Il virus West Nile continua a circolare in Italia, ma senza un aumento significativo dei casi rispetto agli anni precedenti. A rassicurare è il bollettino dell’Istituto superiore di sanità aggiornato a luglio, che rileva 10 casi confermati in Italia dall’inizio del 2025, rispetto ai 13 registrati nello stesso periodo del 2024. Una tendenza che il ministero della Salute definisce “in linea con gli altri anni”. Sette delle dieci segnalazioni confermate provengono dal Lazio, in particolare dalla provincia di Latina, dove nei giorni scorsi è avvenuto il decesso di una donna di 82 anni colpita dalla forma grave dell’infezione. Il ministero ha sottolineato che si tratta di un evento tragico ma isolato, e che il sistema di sorveglianza nazionale rimane pienamente operativo.
“Dei sette casi segnalati dalla Regione Lazio, sei si sono manifestati nella forma neuro-invasiva e un caso con sintomi solo febbrili. Quattro casi sono in persone di sesso maschile e i restanti tre di sesso femminile. L’età mediana è di 72 anni (range: 63-86)”, precisa l’Iss in base ai dati del sistema di sorveglianza coordinato dal ministero della Salute.
Nel 2024, i dati ufficiali parlano di 460 casi di West Nile virus notificati, di cui 272 nella forma neuro-invasiva, cioè con coinvolgimento del sistema nervoso centrale. I decessi correlati furono 20, a dimostrazione del fatto che, sebbene la maggior parte delle infezioni decorra in modo asintomatico o lieve, esistono casi in cui il virus può avere conseguenze gravi, soprattutto in soggetti anziani o fragili.
“Il ministero della Salute è operativo e in continuo raccordo con le Regioni, gli enti e le istituzioni per assicurare un presidio costante e puntuale sulla diffusione del virus West Nile – si legge in una nota diffusa oggi -. Sono state condivise dal Gruppo operativo arbovirosi (Goa), riunito questa mattina, le raccomandazioni volte a rafforzare le attività di prevenzione e sorveglianza previste dal Piano nazionale arbovirosi ed emanate con una circolare del ministero della Salute firmata oggi”. Inoltre, “è stato allertato il numero di pubblica attività 1500, gestito dal ministero della Salute, per fornire ai cittadini tutte le informazioni utili sulla prevenzione dal virus West Nile”. Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento Prevenzione del ministero della Salute rassicura: “La situazione è sotto controllo e rimane importante adottare le misure previste dal piano, così come informare adeguatamente i cittadini sulle misure per proteggersi dalle zanzare, vettori del virus che, ricordo, non si trasmette da persona a persona”.
“La circolare operativa prevede che sia rafforzata la sorveglianza clinica umana, in particolare nei territori con circolazione virale documentata, e sensibilizzati i medici di famiglia, pediatri e specialisti per l’identificazione tempestiva dei sintomi sospetti. Inoltre si raccomanda la collaborazione medico-veterinaria, la promozione di attività di formazione per il personale sanitario e di seguire le indicazioni del Piano nazionale di sorveglianza dell’arbovirosi per il monitoraggio e contrasto dei vettori. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti – conclude il ministero – sono disponibili sul sito istituzionale del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità e attraverso il numero 1500”.
La Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) sottolinea l’urgenza di rafforzare la sorveglianza clinica e ambientale. “I casi individuati rappresentano solo la punta dell’iceberg, la maggior parte delle infezioni decorre in modo asintomatico: occorre fare diagnosi precoci e mappare il territorio”, afferma la prof.ssa Miriam Lichtner, infettivologo SIMIT. Nel Lazio, tutti i casi confermati sono autoctoni. “I colleghi di Latina sono stati molto bravi a pensare al West Nile e a identificare i casi con il supporto del laboratorio dello Spallanzani – sottolinea Lichtner -. I sintomi spesso assomigliano a un’influenza: febbre, mal di testa, rash cutaneo, ma in alcuni casi compaiono tremori, sonnolenza, stato confusionale”.
Domani si terrà un vertice regionale con i reparti di malattie infettive e pronto soccorso del Lazio, coordinato dal prof. Emanuele Nicastri, segretario SIMIT e direttore della Divisione di Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura allo Spallanzani. La Regione ha già avviato le disinfestazioni e il monitoraggio entomologico. “Il virus del West Nile non ha una cura specifica codificata – spiega ancora Lichtner -. Il trattamento è sintomatico e di supporto: idratazione, controllo della febbre, monitoraggio delle funzioni vitali. Nei casi gravi si valutano immunoglobuline e antivirali come il remdesivir. La diagnosi precoce e la prevenzione ambientale sono le armi principali: il vettore va controllato, e anche i cittadini possono fare la loro parte eliminando ristagni d’acqua e usando repellenti”.
“La situazione è da tenere sotto controllo – avverte il prof. Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT – Il fatto che si siano registrati i primi casi nel Lazio non è una buona notizia. Serve una diagnosi precoce per evitare complicanze, soprattutto nei fragili. Il cambiamento climatico favorisce la proliferazione della zanzara Culex. Dobbiamo estendere l’attenzione a tutta la famiglia delle arbovirosi, come dengue, usutu, chikungunya e zika, che si stanno già manifestando anche in Italia”.