Salute 12 Dicembre 2017 12:14

Donna caregiver della famiglia: ma chi pensa alla sua salute? L’intervista al Presidente Consiglio Superiore Sanità

«Ѐ importante promuovere iniziative di sensibilizzazione sul tema della salute della donna rilevando la specificità di genere attraverso campagne e politiche ad hoc». L’intervista alla Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, intervistata a margine del convegno INMP

Donna caregiver della famiglia: ma chi pensa alla sua salute? L’intervista al Presidente Consiglio Superiore Sanità

«I dati sono molto chiari: in qualunque fascia sociale la donna è sempre un gradino più in basso dell’uomo. Questo dipende da moltissimi fattori, non ultimo anche una propensione del genere femminile a mettersi un po’ indietro, a fare il caregiver della proprio famiglia e non occuparsi troppo della propria salute». Con queste parole Roberta Siliquini, Presidente Consiglio Superiore di Sanità, sostiene l’adozione di campagne e strategie specifiche per tutelare la salute delle donne e di tutti i soggetti più vulnerabili che necessitano attività di prevenzione e sostegno sociale.

Intervenuta a margine del convegno promosso dall’INMP: “L’Italia per l’equità nella salute”, il Presidente Siliquini spiega ai nostri microfoni che il Consiglio Superiore di Sanità in ogni decisione «persegue sempre il valore dell’equità e della lotta alle disuguaglianze. È doveroso prendere decisioni in sanità tenendo in considerazione i diversi bisogni di salute della popolazione e dunque anche della fascia femminile, in troppi casi messa da parte» sottolinea.

Su questo tema, il 46° Rapporto del Censis  sulla situazione sociale dell’Italia, conferma le parole della presidente Siliquini e mette in evidenza un dato interessante: nel 70% dei casi, sono le donne a ricoprire il ruolo di caregiver familiare, facendosi carico della salute di tutta la famiglia senza salvaguardare la propria e trovare degli spazi per se stesse. «Sistemi di welfare come il nostro devono tenere in assoluta considerazione questi fenomeni per tentare di contrastarli. Un approccio più approfondito sul benessere delle donne, anche per quanto riguarda la loro disponibilità a prendersi cura di sé, è d’obbligo: campagne di sensibilizzazione ad hoc per il genere femminile e servizi sanitari idonei e specifici, diversi dal resto della popolazione» propone il Presidente.

Anche Concetta Mirisola – Direttore generale dell’Istituto Nazionale Salute Migrazione e Povertà (INMP) – ha illustrato le attività realizzate dall’Istituto che dirige a sostegno delle fasce più deboli della popolazione e dei migranti, al fine di contrastare le disuguaglianze ed assicurare una maggiore equità nella salute: «L’Istituto rappresenta un ente di contrasto alle disparità, laddove le fasce sono più fragili e c’è una difficoltà nell’accesso alle cure siamo noi che ci muoviamo. Abbiamo messo in campo strategie condivise che possono essere modelli operativi sul territorio nazionale» sostiene il Direttore. In relazione alla formazione e alle competenze richieste oggi a medici, operatori socio-sanitari e mediatori culturali, suggerisce: «L’università dovrebbe attivare crediti formativi che riguardano proprio la cultura dell’altro e occuparsi di migrazione. Queste figure sono fondamentali nel primo accesso alle cure e la conoscenza delle culture ti permette di arrivare meglio al disagio e affrontare le malattia» conclude.

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