Salute 8 Marzo 2020 11:50

Coronavirus, qui zona rossa. Le voci dalle nuove province isolate

Su Facebook le testimonianze dalle nuove aree messe “in quarantena”: la sottovalutazione delle misure di contenimento è ancora la regola

di Tommaso Caldarelli
Coronavirus, qui zona rossa. Le voci dalle nuove province isolate

Se la rete ha una dote è quella della velocità, dell’immediatezza; con essa, la possibilità di aprire degli spazi di espressione. A pochi minuti dalla pubblicazione delle nuove misure che riducono la mobilità in Lombardia e in altre 14 province italiane, su Facebook è stato aperto il gruppo “Sei della zona rossa se…, dove si sono iscritti centinaia, al momento in cui scriviamo, di cittadini che risiedono nelle nuove zone proclamate “in quarantena”. Un po’ per ritrovarsi, per chiacchierare, per sdrammatizzare. Saranno giorni lunghi e i cittadini coinvolti dalle misure di contenimento lo sanno: abbiamo proposto a loro di raccontarci la loro storia, e molti hanno detto di sì.

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Francesca è preoccupata. «Io sono di Padova, ho 22 anni, sono una studentessa universitaria, mi mantengo con lavoretti saltuari, come hostess/promoter ad esempio e lavoro in luoghi che il decreto ora ha vietato. Sono mamma di una bambina di 2 anni che di solito va al nido, e ora è a casa con me. Da lunedì riprenderanno i corsi in teledidattica e sinceramente non so come farò a seguirli con lei accanto, naturalmente i soldi per pagare una babysitter non li ho. Mi infastidisce il fatto che molti miei coetanei (e non solo) stiano prendendo sottogamba la situazione e che continuino a uscire, andare per locali e ritrovarsi».

Victor, da Bergamo, ha la stessa impressione: «Abito a Capriate in provincia di Bergamo che è zona rossa. Purtroppo tra gli amici trovo molta noncuranza, tutti vogliono continuare a uscire e divertirsi e questa cosa mi fa parecchio arrabbiare perché è colpa anche loro se il contagio si è propagato e ora siamo in questa situazione». Anche gli affetti, come si capisce, ne risentiranno: «Sto pensando che probabilmente non potrò vedere la mia ragazza per diverse settimane, abitando nella stessa provincia ma a 15 km di distanza. Io sto cercando di seguire le regole per evitare di contagiare altre persone ma penso che ormai sia tardi. Questa notte ero a Bergamo e nel tornare a casa verso mezzanotte e mezza l’autostrada era piena in entrambe le direzioni… la gente scappa e penso che nei prossimi giorni la situazione contagi peggiorerà in maniera sensibile».

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Il decreto ha esteso le misure di contenimento a regioni e province finora solo lambite dall’emergenza Coronavirus. Il governatore del Piemonte Alberto Cirio è risultato positivo al tampone, le istituzioni della provincia di Asti hanno sostenuto che il contenimento imposto ai loro territori sarebbe eccessivo. Nicolò vive ad Alessandria: «Alessandria, Piemonte. È una situazione abbastanza paradossale: bar e ristoranti per la maggior parte chiudono per evitare qualsiasi problema, i supermercati sono affollati a tratti, ma le code sono ordinate in una maniera quasi svizzera. Tutti puntano a sdrammatizzare, la paura esiste, ma si esorcizza – un po’ come sempre da queste parti. Io vivo leggermente fuori dalla città e la cosa peggiore è non sapere se ci saranno posti di blocco a occupare la strada principale». La percezione è quella di una situazione in perenne divenire: «Tutto mi sembra strano, sospeso. L’impressione è che si stia aspettando qualcosa che ci obblighi a smettere di scherzare, perché per ora c’è tanta preoccupazione ma anche tanta voglia di far finta di nulla. Tutte le restrizioni di cui i giornali parlano non esistono, non si vede polizia, esercito o carabinieri, ma semplicemente ci si autoregola e si vive sempre sul chi va là».

Quando si stabiliscono confini come in questo caso è spesso possibile che le misure possano suonare come arbitrarie. Perché alcuni territori sì e altri no? Questa situazione la vivono al massimo livello le persone che vivono vicino ai confini delle zone poste in quarantena, come Francesco da Rimini: «Io sono della provincia di Rimini, in particolare della parte nord vicinissimo al confine con la provincia di Forlì-Cesena e in effetti studio a Forlì. Al momento, essendo febbricitante, non ho avuto modo di girare e vedere come la gente la sta prendendo, ma ho saputo di moltissima gente che prova a eludere la zona rossa e che si disinteressa delle quarantene. Noi che siamo al confine nord della provincia spesso andiamo appena “oltre confine” per fare la spesa o reperire cibo, andare in banca, o semplicemente per lavorare. E al momento tutto questo è impedito, una cosa anche giusta, non voglio dire che non sia giusto, voglio solo dire che colpisce che nell’arco di 5 km si passi da zona rossa a zona non rossa».

C’è chi è nata in Lombardia e studia nelle Marche, come Rosa, che ironizza spiegando che mai si sarebbe aspettata di essere bloccata da «una doppia zona rossa». Paolo risiede a Crema e fa presente che da parte del governo sarebbe necessaria più precisione riguardo ai contenuti del decreto: «Se da un lato è chiaro cosa comportino le limitazioni in entrata e uscita dalla zona rossa, non è affatto chiaro cosa voglia dire “nonché all’interno dei medesimi territori”. Nello specifico: le relazioni interpersonali da limitare quali sarebbero? Posso andare a mangiare al ristorante (con tutte le regolamentazioni del caso) ma non posso invitare un amico di un comune limitrofo a casa? Posso vedermi con la fidanzata che vive nel comune accanto? Posso andare a trovare la madre ricoverata (negativa al Coronavirus) in ospedale?» . Una cosa pare certa: c’è da aspettare e permettere alla situazione di assestarsi. «Gli articoli più completi – ci spiega Paolo – probabilmente potrete scriverli fra qualche giorno».

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