Salute 16 Maggio 2025 12:27

Tremori incontrollati, in uno studio l’efficacia degli ultrasuoni cerebrali

Per milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di tremore essenziale, le attività quotidiane, dal mangiare e bere al vestirsi e svolgere compiti di base, possono diventare impossibili
di I.F.
Tremori incontrollati, in uno studio l’efficacia degli ultrasuoni cerebrali

Il tremore essenziale è un tremore incontrollabile che, il più delle volte, si verifica alle mani, ma può coinvolgere anche a braccia, gambe, testa, voce o tronco. Si stima che colpisca l’1% della popolazione mondiale e circa il 5% delle persone con più di 60 anni. Un nuovo studio mostra l’efficacia degli ultrasuoni focalizzati guidati da risonanza magnetica e ‘sparati’ in modo non invasivo con precisione su una piccola regione cerebrale contro i tremori incontrollati, che si verificano non solo nei pazienti con Parkinson, ma più in generale in tutti coloro che soffrono di tremore essenziale. Lo studio è stato condotto a Boston su oltre 360 pazienti.

Identifica una specifica regione cerebrale coinvolta

Per milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di tremore essenziale, le attività quotidiane, dal mangiare e bere al vestirsi e svolgere compiti di base, possono diventare impossibili. I ricercatori del Mass General Brigham hanno identificato una regione specifica del talamo cerebrale che, se inclusa nel trattamento con ultrasuoni focalizzati guidati da risonanza magnetica (MRgFUS), può portare a miglioramenti ottimali e significativi del tremore riducendo gli effetti collaterali. I risultati della sperimentazione sono pubblicati su Science Advances. Il trattamento MRgFUS del tremore essenziale crea una piccola  lesione permanente in un nucleo specifico del talamo che si ritiene faccia parte del circuito cerebrale che media il disturbo e interrompe l’attività che causa il tremore.

Una questione di ‘mira’

Il team di ricerca ha analizzato i dati di 351 pazienti trattati con talamotomia in tre ospedali internazionali, la più grande coorte valutata finora, per identificare la posizione ottimale per questa procedura e comprendere meglio il suo impatto sui miglioramenti clinici e sugli effetti collaterali. Lo studio ha identificato una serie di siti e connessioni cerebrali ottimali a cui mirare,  oltre a luoghi e connessioni da evitare che portano a effetti collaterali. L’équipe ha poi testato gli ultrasuoni mirati a questo “sweet spot” su un nuovo gruppo di pazienti in un altro centro. Migliore è la mira, migliore l’esito del trattamento a lungo termine.

 

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