Il 42,3% dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna è a rischio di malnutrizione. In particolare, il 17% è stato classificato a rischio medio e l’82,9% ad alto rischio. Questo il quadro dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna italiani che emerge dallo studio SIMI-NUTRO, pubblicato dall’European Journal of Internal Medicine e condotto dai membri della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). La ricerca, la prima ad indagare la condizione nel nostro paese, ha dimostrato come la malnutrizione sia strettamente associata alle degenze ospedaliere di più lunga durata e all’aumento delle complicanze infettive durante il ricovero. Lo studio, realizzato grazie al supporto del CRIS, il Centro per la Ricerca Indipendente della SIMI, sottolinea l’importanza di identificare precocemente i problemi nutrizionali e di fornire un supporto adeguato a migliorare gli esiti dei pazienti e ridurre i costi sanitari.
La malnutrizione correlata alla malattia è uno stato che deriva dalla ridotta/mancata assunzione o dallo scarso assorbimento dei nutrienti. La condizione non si limita alla riduzione della massa grassa (il tessuto adiposo) e della massa magra (il muscolo), ma anche delle funzioni fisiche e mentali che compromettono l’esito clinico della malattia. Lo studio SIMI-NUTRO ha registrato i dati di 650 pazienti (di cui il 51,5% donne) ricoverati, dal 2020 al 2023, in 16 reparti di Medicina Interna di 15 città, in 11 Regioni diverse. Il rischio di malnutrizione e la presenza di malnutrizione sono stati valutati utilizzando diversi strumento validati. I
Il rischio di malnutrizione è risultato più elevato tra i pazienti del Nord Italia (51%) rispetto a quelli del Centro (43,9%) e del Sud (36,5%). Al momento del ricovero il 37,3% dei pazienti risultava malnutrito. La prevalenza della malnutrizione risultava essere significativamente più alta nei pazienti del Nord Italia (48,6%) rispetto ai pazienti del Centro (38,6%) e del Sud (29,6%). “Ciò può essere in parte dovuto all’età più avanzata dei partecipanti provenienti dal Nord Italia e a una maggiore prevalenza di malati oncologici“, commenta Maurizio Muscaritoli, professore ordinario presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione della Sapienza Università di Roma, direttore della UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica della AOU Policlinico Umberto I e coordinatore dello studio. “Tuttavia, questa disparità può anche essere influenzata dall’accesso all’assistenza sanitaria regionale, da fattori socioeconomici o da differenze in altre caratteristiche di base dei pazienti, evidenziando la necessità di ulteriori indagini su queste variazioni regionali”, aggiunge.
La malnutrizione è stata associata a un tasso più elevato di complicanze infettive. Dei 63 pazienti che hanno sviluppato delle infezioni durante l’ospedalizzazione, le più comuni erano quelle del tratto urinario (41%) e la polmonite (27%). I pazienti malnutriti hanno avuto un aumento degli eventi infettivi rispetto a quelli non malnutriti (il 19% contro il 7%). L’analisi ha confermato che la malnutrizione fosse un forte predittore indipendente delle complicanze infettive, dal momento che i pazienti malnutriti mostravano più del doppio del rischio di sviluppare le infezioni. La malnutrizione influisce negativamente anche sulla funzione immunitaria, aumentando la suscettibilità alle infezioni sistemiche.
“I dati dello studio SIMI-NUTRO – commenta Muscaritoli – confermano in maniera incontrovertibile che la malnutrizione aumenta in modo significativo la morbilità infettiva, che è una delle più temibili complicanze dei ricoveri in ambiente ospedaliero. Prevenire efficacemente la malnutrizione diviene quindi una necessità ancora più urgente e stringente”. Ma dove va attuata questa prevenzione? “Anche questa risposta ci viene data dallo studio SIMI-NUTRO: abbiamo effettuato la valutazione nutrizionale in tutti i pazienti entro le prime 48 ore dal ricovero”, riferisce Muscaritoli. “Da i dati ottenuti risulta evidente che la malnutrizione si sviluppa e andrebbe prevenuta sul territorio, ‘in comunità’ e che un’efficace prevenzione avrebbe un impatto misurabile e significativo sulle ospedalizzazioni, sulle complicanze del ricovero e sulla spesa sanitaria, oltre che, prima di tutto sulla salute dei nostri pazienti”.
La malnutrizione in ospedale ha un impatto economico negativo a livello mondiale. Recenti studi hanno stimato che la malnutrizione può aumentare i costi di ospedalizzazione di almeno il 20%. In Europa, il costo annuale attribuito ai pazienti adulti malnutriti è stato stimato superi i 97 milioni di euro. E anche uno studio condotto in Italia ha considerato circa 12 miliardi di dollari di costi ogni
anno per i fornitori di assistenza sanitaria a causa dell’aumento della durata della degenza ospedaliera causato dalla malnutrizione. Senza dimenticare che le infezioni acquisite in ospedale contribuiscono anche all’aumento dei costi sanitari a causa delle degenze prolungate e degli interventi medici aggiuntivi. Questi dati, uniti ai risultati dello studio SIMI-NUTRO, secondo gli esperti della SINU, sottolineano la necessità di identificare precocemente i problemi nutrizionali e di implementare interventi nutrizionali mirati per migliorare gli esiti dei pazienti e ridurre i costi sanitari.
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