Salute 16 Giugno 2025 10:32

Bonus ‘social freezing’ in Puglia. Gli esperti: “Scelta concreta a sostegno genitorialità, ora si allarghi a tutta Italia”

La crioconservazione ovocitaria per fini personali e non solamente medici è una tecnica medica che consente di prelevare, congelare e conservare le cellule riproduttive femminili (ovociti) in età giovane e fertile per un loro eventuale utilizzo futuro
di Redazione
Bonus ‘social freezing’ in Puglia. Gli esperti: “Scelta concreta a sostegno genitorialità, ora si allarghi a tutta Italia”

“La decisione della Regione Puglia di introdurre un bonus di 3.000 euro per la crioconservazione degli ovociti a favore delle donne tra i 27 e i 37 anni è una scelta lungimirante e concreta a sostegno della genitorialità. Questa misura riconosce l’importanza di offrire alle donne la libertà di scegliere con consapevolezza il momento più adatto per diventare madri, conciliando maternità e percorso professionale e personale. È una risposta concreta alla sfida della denatalità che, da anni, restituisce un quadro preoccupante in termini di calo delle nascite. Auspichiamo che altre Regioni seguano l’esempio della Puglia”. Lo dichiara Filippo Maria Ubaldi, ginecologo e direttore scientifico di Genera, gruppo italiano con 7 centri specializzati in medicina della riproduzione su tutto il territorio nazionale.

Un esempio da seguire

Sulla stessa linea, Claudia Livi, ginecologa e direttrice sanitaria del centro Demetra di Firenze, convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, che rilancia: ““È proprio in questo contesto – sottolinea – che la crioconservazione degli ovociti si configura non come un lusso, ma come una risorsa fondamentale per pianificare serenamente il proprio percorso riproduttivo. Anche la Regione Toscana, da sempre capofila nelle politiche a favore della natalità, ha adottato una misura simile. Offrire un sostegno per la conservazione della fertilità significa promuovere la genitorialità e agire concretamente contro il declino demografico”.

Cos’è la crioconservazione degli ovociti

La crioconservazione ovocitaria per fini personali e non solamente medici – nota anche come “social freezing” – è una tecnica medica che consente di prelevare, congelare e conservare le cellule riproduttive femminili (ovociti) in età giovane e fertile per un loro eventuale utilizzo futuro. Questo permette alla donna di posticipare la maternità, mantenendo intatte le probabilità di successo riproduttivo dell’età in cui gli ovociti sono stati prelevati. Per questo, il consiglio degli esperti è proprio quello di scegliere questa opzione prima dei 37-38 anni, tenendo sempre conto che in questo modo “non è garantita una gravidanza – precisa Ubaldi – ma di sicuro si mantiene la possibilità di avere un bambino in futuro, quando le condizioni personali, lavorative o relazionali lo consentiranno, senza dover ricorrere alla donazione di gameti”.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2024 in Italia sono nati solo 370.000 bambini, con un calo del 2,6% rispetto al 2023 e del 66% rispetto al 1965. Il tasso di fertilità totale è sceso a 1,18 figli per donna, mentre l’età media al primo parto ha raggiunto i 33 anni. “Un ritardo che ha un impatto biologico diretto: dai 40 anni la fertilità si riduce all’80% in meno rispetto ai 25 anni. Con un bonus di questa entità si riescono a coprire quasi tutte le spese necessarie alla procedura, rappresentando una scelta pragmatica e davvero concreta a favore delle donne”, spiega Ubaldi.

Studi clinici del gruppo Genera hanno dimostrato che nelle donne più giovani, quindi fino a 35 anni le probabilità di ottenere un gravidanza dopo essere ricorse a questa tecnica sono comprese fra il 70% con 15 ovociti prelevati e congelati (considerato il numero ottimale) e il 95% con 25 ovociti. Ma ci sono comunque chance di gravidanza comprese tra il 30% e il 45% nel caso in cui vengano vitrificati 8-10 ovociti. Oltre la soglia dei 35 anni, il numero di ovociti necessari per raggiungere la gravidanza è chiaramente maggiore, rendendo la procedura di preservazione la fertilità più impegnativa. “Per questo motivo – ribadisce Ubaldi – tutti i centri specializzati oggi consigliano alle donne di fare questa scelta, se ritenuta opportuna a seconda dei propri progetti di vita, entro i 35-37 anni, in modo da avere le migliori possibilità di riuscita se un giorno si dovranno utilizzare quegli ovociti congelati, nel caso insorgessero problemi nel tentare una gravidanza”.

Disparità e cultura del rinvio

Il fenomeno del rinvio della maternità è aggravato da fattori culturali e sociali: stereotipi di genere, discriminazioni sul lavoro e mancanza di welfare adeguato. “Spesso – sottolinea Ubaldi – le giovani donne non sono correttamente informate sulla propria fertilità. In questo senso è davvero positiva anche la volontà del governo italiano di sensibilizzare con una campagna ad hoc sull’importanza di monitorare la propria riserva ovarica, con test del sangue dell’ormone Amh, che ci aiuta a inquadrare la situazione personale di ogni paziente per poterla consigliare al meglio sulle strategie di prevenzione dell’infertilità. La crioconservazione non è una scelta elitaria o frivola, ma una politica sanitaria di prevenzione. Se offerta nei tempi giusti, può fare davvero la differenza per le donne che desiderano diventare madri. È tempo di portare questo strumento a tutte le Regioni e integrarlo in una più ampia strategia nazionale di sostegno alla natalità e alla salute riproduttiva”, conclude Ubaldi.

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