Salute 25 Settembre 2023 12:56

Disturbi del sonno nei bambini: non riconosciuti, sottovalutati, eppure non rari

Al via la campagna SIMRI per sensibilizzare pediatri e genitori: dal russamento abituale, all’ipoventilazione ostruttiva, fino alla Sindrome delle aumentate resistenze delle vie aeree superiori, meglio nota come UARS

di I.F.
Disturbi del sonno nei bambini: non riconosciuti, sottovalutati, eppure non rari

Disturbi dell’attenzione, lentezza, ma anche complicanze cardiovascolari, sull’accrescimento, sul metabolismo e sullo sviluppo neuro-cognitivo: sono queste le possibili conseguenze dei disturbi respiratori del sonno, se non precocemente diagnosticati e adeguatamente trattati. Conseguenze che possono persistere anche in età adulta, come testimoniano recenti evidenze scientifiche. Eppure, nonostante le importanti ricadute sulla qualità della vita del bambino e della sua famiglia, i disturbi del sonno sono un problema sottovalutato e spesso non riconosciuto.  Sul tema si sono confrontati gli esperti al Congresso Nazionale Simri (Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili) tenutosi a Roma nei giorni scorsi, lanciando una campagna per sensibilizzare pediatri e genitori.

Quali sono i disturbi respiratori del sonno

I disturbi respiratori del sonno sono un insieme di patologie del sonno. Si parla di russamento abituale, se presente più di 3 notti a settimana per almeno 2 mesi, di ipoventilazione ostruttiva se il russamento è associato ad ipercapnia (aumento dell’anidride carbonica), mentre la Sindrome delle aumentate resistenze delle vie aeree superiori, meglio nota come UARS, si associa alla presenza di ripetuti pseudo-risvegli nel sonno, legati allo sforzo respiratorio senza apnee.  La forma più grave è la Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno o OSA caratterizzata da sforzo respiratorio, eventi ricorrenti di ostruzione completa o parziale delle vie aeree superiori, associate ad una riduzione intermittente dell’ossigenazione nel sonno.

Non sono disturbi rari

Non sono patologie rare e sono in aumento dopo il Covid. Il russamento abituale – il disturbo più diffuso e sottovalutato in quanto può dare luogo a problemi dell’attenzione – è presente nel 12% dei bambini in età prescolare. L’OSA ha una prevalenza nei bambini che varia dal 2 al 5.7%, con un picco di incidenza massimo tra il secondo e il sesto anno di vita. Ma dati preliminari presentati al Congresso SIMRI e raccolti dal Centro del sonno dell’Università dell’Insubria di Varese, riferiti a un campione di 1.400 bambini con sospetti disturbi respiratori del sonno, documentano un aumento significativo dei casi di OSA, passate nel campione studiato dal 48.7% pre-pandemico al 74,4% post-pandemico, con un incremento significativo delle OSA severe passate dall’8.6% pre-pandemico al 13.9% post pandemico, aumento presumibilmente legato al picco di infezioni che hanno seguito il periodo di lockdown (in età pediatrica la causa principale è l’ipertrofia adeno-tonsillare; questa si può sviluppare a seguito di una risposta infiammatoria inadeguata a livello di tonsille-adenoidi in corso di alcune infezioni virali).

I disturbi possono persistere anche in età adulta

«Le conseguenze di tali disturbi possono persistere anche in età adulta – spiega Luana Nosetti, responsabile del Gruppo di Studio sul sonno della SIMRI – un recente follow-up ha dimostrato che gli adulti con una storia di grave OSA infantile, rivalutati a 20 anni di distanza, presentavano un alto rischio di russare, un elevato indice di massa corporea e un rendimento scolastico inferiore. I bambini con OSA grave possono essere maggiormente a rischio di malattie croniche più avanti nella vita». Difficili da diagnosticare perché di giorno non si vedono.  Fondamentale la  diagnosi precoce, ma spesso questo non avviene.

Quando si arriva ad una diagnosi

Dalla comparsa dei primi sintomi occorrono circa da 16 a 19 mesi per fare una diagnosi, secondo dati presentati al Congresso SIMRI eseguiti sempre presso il Centro del sonno dell’Università dell’Insubria di Varese. «Il medico spesso si trova in difficoltà a identificare nel bambino i sintomi di queste patologie tipicamente associate al sonno, che nelle ore diurne, non si presentano con la sintomatologia tipica delle ore notturne. I genitori spesso si sentono perciò incompresi quando segnalano che il proprio figlio nel sonno ha un respiro rumoroso seguito da pause prolungate e hanno la sensazione che stia per soffocare», aggiunge Nosetti.

I consigli degli esperti

«Un utile consiglio per i genitori è fare un piccolo video ai propri figli, che, pur non consentendo di fare una diagnosi, può dare al medico il sospetto che un bambino ha questo disturbo», prosegue Nosetti.  Esistono poi sintomi a cui mamma e papà devono prestare attenzione, che si possono suddividere in diurni e notturni. I sintomi diurni sono rappresentati da respiro con la bocca, irritabilità, ridotto rendimento scolastico, difficoltà di risveglio al mattino, sonnolenza (tipica dell’età adolescenziale), cefalea mattutina, ostruzione nasale cronica. I sintomi notturni ono: russamento, apnee, sforzo respiratorio nel sonno, sudorazione profusa, scolo di saliva sul cuscino, anomale posizioni assunte nel sonno per vincere le resistenze a livello di vie aeree superiori, rifiuto di andare a letto, paure e agitazione notturna. In alcuni casi si possono associare anche a bruxismo, enuresi notturna e sonnambulismo.

Le cause

Le cause Le cause, in età pediatrica, possono essere diverse, la più frequente è l’ipertrofia adeno-tonsillare, ma vi sono anche altri fattori di rischio come l’obesità, la presenza di anomalie conformazionali del massiccio facciale o genetiche. Il trattamento può essere farmacologico, chirurgico (il più comune è l’adenotonsillectomia), dietetico, e nelle forme più gravi la ventilazione non invasiva. La gestione di questi pazienti, oltre al ruolo fondamentale del Pediatra di famiglia, presuppone spesso un approccio multidisciplinare che coinvolge più specialisti.

La campagna SIMRI

Per sensibilizzare i Pediatri e i genitori al problema verranno distribuiti in sede congressuale i materiali illustrati del Gruppo di Studio sui Disturbi Respiratori del Sonno SIMRI (realizzati con la preziosa collaborazione grafica di Gery Porta). Comprendono un calendario da scrivania illustrato a titolo: “Sonno l’isola che non c’è nella nostra vita” per sensibilizzare sull’importanza in età pediatrica di un sonno adeguato per quantità e per qualità. Un pieghevole dal titolo “Quale sonno hai?” sulle diverse tipologie di sonno: Gufi, Allodole, Orsi o Ghiri. Per i ragazzi sarà messa a disposizione la mappa del tesoro, con i consigli per raggiungere un forziere contenete la scritta “Dormi bene, vivi meglio”. Tutto il materiale realizzato è in lingua italiana ed inglese in modo da essere comprensibile a più persone possibili.  “Ci auguriamo che conoscendo l’importanza del sonno i ragazzi imparino a rispettarne le regole, evitando per esempio un uso prolungato dei cellulari nelle ore serali che riduce le ore totali di sonno”, conclude Nosetti.

I 4 tipi di sonno nel bambino: e tu, sei allodola, gufo, ghiro oppure orso?

I ritmi del sonno e della veglia non sono uguali per tutti. Per questo la SIMRI ha realizzato una divertente guida che aiuta a capire il tipo di sonno che si ha.  Questo può essere utile per mettere in atto strategie preventive mirate.

  • Il “gufo” tende ad essere più attivo e sveglio durante le ore notturne, spesso sta sveglio fino alle prime ore del mattino, può avere difficoltà ad addormentarsi o a svegliarsi presto al mattino e preferisce dormire nelle ore diurne. La sua energia aumenta verso sera.
  • L’ “allodola” si sveglia presto e inizia la sua attività durante le prime ore del giorno, ama vedere sorgere il sole, è più attivo al mattino. La sua energia si riduce verso sera e va a letto presto.
  • Il “ghiro” si sveglia tardi, dorme nel pomeriggio e va a letto presto. È difficile per lui stare sveglio durante la giornata.
  • L’”orso” russa nel sonno. Si sveglia ancora stanco e con la bocca secca. Durante il giorno è irritabile ed ha scarsa concentrazione.

Le regole d’oro per un buon sonno

Passo dopo passo, in una caccia al tesoro, ispirata alla favola di Peter Pan, che porta al raggiungimento dell’obiettivo più importante: un sonno duraturo e ristoratore, che aiuta a vivere meglio. Ecco i suggerimenti del gruppo di studio sul sonno della SIMRI.

  1. Evitare rumori, luci forti, TV, computer e cellulari prima di dormire.
  2. Bisogna creare un ambiente favorevole al sonno, con un cuscino e materasso confortevoli. La temperatura della camera da letto non deve essere elevata
  3. Evitare caffeina e cibi abbondanti prima di dormire.
  4. Bisogna trovare il tempo di rilassarsi prima di andare a dormire leggendo un libro o ascoltando musica.
  5. Ridurre lo stress prima del sonno.
  6. Una vita sana all’aria aperta, l’esposizione al sole e l’assunzione di Vitamina D favoriscono un buon sonno.

 

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