Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia ha scoperto, nei modelli preclinici di glioblastoma, una nuova via per eludere la resistenza ai farmaci delle cellule tumorali e rendere le cure più efficaci. La ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC, è stata coordinata da Giuliana Pelicci, direttrice dell’Unità di Ricerca presso il Dipartimento di Oncologia Sperimentale e professoressa di Biologia molecolare presso il Dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale. I risultati sono stati pubblicati su Science Advances.
Il glioblastoma è uno dei tumori più difficili da trattare, in parte perché contiene cellule immature responsabili dell’insorgenza e del mantenimento del tumore, altamente adattabili, le TICs, capaci di sfuggire alle terapie e provocare la ricrescita del tumore. Lo studio attuale rappresenta la continuazione di una ricerca precedente, in cui lo stesso gruppo di ricercatori ha dimostrato che l’inibizione dell’enzima LSD1 (Lysine-specific demethylase 1A), tramite l’impiego del composto sperimentale DDP_38003 (LSD1i), può avere un impatto significativo sul trattamento del glioblastoma, colpendo proprio le TICs.
“I nostri nuovi risultati dimostrano che non tutte le TICs di glioblastoma risultano sensibili a LSD1i: alcune riescono comunque ad adattarsi e sopravvivere”, dice Pelicci. “Come? Abbiamo indagato le cause di questa immortalità – continua – e abbiamo osservato che le TICs che mostrano resistenza al trattamento, attivano specifici processi metabolici che eludono l’azione di LSD1i. Abbiamo allora identificato i geni coinvolti in vie metaboliche fondamentali (come il metabolismo della glutammina, dei lipidi e la biosintesi dei nucleotidi), che potrebbero rappresentare bersagli terapeutici alternativi o complementari a LSD1i. Alcuni di questi geni sono già oggetto di sperimentazioni cliniche”.
“I nostri risultati sperimentali suggeriscono quindi che combinare LSD1i con altri farmaci che agiscono sul metabolismo (come quelli del metabolismo glicolitico o dell’ossidazione del fosfato), potrebbe rappresentare una strategia promettente per limitare la plasticità metabolica delle TICs e prevenire meccanismi di compensazione che permetterebbero di superare la resistenza alle terapie tradizionali. Se confermati da ulteriori studi sperimentali e clinici, questi approcci potrebbero significativamente ridurre la progressione del tumore portando a nuovi trattamenti più mirati” spiega Pelicci.
“La nostra prossima sfida continua Pelicci – sarà quella di testare combinazioni terapeutiche: unire LSD1i con farmaci che interferiscono con il metabolismo energetico delle cellule tumorali, ad esempio inibitori della glicolisi o dei mitocondri. Lo scopo è bloccare le vie alternative che le cellule tumorali usano per adattarsi e sopravvivere, riducendo così la loro capacità di resistere ai trattamenti. Anche se siamo ancora in una fase iniziale preclinica, i nostri risultati indicano un possibile percorso per sviluppare terapie combinate più efficaci, mirate a colpire le vulnerabilità metaboliche del tumore. Questo potrebbe rappresentare un passo avanti significativo nella lotta a un tumore oggi ancora privo di cure risolutive”.
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