Salute 7 Novembre 2024 14:19

Miastenia Gravis generalizzata: da AIFA via libera a rimborsabilità di ravulizumab

L’’Agenzia Italiana del Farmaco ha concesso la rimborsabilità a ravulizumab nel trattamento di adulti affetti da Miastenia Gravis generalizzata. Il farmaco agisce inibendo la proteina C5 nella fase terminale della cascata del complemento, parte del sistema immunitario

Miastenia Gravis generalizzata: da AIFA via libera a rimborsabilità di ravulizumab

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di ravulizumab, inibitore del complemento C5 a lunga durata d’azione, come terapia aggiuntiva alla terapia standard per il trattamento di pazienti adulti affetti da Miastenia Gravis generalizzata (gMG – generalised Myasthenia Gravis) e positivi agli anticorpi anti-recettore dell’acetilcolina (AChR).

La decisione dell’AIFA di autorizzare la rimborsabilità di ravulizumab per questa indicazione fa seguito all’approvazione della Commissione Europea – avvenuta nel settembre 2022 – e si basa sui risultati dello studio di Fase III CHAMPION-MG – pubblicati online da NEJM Evidence – che ha coinvolto 175 pazienti in Nord America, Europa, Asia-Pacifico e Giappone.

Nello studio ravulizumab si è rivelato superiore al placebo nell’endpoint primario di variazione, alla settimana 26, dal basale del punteggio totale del Myasthenia Gravis-Activities of Daily Living Profile (MG-ADL), indice che misura le capacità del paziente di svolgere le attività quotidiane. Inoltre, nei risultati di follow-up prolungato dell’estensione in aperto, si è osservato un beneficio clinico fino a 60 settimane.

Ravulizumab è l’inibitore del complemento C5 a più lunga durata d’azione, in grado di fornire un’inibizione immediata, completa e duratura del complemento, che è parte del sistema immunitario. Il farmaco agisce inibendo la proteina C5 nella fase terminale della cascata del complemento. Se attivata in modo incontrollato, la cascata del complemento reagisce in modo eccessivo e induce l’organismo ad attaccare le proprie cellule sane. Dopo una dose di carico iniziale, ravulizumab viene somministrato per via endovenosa ogni otto settimane in pazienti adulti.

La Miastenia Gravis generalizzata
La Miastenia Gravis generalizzata (gMG) è una malattia neuromuscolare autoimmune, rara, debilitante e cronica che porta alla perdita della funzione muscolare e a un grave indebolimento. Nell’Unione Europea si stima siano circa 89.000 i casi diagnosticati di questa patologia; in Italia si contano circa 17.000 diagnosi.

“Nella Miastenia Gravis il sistema immunitario attacca un recettore nei muscoli con il risultato che i segnali di movimento risultano interrotti – spiega Michelangelo Maestri Tassoni, Dipartimento di Neuroscienze Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana – Questo porta a sintomi lievi, ma comunque invalidanti, come visione doppia e perdita di equilibrio, fino a quadri più gravi che comportano la compromissione della deglutizione e respirazione. Si tratta di una malattia che nelle donne inizia il più delle volte prima dei 40 anni, con un impatto notevole sulla qualità di vita”.

L’efficacia di ravulizumab. I commenti
“Ravulizumab agisce in maniera specifica sulla proteina C5 del sistema del complemento, bloccandone l’azione e prevenendo la distruzione della giunzione neuromuscolare e riducendo i sintomi di debolezza e affaticamento – osserva Raffaele Iorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, UOC Neurologia Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – L’approvazione da parte dell’AIFA di ravulizumab rappresenta un notevole passo avanti per il trattamento della Miastenia Gravis generalizzata nel nostro paese, poiché mette a disposizione dei pazienti e dei medici che li hanno in cura un’opzione terapeutica a lunga durata d’azione, in grado di portare miglioramenti duraturi nella vita quotidiana. Il farmaco ha dimostrato infatti un beneficio clinico in un’ampia gamma di pazienti, compresi quelli che continuano a presentare sintomi della malattia anche dopo il trattamento iniziale con la terapia standard”.

“Questa malattia ha un impatto debilitante sulla qualità della vita e condiziona in modo pesante la capacità del paziente di svolgere anche le normali attività di ogni giorno – aggiunge Renato Mantegazza, presidente dell’Associazione Italiana Miastenia e Malattie Immunodegenerative Amici del Besta (AIM), alla quale fanno riferimento i pazienti affetti da Miastenia Gravis – È dunque da salutare con soddisfazione l’arrivo di un trattamento che ha dimostrato di poter intervenire in modo efficace su questi aspetti”.

Mariangela Pino, segretario e socio AIM sezione Lazio, richiama l’attenzione su un aspetto particolarmente importante per i pazienti: “La gestione della malattia è decisamente molto faticosa per intensità e frequenza dei trattamenti, e questo, sovente, può generare scarsa aderenza alla terapia. In questo caso, la somministrazione ogni 8 settimane rappresenta per noi pazienti un’innovazione terapeutica importante e un punto di svolta cruciale che ci consente di affrontare in modo diverso la quotidianità. Tutto questo significa poter aspirare a una dimensione di ‘normalità’ che è fondamentale per la realizzazione personale, sociale e professionale di ciascuno”.

“Siamo orgogliosi di mettere a disposizione dei pazienti italiani un trattamento per la Miastenia Gravis generalizzata che dimostra di essere efficace e di poter semplificare la gestione della patologia, contribuendo a cambiare in meglio la vita delle persone che ne sono affette e delle loro famiglie”, conclude Anna Chiara Rossi, VP & General Manager Italy, Alexion, AstraZeneca Rare Disease.“È per noi un risultato importante, ma il nostro impegno non si esaurisce alla sola ricerca e sviluppo di nuovi farmaci. Vogliamo essere un partner al fianco della comunità scientifica, dell’Associazione di pazienti, delle Istituzioni e di tutti coloro che lavorano all’interno del sistema della malattie rare, e agire in modo concreto non solo mettendo a disposizione soluzioni terapeutiche innovative, ma con progetti ‘oltre il farmaco’ per rispondere alle esigenze ancora insoddisfatte dei pazienti con malattie rare”.

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