“Il risparmio non è sempre guadagno” e quando si tratta di salute la posta in gioco può essere talmente alta da farci rischiare anche la vita. Ne sono testimonianza i numerosi casi di cronaca che raccontano di interventi di medicina estetica eseguiti da persone senza alcun titolo e finiti in tragedia. L’ultima è avvenuta domenica scorsa, a Roma. Ana Sergia Alcivar Chenche, una donna 46 anni originaria dell’Ecuador, ha perso la vita al pronto soccorso del Policlinico Umberto I dove era arrivata in condizioni disperate, trasporta da un’ambulanza privata (chiamata in ritardo) che l’aveva soccorsa in uno studio di medicina estetica, senza autorizzazioni sanitarie, nella zona di Torrevecchia nel quartiere di Primavalle, sempre nella Capitale.
Ora, grazie ad un’operazione dei Carabinieri dei Nas, effettuata in collaborazione con il Ministero della Salute, molti degli studi illegali dove sono finalmente finiti sotto sequestro. I Nas hanno condotto 1.160 ispezioni durante le quali sono state rilevate 132 irregolarità e verbalizzate 104 denunce. Quattordici centri sono stati chiusi. L’indagine, avviata già dai primi mesi del 2025 e intensificata a maggio, ha preso di mira proprio quelle pratiche estetiche più frequentemente oggetto di abusi: applicazione di filler, impianti cutanei, trattamenti con PRP (plasma ricco di piastrine) per la biorivitalizzazione della pelle, tecniche sempre più richieste, ma non sempre affidate a mani esperte. I Nas hanno verificato l’idoneità delle attrezzature, i requisiti igienico-strutturali, la presenza delle autorizzazioni e le qualifiche del personale. In troppi casi, purtroppo, a somministrare trattamenti invasivi erano soggetti senza alcun titolo medico, talvolta all’interno di centri estetici camuffati da ambulatori.
A corredo dell’operazione, sono stati oscurati diversi siti web che pubblicizzavano trattamenti estetici non autorizzati, spesso con toni ingannevoli e senza alcun riferimento a qualifiche sanitarie. Una vetrina digitale che, complici i social, alimenta aspettative irrealistiche e spinge sempre più persone, anche giovanissime, verso un’idea distorta di bellezza. “Serve maggiore consapevolezza – è il messaggio implicito dei controlli – perché non esistono trattamenti estetici ‘senza rischi’ se non sono effettuati da medici abilitati e in ambienti idonei”. Quando un trattamento estetico entra nella sfera del sanitario – come accade con filler, biorivitalizzazioni o laser invasivi – dev’essere effettuato esclusivamente da un medico. Lo ricorda anche il Ministero della Salute, che negli ultimi anni ha più volte ribadito che “nessun operatore estetico può intervenire sulla cute con tecniche che superino lo strato superficiale della pelle”.
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