Salute 27 Marzo 2025 17:21

Endometriosi, Iss: “In Italia quasi 2 milioni di diagnosi”

Secondo approfondimenti preliminari condotti dall'Iss il rischio di endometriosi potrebbe essere associato alla residenza in aree contaminate da inquinanti con potenziale azione di interferenza endocrina
di I.F.
Endometriosi, Iss: “In Italia quasi 2 milioni di diagnosi”

Dovuta alla presenza di endometrio, la mucosa che ricopre internamente l’utero, all’esterno dell’utero, l’endometriosi colpisce, in Italia, più di un milione e 800mila donne in età riproduttiva. In occasione della Giornata mondiale dedicata alla patologia, che si celebra il 28 marzo di ogni anno, l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un aggiornamento dei dati, grazie al di Registro epidemiologico sviluppato in collaborazione con l’IRCCS Burlo Garofolo, che si basa sulle schede di dimissione ospedaliera. Gli esperti dell’Iss ricordano anche che nel 2023 il Parlamento italiano ha approvato una legge per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia cronica invalidante.

Calo delle diagnosi in pandemia

Nell’arco di un decennio più di 113mila donne hanno dovuto ricoverarsi a causa dell’endometriosi, un numero in calo tra il 2013 e il 2019, con una diminuzione ancora più marcata nell’anno 2020, “presumibilmente per un ridotto accesso ai servizi sanitari dovuto alla pandemia da SARS-CoV-2″, spiegano gli esperti dell’Iss. Dal 2021 l’incidenza è poi tornata ai livelli del 2019. La diffusione della patologia tende ad aumentare con l’età e raggiunge il valore massimo nella fascia tra 31 e 35 anni (0,12% a livello nazionale).

La ‘geografia’ dei casi

La provincia autonoma di Bolzano, il Veneto e la Sardegna sono i luoghi dove è stato registrato il numero più alti di casi. “Alcuni approfondimenti preliminari effettuati dall’Iss mostrano che il rischio di incidenza di endometriosi potrebbe essere associato alla residenza in aree contaminate da inquinanti persistenti che si bio-accumulano, con potenziale azione di interferenza endocrina, quali i policlorobifenili, le diossine, il piombo e il cadmio – si legge sul sito dell’Iss – . Lo studio si basa su approcci di analisi e mappatura del rischio su base comunale, e suggerisce l’opportunità di attivare sistemi di sorveglianza epidemiologica integrati al monitoraggio ambientale in aree fortemente contaminate”. Le diagnosi restano tardive, la media è di circa sette anni, ma “c’è più consapevolezza della malattia”, assicurano li esperti.

 

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