Salute 31 Marzo 2025 11:23

Demenza, chi vive in un quartiere ‘povero’ è più a rischio

Lo dimostra uno studio pubblicato su 'Neurology' che ha analizzato i dati di 6.781 persone con un'età media di 72 anni residenti in quattro comunità di Chicago
Demenza, chi vive in un quartiere ‘povero’ è più a rischio

Il quartiere in cui si vive può fare la differenza in termini di salute. E non è questione solo di inquinamento e malattie correlate. La presenza di aree verdi, scuole, servizi pubblici può fare la differenza anche per la salute mentale, in particolare influenzando il rischio di sviluppare una forma di demenza. Lo dimostra uno studio pubblicato su ‘Neurology‘, rivista dell’Accademia americana di neurologia. Gli autori, analizzando i dati di 6.781 persone con un’età media di 72 anni residenti in quattro comunità di Chicago, hanno constatato che coloro che risiedono in contesti più svantaggiati hanno maggiori probabilità di sviluppare demenza, rispetto a chi vive in quartieri agiati. “Lo studio non dimostra che i fattori che caratterizzano un quartiere causino demenza – precisano gli autori – mostra solo un’associazione”.

L’influenza della comunità

Reddito, occupazione, istruzione e disabilità sono i fattori considerati per definire lo status socio-economico dei quartieri presi in esame. “I nostri risultati mostrano che la comunità in cui vivi influenza il tuo rischio di sviluppare demenza – spiega l’autore dello studio, Pankaja Desai, della Rush University di Chicago, Illinois -. La maggior parte degli studi sui fattori di rischio per la malattia di Alzheimer si concentrano sul livello individuale, non su quello della comunità. Naturalmente, intervenire a livello di comunità è difficile, ma dare priorità alle realtà svantaggiate può essere un modo efficace per mobilitare risorse per gli anziani e fornire percorsi per ridurre il rischio di demenza per l’intera comunità”. Nell’ambito dello studio i ricercatori hanno somministrato test sulle capacità di pensiero e memoria all’inizio del loro lavoro e ogni tre anni per almeno sei anni di follow-up.

Metodo di studio e risultati

Un gruppo di 2.534 persone è stato valutato per la demenza, per il 66% era costituito da partecipanti neri e per il resto da partecipanti bianchi. Tra questi, l’11% di chi risiedevano nei quartieri ritenuti meno svantaggiati aveva sviluppato malattia di Alzheimer, contro il 22% rilevato tra coloro che risiedevano in contesti maggiormente ‘poveri’. Nelle fasce intermedie il rischio di demenza era del 14% tra coloro che sono stati collocati immediatamente al di sotto delle persone più agiate e del 17% nella fascia successiva. Ma non è tutto: la probabilità di sviluppare demenza per le persone che vivono nelle aree più svantaggiate diventa più del doppio, rispetto a chi vive in quartieri più ricchi, se si considerano anche altri fattori di rischio come l‘età, il sesso e l’istruzione, ritenuti ugualmente influenti sul rischio di demenza. Tuttavia, il fatto che lo studio sia stato eseguito solo su una popolazione che vive in quartieri di Chicago rappresenta un limite non trascurabile: i risultati, infatti, potrebbero non essere applicabili ad altre popolazioni.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

 

 

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Legge obesità, le Associazioni Pazienti: “Passo storico, ma ora servono azioni concrete”

Le Associazioni di Pazienti e Coldiretti accolgono con favore l’approvazione della Legge Pella, che riconosce l’obesità come malattia cronica, ma sottolineano l’urgenza di tr...
Sanità

GIMBE: Nonostante gli aumenti, il Fondo sanitario scende al 5,9% del PIL

Aggiunti alla sanità € 2,4 miliardi nel 2026 e € 2,65 miliardi nel 2027 e nel 2028. Nel 2028 il fondo sanitario arriverà a € 145 miliardi e secondo l'analisi indipendente ...
di Redazione
Advocacy e Associazioni

Manovra: Cittadinanzattiva e Carer, sui caregiver promesse tradite

Cittadinanzattiva e CARER denunciano la mancanza di una legge nazionale e dello stanziamento di un fondo irrisorio nella bozza di Legge di Bilancio dedicato ai caregiver
di Valentina Arcovio