La stipsi è una spada di Damocle che incombe sulla testa di 13 milioni di italiani, sia nella vita quotidiana che durante i viaggi e le vacanze. Ma il problema è tanto diffuso quanto incompreso. Nella stragrande maggioranza dei casi la stipsi viene affrontata con lassativi ed erbe, anche se nell’80% dei casi non rappresentano una soluzione efficace e duratura. Nonostante questo, secondo i dati dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), la spesa complessiva per i lassativi nel 2023 ha raggiunto i 130 milioni di euro, in crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente. A questi vanno aggiunti circa 2,4 miliardi di euro di spese in lassativi a base di vegetale. A puntare i riflettori sull’abuso, inteso come uso diffuso e inappropriato, di farmaci ed erbe a scopo lassativo è stato Adolfo Renzi, responsabile dell’Unità Operativa delle Malattie Funzionali dell’Esofago e del Colon-Retto dell’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli, in occasione del secondo congresso “Hot Topics in Functional Digestive Surgery Meeting”, a Napoli.
“Molti pensano che la stipsi sia una patologia unica, ma in realtà è un sintomo con molteplici cause”, spiega Renzi. “Principalmente, si distinguono due tipi: la stipsi da rallentato transito intestinale e quella da difficoltà alla defecazione. Quest’ultima, in particolare, è legata a ostacoli anatomici – continua – come il prolasso rettale, il rettocele, l’intussuscezione rettale, il cistocele e disfunzioni del pavimento pelvico. Per questo tipo di stipsi, che rappresenta l’80% dei casi totali, è fondamentale rivolgersi a colon-proctologi. Questi specialisti possono diagnosticare attraverso esami come la defecografia o la defeco-RM, e identificare problemi specifici”.
I sintomi riferiti dai pazienti con stipsi sono generalmente lo sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione; il senso di ostruzione o blocco anale; sensazione di evacuazione incomplete e il ricorso a manovre manuali o ausili tipo clisteri e supposte. “A soffrirne maggiormente sono le donne di mezza età, magari con una o più gravidanze, che riferiscono un incompleto svuotamento intestinale“, afferma Renzi. “La stipsi può ridurre notevolmente la qualità di vita delle persone, rendendo in particolare i viaggi e le vacanze stressanti e problematiche. La tendenza, tuttavia, è quella di ricorrere – continua – a palliativi, come lassativi, che in 3 casi su 4 sono inutili o possono addirittura rivelarsi dannosi anche se ‘naturali’”.
Prima di ricorrere a lassativi, gli esperti sottolineano sempre di più l’importanza fondamentale di una dieta ricca di fibre (frutta, verdura, cereali integrali, legumi), un’adeguata idratazione (almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno) e l’attività fisica regolare come prima linea di difesa contro la stitichezza. “Ma quando il problema persiste è consigliabile rivolgersi allo specialista e andare più a fondo”, raccomanda Renzi.
“La buona notizia è che esistono trattamenti personalizzati, anche chirurgici, che possono risolvere definitivamente il problema”, dice Renzi. “Ad esempio, nei casi di ‘defecazione ostruita’, la causa più frequente di stipsi, specialmente nelle donne, è possibile oggi – prosegue – ricorrere a un nuove tipologie di intervento, che variano a secondo della causa del ‘blocco’, che sono poco dolorose, mini-invasive e che necessita pochi giorni di ricovero. Grazie al Sistema Sanitario Nazionale, questi trattamenti davvero risolutivi possono essere gratuiti, migliorando significativamente la qualità della vita di chi soffre di questa condizione”.
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