Salute 26 Giugno 2025 11:41

Anca, protesi si o no? Gli ortopedici: “La qualità della vita è l’ago della bilancia”

Ogni anno oltre 100mila italiani si sottopongono ad un intervento di protesi d’anca. Massè (SIOT): "Il momento giusto non si decide con l’orologio. Conta quanto la vita quotidiana è diventata insopportabile”
Anca, protesi si o no? Gli ortopedici: “La qualità della vita è l’ago della bilancia”

Quando camminare senza un sostegno diventa un impresa e il dolore all’anca insopportabile, è inevitabile trovarsi davanti ad un bivio: convivere con il malessere o sottoporsi ad un intervento? E, soprattutto, qual è il momento giusto per optare per una protesi? A rispondere sono gli esperti della SIOT, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, che accendono i riflettori su un intervento sempre più diffuso, ma ancora circondato da molti dubbi e aspettative poco realistiche. “Non esiste un’età giusta, ma un momento giusto. E coincide con quando la qualità di vita non è più accettabile – chiarisce il prof. Alessandro Massè, Direttore di Ortopedia e Traumatologia all’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e esperto SIOT per la chirurgia protesica – “Non si tratta di una chirurgia preventiva, ma di un intervento indicato quando dolore e limitazione funzionale rendono insostenibile la quotidianità”.

Non è solo ‘colpa’ dell’artrosi

Con “anca dolorosa” non si intende solo artrosi. Il dolore può derivare anche da tendiniti, borsiti, contratture muscolari. Ma quando il danno interessa direttamente l’articolazione, può trattarsi di patologie degenerative progressive, che portano, nel tempo, alla distruzione della cartilagine. “Alcune forme iniziano presto, anche in età pediatrica – spiega Massè -. Malformazioni congenite, traumi, sovraccarichi, patologie infiammatorie come la psoriasi, o problemi vascolari possono accelerare il processo degenerativo. Nei giovani sportivi, la pubalgia può essere la spia di un danno articolare precoce”. In questi casi, prima della protesi si può intervenire con tecniche chirurgiche correttive, come osteotomie e approcci artroscopici mini-invasivi, per rallentare l’insorgenza dell’artrosi.

Il successo della protesi d’anca

Secondo il presidente della SIOT, prof. Pietro Simone Randelli, ogni anno in Italia si superano i 100mila interventi di protesizzazione dell’anca: “Un dato in costante aumento, sia per l’invecchiamento della popolazione, sia per la crescente intolleranza dei pazienti alle limitazioni imposte dall’artrosi”, spiega. Ma Randelli avverte: “La chirurgia va affrontata con consapevolezza, non con le illusioni da ‘dottor Google’. Il paziente deve essere informato su ciò che l’intervento comporta davvero, inclusi i (rari) rischi e i tempi di recupero”. La protesi d’anca è un intervento di chirurgia ortopedica maggiore, ma oggi ha tassi di successo elevatissimi. Tanto che la rivista Lancet, già nel 2007, l’ha definito “l’intervento del secolo”, per l’eccezionale rapporto tra rischi e benefici. “Oggi – precisa Massè – anche grazie ai progressi nei materiali e nelle tecniche, l’intervento si esegue a qualsiasi età. Le protesi durano più a lungo, il recupero è più rapido. Ma non bisogna confondere “mini-invasività” con “banalità”: il risparmio dei tessuti non significa che l’intervento sia di poco conto”.

Dalla robotica alla realtà aumentata

La chirurgia protesica sta vivendo una fase di profonda innovazione. Robot, sistemi di navigazione e realtà aumentata stanno facendo il loro ingresso anche nella sala operatoria ortopedica. “Siamo in una fase di transizione – conclude Massè – e non è ancora chiaro quanto queste tecnologie aumenteranno il tasso di successo. Ma è probabile che alcune di esse diventeranno parte integrante di nuovi standard di qualità, migliorando ulteriormente la soddisfazione dei pazienti.” Nel frattempo, gli esperti SIOT consigliano di “ascoltare il corpo, affidarsi a professionisti esperti e scegliere di operarsi quando il dolore limita la libertà e la felicità di vivere”.

 

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