L’ingestione di piccoli magneti è un problema che riguarda i bambini di tutto il mondo, soprattutto quelli al di sotto dei quattro anni. Ancora più pericolosa è l’ingestione di più magneti o in combinazione con un oggetto metallico: in questo caso è possibile che il piccolo debba essere sottoposto ad un intervento chirurgico o ad altre procedure invasive. Sono migliaia i bambini che continuano ad ingerire magneti nonostante le normative in materia siano sempre più precise e diffuse. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato sulla rivista Injury Prevention, condotto in California presso l’Università di Davis, Sacramento. Secondo i ricercatori i bambini statunitensi sarebbero tra quelli apparentemente più a rischio.
Gli studiosi hanno condotto una meta analisi analizzando i dati di 96 studi sul tema. Gli articoli inclusi documentavano l’ingestione di magneti nella fascia di età da zero a 18 anni, dal 2002 al 2024. Sono state escluse le ingestione di corpi estranei non magnetici. Il numero di incidenti segnalati in ogni studio variava da uno a 23.756. Complessivamente, gli Stati Uniti hanno riportato il maggior numero di casi, ben 23.756. Tuttavia, l’elevato numero degli Usa potrebbe essere una conseguenza dell’ampiezza dei loro sistemi di rilevazione. Un totale di 47 segnalazioni di casi singoli provenivano da 23 Paesi diversi. I ragazzi rappresentavano dal 20% all’86% dei casi di deglutizione magnetica, mentre l’età media complessiva era compresa tra i due e gli otto anni. Una percentuale significativa di bambini ha richiesto il ricovero in ospedale, un intervento chirurgico e/o altri interventi medici. I magneti sono stati trovati in tutte le parti dell’intestino e le lesioni documentate includono ostruzione, torsione dell’intestino (volvolo), perforazione, fistole e ascessi.
In diversi Paesi è stato segnalato un aumento del numero di casi nel tempo. Il marketing dei magneti, i costi e la disponibilità possono spiegare gli aumenti, così come i cambiamenti nell’industria e nelle normative governative. “I tassi di incidenza dell’ingestione di magneti pediatrici rimangono elevati nonostante l’aumento delle normative a livello globale – spiegano i ricercatori nelle conclusioni dello studio -. I dati riportati probabilmente sottostimano la reale portata del problema, poiché in molti paesi non sono disponibili relazioni pertinenti e molti paesi mancano ancora di politiche nazionali o di dati che confrontino l’attuazione pre e post-politica. Non ci sono dati sufficienti per determinare l’efficacia di un singolo tipo di regolazione. L’ingestione di magneti da parte dei bambini – concludono gli autori del lavoro – rimane un problema a livello mondiale”.
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