della terapia antiretrovirale è fondamentale, soprattutto in assenza di precedenti trattamenti o in caso di interruzione.
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