Lavoro e Professioni 17 Novembre 2015 16:42

Sentenza del Tribunale di Bologna. Vincono gli specializzandi ‘78-‘83

I giudici si allineano all’orientamento della Cassazione sugli “ante '83”La politica: «Subito accordo transattivo per evitare nuova voragine»
Sentenza del Tribunale di Bologna. Vincono gli specializzandi ‘78-‘83

Sempre più urgente una soluzione al problema dei medici ex specializzandi. Una nuova recentissima sentenza (n.3063/2015), emessa dal Tribunale di Bologna, espone lo Stato al pericolo di un salasso ancora più ampio di quello stimato, già superiore ai 4 miliardi.


In linea con quanto disposto dalla Cassazione, che ha esteso i rimborsi anche a ciascun anno di specializzazione tra il 1978 e il 1983, Palazzo Chigi è stato condannato a pagare oltre tre milioni ai medici tutelati da Consulcesi. Proprio il Gruppo, che da oltre 20 anni tutela i camici bianchi, farà partire in questi giorni l’ultima azione collettiva del 2015. Con la platea dei potenziali ricorrenti sempre più ampia, aumenta anche il pressing del mondo politico, che spinge all’ accordo transattivo, proposto dai tre Ddl all’attenzione del Parlamento.

Lo evidenzia anche il senatore del Gruppo Misto, Maurizio Romani: « La Cassazione ha confermato il diritto, estendendolo anche a chi ha avviato la specializzazione prima del 1983. Il diritto – afferma – è comunque un costo per lo Stato. È stato proposto un accordo transattivo sostenuto da tutto l’arco costituzionale. Questo permetterebbe di risolvere il problema alla base visto che i medici riceverebbero quanto dovuto e lo Stato risparmierebbe». Anche perché ormai la giurisprudenza è consolidata ed i ricorsi vanno sempre a buon fine. «Il ricorso – conclude il senatore Romani –  è un diritto giustamente esercitato. Ma la situazione va regolamentata al più presto. La Cassazione si è espressa chiaramente tutte le volte che si è andati in tribunale: i medici hanno ragione».

Secondo Federico Gelli, deputato e responsabile della Sanità del Pd, però: «Non è più possibile andare avanti a colpi di sentenze e credo che una modalità corretta per affrontare la situazione sia che il governo se ne faccia carico avvalendosi dei ministeri competenti, cioè il Mef, il Ministero della Salute e quello dell’Università, perché si possa trovare una soluzione normativa: una transazione che chiuda definitivamente la partita. In caso contrario, si profilerebbe davvero un danno enorme al bilancio dello Stato».

L’accordo transattivo appare, ad ogni modo, una soluzione a portata di mano, proposta in ben tre Ddl, due dei quali portano la firma del senatore NCD, Piero Aiello, soddisfatto per il pronunciamento della Cassazione: «Era ora – dice – perché si era creata una discriminazione tra medici che avevano svolto la scuola post laurea nello stesso periodo con la medesima violazione della direttiva europea». Riguardo i Disegni di legge non ha dubbi: «È giunto il momento che il governo intervenga perché si rischia di mandare in default il bilancio dello Stato. Non si può sopportare una marea di ricorsi che andranno a sommarsi a quelli in itinere. Questo porterà finalmente a trovare una soluzione e quindi una transazione, sia per chi ha fatto, sia per chi lo farà, prima della procedura transattiva».

Dai banchi dell’opposizione la Lega Nord sta pungolando da tempo il governo a trovare una soluzione, attraverso interrogazioni e mozioni. Particolarmente battagliero il consigliere leghista della Regione Lombardia Fabio Rizzi che sta spingendo colleghi in Parlamento a fare pressing sul Governo attraverso mozioni e interrogazioni: «Ci aspettiamo – spiega – che il governo prenda in mano la questione e dia una risposta legislativa. Il nostro Paese, a distanza di 25 anni, continua a non dare risposte su diritti acquisiti. È arrivato il momento di andare a sanare questa situazione per evitare di pagare tutti quei ricorsi che vanno avanti, che colpiscono le casse dello Stato». Questo avviene attraverso i ricorsi. «Fanno benissimo a farli gli ex specializzandi – conclude Rizzi – mentre non condivido lo sciopero. Semmai bisogna mettere in crisi le strutture a monte, facendo in modo che il problema emerga, mettendo alle strette chi deve risolverlo».

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