Salute 1 Febbraio 2024 15:40

Inquinamento indoor, l’esposizione al Radon aumenta il rischio di ictus

Giovine (geologo): “L’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore concentrazione di gas Radon, con una media di 70 Becquerel contro i 49 stimati in Europa”. La correlazione tra l’esalazione di questo gas naturale e la possibilità di incorrere in un’insufficienza cerebrovascolare è stata dimostrata da uno studio appena pubblicato sulla rivista Neurology

Inquinamento indoor, l’esposizione al Radon aumenta il rischio di ictus

L’esposizione al Radon, un gas presente negli ambienti interni, può aumentare il rischio di ictus. La correlazione tra l’esalazione di questo gas naturale e la possibilità di incorrere in un’insufficienza cerebrovascolare è stata dimostrata da uno studio coordinato dalla University of North Carolina di Chapel Hill (Usa), appena pubblicato sulla rivista Neurology. “L’Italia è tra i Paesi europei con la maggior concentrazione di gas Radon, eppure gli studi finora condotti nel nostro Paese si sono concentrati esclusivamente sul legame con patologie oncologiche”, spiega Vincenzo Giovine, geologo Società italiana di Medicina Ambientale (Sima) e componete della Fondazione del Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, in un’intervista a Sanità Informazione.

Il Radon in Italia

In Italia, nei luoghi confinati la presenza media è di 70 Becquerel di Radon, 49 in Europa e 40 nel mondo (l’unità di misura della concentrazione di Radon in aria è il Bq/m3. Il Becquerel indica il numero di decadimenti di Radon che avvengono in un secondo, ndr). “Il Radon – continua il geologo – è un gas naturale nobile (ovvero che non interagisce chimicamente con gli altri elementi) inodore e incolore, che si genera per decadimento dell’uranio. Le rocce che ne risultano particolarmente intrise sono quelle ignee, ovvero di origine magmatica”. Di conseguenza, nelle regioni italiane dove ce n’è una maggiore prevalenza, ci sarà anche una concentrazione più alta di gas Radon.

Radon e ictus, lo studio americano

Tuttavia, dal nuovo studio statunitense emerge che, anche a livelli più bassi di quelli finora considerati a rischio, il gas può essere nocivo e comportare un aumento delle probabilità di incorrere in un ictus. Il team ha seguito per 13 anni circa 160mila donne, mettendo in relazione il loro rischio di sviluppare un ictus in questo periodo con le concentrazioni di radon registrate nella loro area di residenza. È emerso che le donne che vivevano nelle aree a più alta concentrazione avevano un rischio del 14% più alto rispetto a quelle che vivevano nelle zone con concentrazioni più basse. Anche a livelli di concentrazioni al di sotto delle soglie di sicurezza si riscontrava un aumento del 6% del rischio di ictus.

Rivedere le soglie di rischio

“È importante notare che abbiamo riscontrato un aumento del rischio di ictus tra coloro che sono esposti a concentrazioni di Radon al di sotto dell’attuale soglia basata sul cancro del polmone – spiega il coordinatore dello studio Eric A. Whitsel -. Sono necessari ulteriori studi per confermare i nostri risultati. La conferma rappresenterebbe un’opportunità per migliorare la salute pubblica”. Questa nuova ricerca, dunque, amplia le conoscenze attuali sui rischi per la salute umana di coloro che sono esposti al Radon. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, l’esalazione di questo gas è la seconda causa di tumore al polmone, dopo il fumo di sigaretta, la prima per i non fumatori.

Più è alta è l’esposizione al Radon, più aumenta il rischio di tumore del polmone

In Italia, ogni anno, circa 3.200 persone perdono la vita per un tumore polmonare sviluppatosi a seguito di esposizione a questo gas (dati dell’Istituto Superiore di Sanità). “Il rischio di contrarre il cancro polmonare aumenta in modo proporzionale alla concentrazione di Radon e al tempo di esposizione individuale – spiega Giovine -. Lombardia e Lazio sono le due regioni italiane con la concentrazione media più alta d’Italia, circa 120 Becquerel. Ed è in queste stesse regioni che l’incidenza di cancro del polmone registra le più alte percentuali, rispettivamente del 15 e 16%. Allo stesso modo, nelle Regioni dove la presenza di gas Radon è la più bassa d’Italia, come nelle Marche e in Basilicata, con una media è di 20-40 Becquerel, anche l’incidenza di tumore del polmone è la più bassa dell’interno Paese, rispettivamente con 4 e 5 punti percentuali”.

Come il Radon raggiunge le nostre abitazioni

“È la piccola depressione che esiste tra l’interno degli edifici ed il suolo a permettere la penetrazione del Radon nei luoghi chiusi. Tale depressione – spiega il geologo -, che provoca l’aspirazione dell’aria dal suolo, ricca di Radon, verso l’interno dell’edificio, è dovuta alla differenza di temperatura tra l’interno dell’edificio (più caldo) e l’esterno (più freddo). Di conseguenza, che il Radon possa essere presente solo nelle cantine e nei luoghi sotterranei è una falsa credenza. Il Radon può trovarsi sia in ambienti chiusi, che all’aperto. Ma la concentrazione all’esterno sarà molto più bassa che nei luoghi chiusi”,- sottolinea l’esperto. Esistono, poi, luoghi dove l’esposizione al Radon è diretta: “Si tratta di tutti quegli edifici costruiti in pietra, di cui il nostro patrimonio storico è tuttora ricco”, aggiunge Giovine. Il Radon è presente anche nell’acqua ma, stando alle evidenze scientifiche finora raccolte, gli effetti del Radon ingerito non sono assimilabili a quelli del Radon respirato. “Le radiazioni emesse dal gas presente nell’acqua bevuta non riescono a superare la barriera gastrica, al contrario del Radon presente in atmosfera che, aggregandosi alle polveri sottili, viene esalato e raggiunge i nostri polmoni”.

Cosa dice la legge

Ed è proprio i virtù delle numerose evidenze scientifiche raccolte che l’Europa ha emanato una direttiva in materia recepita anche dall’Italia con il decreto legislativo 101/2020, in vigore dal 27 agosto 2020. Tale norma ha emanato nuove disposizioni relative al controllo del Radon nei luoghi di lavoro, a partire dall’introduzione di un nuovo livello di riferimento pari a 300 Bq/m3, come concentrazione media annua di attività di Radon in aria nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni. “Per gli edifici che verranno costruiti dopo il 31/12/2024 il limite – conclude Giovine – è fissato a 200 Bq/m3”.

 

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